Robert M. Pirsig: differenze tra le versioni

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*Nella storia dell'umanità ci sono state epoche in cui i canali di pensiero avevano un corso talmente determinato che nessun cambiamento era possibile; non succedeva mai niente di nuovo, e il 'meglio' era una questione di dogma, ma non è il nostro caso. Adesso sembra che il torrente della nostra coscienza comune stia straripando, perdendo la sua direzione e il suo scopo centrale, senza altro scopo se non quello del rovinoso compimento del suo impulso interiore. (p. 18)
*Si rimuove sempre la rabbia momentanea verso qualcosa che si odia a fondo. (p. 25)
*Non siamo ancora nel Dakota, ma a giudicare dalla vastità delle [[prateria|praterie]] non dovremmo essere lontani. [...] Tra la fine delle Pianure Centrali e le Grandi Pianure non c'è un confine netto. Il cambiamento è graduale, ma non per questo meno sorprendente. Qui ci sono meno alberi e mi rendo conto all'improvviso che quelli che vedo non sono di qui, ma ce li hanno portati e piantati in lunghi filari per far barriera contro il vento. Ma dove non sono stati piantati non c'è sottobosco, né crescita recente – solo erba, a volte punteggiata da fiori selvatici e sterpaglia, per lo più erba. Siamo nel paese dell'erba, siamo nella prateria. (p. 29)
*Quando guardo questi prati, le dico tra me: «Vedi?... Vedi?». E penso che veda. Spero che, più in là, anche lei arrivi a vedere e a sentire in queste [[prateria|praterie]] una cosa di cui ho smesso di parlare con gli altri; una cosa che qui esiste perché non esiste nient'altro e che si può notare grazie all'assenza di altre cose. (p. 30)
*In un grippaggio i pistoni si dilatano a causa del calore eccessivo, diventano troppo grandi per le pareti dei cilindri e si bloccano; certe volte fondono e inceppano il motore e la ruota posteriore, facendo sbandare la moto. La prima volta che questa moto grippò, finii con la testa all'altezza della ruota anteriore e col mio passeggero quasi in groppa. (p. 34)
*Scrivere e curare manuali tecnici è quello che faccio per guadagnarmi da vivere undici mesi su dodici e so che sono pieni di errori, di ambiguità, di lacune e di informazioni talmente contorte che per capirci qualcosa bisogna leggerli e rileggerli. (p. 37)