Jorge Luis Borges: differenze tra le versioni

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*Avevo compreso da tempo che non c'è cosa al mondo che non sia germe d'un Inferno possibile; un volto, una parola, una pubblicità di sigarette, potrebbero render pazza un persona, se questa non riuscisse a dimenticarli. (da ''Deutsches Requiem'', pp. 84-85)
*Chi ha scorto l'universo, non può pensare a un uomo, alle sue meschine gioie o sventure, anche se quell'uomo è lui. [...] Non gl'importa la sorte di quell'altro, non gl'importa la sua azione, poiché egli ora è nessuno. (da ''La scrittura del dio'', p. 120)
*Come sarà il mio redentore? Sarà forse un toro colcon volto d'uomo? O sarà come me? (da ''La casa di Asterione'', p. 68)
*Essere immortale è cosa da poco: tranne l'uomo, tutte le creature lo sono, giacché ignorano la morte; la cosa divina, terribile, incomprensibile, è sapersi immortali. (da ''L'immortale'', p. 18)
*Essi sapevano che in un tempo infinito ad ogni uomo accadono tutte le cose. Per le sue passate o future virtù, ogni uomo è creditore d'ogni bontà, ma anche di d'ogni tradimento, per le sue infamie del passato eo del futuro.[...] Visti in tal modo tutti i nostri atti sono giusti, ma sono anche indifferenti. Non esistono meriti morali o intellettuali. [[Omero]] compose l<nowiki>'</nowiki>''[[Odissea]]''; dato un tempo infinito, con infinite circostanze e mutamenti, è l'impossibile è non comporre, almeno una volta, l<nowiki>'</nowiki>''Odissea''. (da ''L'immortale'', p. 19)
*Io sono stato Omero; tra breve, sarò Nessuno, come [[Odissea|Ulisse]]; tra breve, sarò tutti: sarò morto. (da ''L'immortale'', pp. 24-25)
*La morte (o la sua allusione) rende preziosi e patetici gli uomini.[...] Tutto, tra i mortali, ha il valore dell'irrecuperabile e del casuale. Tra gl'Immortali, invece, ogni atto (e ogni pensiero) è l'eco d'altri che nel passato lo precedettero, senza principio visibile, o il fedele presagio di altri che nel futuro lo ripeteranno fino alla vertigine. Non c'è cosa che non sia come perduta tra infaticabili specchi. (da ''L'immortale'')
*Modificare il passato non è modificare un accadimento solo: è annullare le sue conseguenze, che tendono ad essere infinite. (da ''L'altra morte'')