Indro Montanelli e Mario Cervi: differenze tra le versioni
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*Tra i tanti discorsi di ''routine'' ve ne fu, nel convegno {{NDR|di studi corporativi di Ferrara del 1932}}, uno che fece scandalo. Lo pronunciò il filosofo [[Ugo Spirito]], già allievo di Gentile e poi in dissenso con il maestro. Spirito parlò di «Individuo e Stato nella concezione corporativa» sostenendo che il [[corporativismo]] doveva segnare la fine della lotta di classe, ma nel senso che capitale e lavoro si sarebbero fusi, e che si sarebbe dovuto arrivare alla «corporazione proprietaria». Coerentemente con questa impostazione, che faceva del corporativismo «il liberalismo assoluto e il comunismo assoluto», Spirito proponeva che, come primi provvedimenti, dovesse essere inserito un rappresentante dello Stato nei consigli di amministrazione delle maggiori aziende, e dovesse inoltre essere assicurata una cointeressenza, oltre al salario, ai dipendenti. Quasi non bastasse, il filosofo disse che fascismo e comunismo non dovevano essere contrapposti in maniera antitetica. (cap. VI, 2006, Il Decennale, pp. 104-105)
*[...] fin dai primi passi {{NDR|Galeazzo}} [[Galeazzo Ciano|Ciano]] gerarca si rivelò per quello che era: intelligente ma superficiale, velleitario più che virile, fatuo più che brillante, smanioso di imitare Mussolini – anche nella ostentata rinuncia a ogni principio di moralità internazionale – ma privo della testa, della grinta, dell'intuito di lui. Si atteggiava a rude, e riusciva ad essere soltanto goffo. Bel ragazzo, un po' del genere tango, aveva però, nel modo di muoversi, alcunché di inguaribilmente molle. «Camminava – ha scritto Renzo Trionfera – divaricando i piedi come, per deformazione professionale, capita ai vecchi camerieri di trattoria.» Le male lingue gli lanceranno, quando firmerà il patto con la Germania {{NDR|Patto d'Acciaio}}, una battuta al cianuro: «piede-piatto d'acciaio». (cap. VI, 2006, Il Decennale, p. 118)
*L'iniziativa di [[Patto di Locarno|Locarno]] era stata vista con sospetto da Mussolini, soprattutto per una ragione: essa «raddoppiava» la difesa della
*Per sottoscrivere il 16 ottobre 1925 il trattato, Mussolini tornò, da Capo del governo, in Svizzera. A questo suo viaggio oltre frontiera non ne seguirono altri per 12 anni. Forse un incidente con i giornalisti contribuì all'avversione di Mussolini per gli ambienti esteri nei quali non fosse protetto – come sarebbe accaduto in Germania dopo l'avvento di Hitler – dallo scudo di una propaganda amica, e nei quali non gli venisse garantita una passerella, tappezzata di applausi ed elogi. Duecento corrispondenti incaricati di seguire i lavori della conferenza si erano impegnati a boicottare un'eventuale conferenza stampa del Duce che, informatone, affronto nel salone del Palace Hotel l'inviato del ''Daily Herald'', George Slocombe, portavoce dei corrispondenti esteri. «Ebbene, va sempre avanti il comunismo?» domandò Mussolini, corrucciato, a Slocombe. «Non saprei dirvelo, non sono comunista» fu la risposta. «Bene, allora mi sbaglio» borbottò Mussolini allontanandosi. Al che George Nyples, un olandese, gli lanciò alle spalle un «già, a lei capita spesso». (cap. VII, 2006, L'odiato pupillo, pp. 135-136)
*I frutti di Locarno furono effimeri, anche perché in
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