Jorge Luis Borges: differenze tra le versioni

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*Essi sapevano che in un tempo infinito ad ogni uomo accadono tutte le cose. Per le sue passate o future virtù, ogni uomo è creditore d'ogni bontà, ma anche d'ogni tradimento, per le sue infamie del passato o del futuro.[...] Visti in tal modo tutti i nostri atti sono giusti, ma sono anche indifferenti. Non esistono meriti morali o intellettuali. [[Omero]] compose l<nowiki>'</nowiki>''[[Odissea]]''; dato un tempo infinito, con infinite circostanze e mutamenti, l'impossibile è non comporre, almeno una volta, l<nowiki>'</nowiki>''Odissea''. (da ''L'immortale'', p. 19)
*Io sono stato Omero; tra breve, sarò Nessuno, come [[Odissea|Ulisse]]; tra breve, sarò tutti: sarò morto. (da ''L'immortale'', pp. 24-25)
*La morte (o la sua allusione) rende preziosi e patetici gli uomini.[...] Tutto, tra i mortali, ha il valore dell'irrecuperabile e del casuale. Tra gl'Immortali, invece, ogni atto (e ogni pensiero) è l'eco d'altri che nel passato lo precedettero, senza principio visibile, o il fedele presagio di altri che nel futuro lo ripeteranno fino alla vertigine. Non c'è cosa che non sia come perduta tra infaticabili specchi. (da ''L'immortale'', p. 21)
*Modificare il passato non è modificare un accadimentofatto solo:isolato; è annullare le sue conseguenze, che tendono ad essere infinite. (da ''L'altra morte'', p. 77)
*Morire per una religione è più semplice che viverla con pienezza; lottare in Efeso contro le fiere è meno duro (migliaia di martiri oscuri lo fecero) che essere [[Paolo di Tarso|Paolo]], servo di [[Gesù|Gesù Cristo]]:; un atto è meno che tutte le ore di d'un uomo. La battaglia e la gloria sono cose ''facili''. (da ''Deutsches Requiem'', p. 83)
*Nei [[linguaggio|linguaggi]] umani non c'è proposizione che non implichi l'universo intero. (da ''La scrittura del dio'')
*Nessuno è qualcuno, un solo uomo immortale è tutti gli uomini. Come [[Agrippa von Nettesheim|Cornelio Agrippa]], sono dio, sono eroe, sono filosofo, sono demonio e sono mondo, il che è un modo complicato per dire che non sono. (da ''L'immortale'')