Robert Louis Stevenson: differenze tra le versioni

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*La gente crede che sia la «materia» che conti. Pensano, ad esempio, che i prodigiosi, delicati pensieri e sentimenti in Shakespeare colpiscano di per se stessi, non si rendono conto del fatto che un diamante mal polito non è che una pietra, credono che le situazioni accattivanti o i buoni dialoghi nascano dall'osservazione della vita. Non riusciranno a capire che, invece, li si prepara con deliberato artificio e vi si arriva a furia di dolorose soppressioni.<ref>Da una lettera a Henry James dell'8 dicembre 1884, in Henry James e Robert Louis Stevenson, ''Amici Rivali. Lettere 1884-1894'', traduzione di Lucio Angelini, Archinto, Milano, 1987, p. 14.</ref>
*Luoghi incantevoli, sempre verdi; clima perfetto; perfette figure di uomini e donne, con fiori rossi tra i capelli. E null'altro da fare se non studiare oratoria ed etichetta, starsene seduti al sole e raccogliere i frutti mano a mano che cadono dall'albero. L'isola del Navigatore ([[Isole Samoa|Samoa]]) è questo luogo; un puro balsamo per chi si sente esausto, stremato.<ref>Da una lettera alla signora Sitwell, giugno 1875; citato in John Richard Hammond, ''op. cit.'', p. XVIII.</ref>
*Mi domando come uno possa essere così asino da preferire la carriera letteraria a quella del barbiere o del venditore ambulante di patate calde.<ref>Da una lettera a Henry James scritta poco prima di morire; citato in Alfio Bernabei, ''Il signore degli incubi'', ''l'Unità'', 27 aprile 1994, [https://archivio.unita.news/assets/main/1994/04/27/page_030.pdf p. 2]</ref>
*Non crediamo nel domani. Il futuro per noi è {{Sic|''sempre''}} nero.<ref>Da una lettera a R.A.M. Stevenson, giugno 1894; citato in John Richard Hammond, ''op. cit.'', p. XXIV.</ref>
*Questo clima; questi viaggi; e l'apparire delle terre all'aurora; le nuove isole che spuntavano dai banchi di nebbie mattutine; e nuovi approdi boscosi; e nuovi allarmi di temporali e risacche — tutta la storia della mia vita è per me più bella di qualsiasi poema.<ref>Da ''Letters'', II, 160; citato in [[Emilio Cecchi]], ''R. L. Stevenson'', in ''La Ronda'', anno II, fasc. 2, febbraio 1920, p. 131.</ref>