Robert M. Pirsig: differenze tra le versioni

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*Qualsiasi sforzo abbia come obiettivo finale l'autoglorificazione è destinato a concludersi in un disastro. (p. 210)
*Una geometria non può essere più vera di un'altra; è solo più conveniente. La geometria non è vera, è un mero vantaggio. (p. 258)
*Per esempio, c'è una vite bloccata in una copertura laterale. Controllate sul [[manuale|libretto di istruzione]] per vedere se può esserci un motivo particolare per cui questa [[vite (meccanica)|vite]] resiste tanto, ma il libretto dice soltanto: «Smontare la copertura laterale» in quello stile tecnico meravigliosamente conciso che non dice mai quel che si vuole sapere. (p. 272)
*Continuiamo ad attraversare, inosservati, momenti della vita di altra gente. (p. 280)
*Credo che se vogliamo cambiare il mondo per viverci meglio non ci convenga discutere di rapporti di natura politica, inevitabilmente dualistici e pieni di soggetti e oggetti, né dei loro rapporti reciproci; e nemmeno adottare programmi pieni di cose che gli altri devono fare. Questo tipo di approccio, secondo me, parte dalla fine scambiandola per l'inizio. I programmi di natura politica sono importanti prodotti finali della Qualità sociale, ma sono efficaci solo se è valida la struttura soggiacente dei valori sociali. I valori sociali sono giusti soltanto se sono giusti quelli individuali. Il posto per migliorare il mondo è innanzitutto nel proprio cuore, nella propria testa e nelle proprie mani; è da qui che si può partire verso l'esterno. Altri possono parlare di come ampliare il destino dell'umanità. Io voglio soltanto parlare di come si aggiusta una motocicletta. Credo che quel che ho da dire io abbia un valore più duraturo. (p. 287)
*Le viti e i bulloni, per esempio, esercitano forze di grande intensità. Naturalmente è molto importante saper distinguere il limite minimo e quello massimo. Quando avvitate una vite c'è un grado detto «stretto a mano» in cui c'è contatto ma non deformazione elastica. Poi cè il «serrato», in cui è impegnata l'elasticità superficiale. Infine, con lo «stretto» tutta l'elasticità è assorbita. (p. 311)
*La forza richiesta per raggiungere i tre gradi varia a seconda delle viti e dei dadi, e anche a seconda che si tratti di bulloni lubrificati e di controdadi. La forza varia a seconda che si tratti di acciaio, ghisa, ottone, alluminio, plastica e ceramica. Una persona che abbia il tocco del [[meccanico]] sa riconoscere lo «stretto» e si ferma. Chi non ce l'ha va oltre e rovina la filettatura oppure rompe il pezzo. (p. 311)
*Certe volte penso che l'idea che la mente di una persona sia accessibile a quella di un'altra è soltanto una finzione verbale, un modo di dire, un'ipotesi che fa sembrare plausibile una specie di scambio tra creature fondamentalmente estranee, quando invece il rapporto tra due persone è, in ultima analisi, insondabile. (p. 289)
*Le [[vite (meccanica)|viti]] e i bulloni, per esempio, esercitano forze di grande intensità. Naturalmente è molto importante saper distinguere il limite minimo e quello massimo. Quando avvitate una vite c'è un grado detto «stretto a mano» in cui c'è contatto ma non deformazione elastica. Poi cè il «serrato», in cui è impegnata l'elasticità superficiale. Infine, con lo «stretto» tutta l'elasticità è assorbita. (p. 311)
*La forza richiesta per raggiungere i tre gradi varia a seconda delle [[vite (meccanica)|viti]] e dei dadi, e anche a seconda che si tratti di bulloni lubrificati e di controdadi. La forza varia a seconda che si tratti di acciaio, ghisa, ottone, alluminio, plastica e ceramica. Una persona che abbia il tocco del [[meccanico]] sa riconoscere lo «stretto» e si ferma. Chi non ce l'ha va oltre e rovina la filettatura oppure rompe il pezzo. (p. 311)
*Qualsiasi lavoro tu faccia, se trasformi in arte ciò che stai facendo, con ogni probabilità scoprirai di essere divenuto per gli altri una persona interessante e non un oggetto. Questo perché le tue decisioni, fatte tenendo conto della Qualità, cambiano anche te. Meglio: non solo cambiano anche te e il lavoro, ma cambiano anche gli altri, perché la Qualità è come un'onda. Quel lavoro di Qualità che pensavi nessuno avrebbe notato viene notato eccome, e chi lo vede si sente un pochino meglio: probabilmente trasferirà negli altri questa sua sensazione e in questo modo la Qualità continuerà a diffondersi. (p. 341)