Enrico Nencioni: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Enrico Nencioni==
*L'opera di [[GeorgeRobert Gordon ByronBrowning|ByronBrowning]] natofu coningegnosamente ingegnoparagonata piuttostoad unicoun chegrande raro,edificio servogotico econ vittimauna dellecuriosa suee indomatefelice passioni, è forse il più subiettivomistura di tuttiRinascimento i poetiitaliano. Come L'AlfieriItalia, nonun'aura, inteseun calore e nonun resecolore cheitaliano sé;compenetra Byrone ''Aroldo'',contrassegna Byroni ''Lara'',venti Byronvolumi ''Manfredo'',di ByronBrowning. ''DonAlcuni Giovanni'',dei ecc.suoi Originaleprincipali semprecapolavori esono sempredi sinceroorigine ancheo nelledi monotoneargomento pittureitaliano, dellequa suepensati, tempestequa interiori,scritti misantropoin etutto violento;o poiin tenero,parte. soaveLa enostra pateticopittura, la suanostra poesiamusica, èil un'azionenostro continuaRisorgimento, unarivivono nelle {{sic|maravigliose}} verapagine epopeadel individualepoeta.<ref>Da ''[https://archive.org/details/saggicriticidile00nencuoft/page/n8/mode/1up Saggi critici di letterature inglese]'', con prefazione di Giosuè Carducci, Successori Le Monnier, Firenze, 1910<sup>2</sup>, pp. 12848-12949.</ref>
 
*[[George Gordon Byron|Byron]] nato con ingegno piuttosto unico che raro, servo e vittima delle sue indomate passioni, è forse il più subiettivo di tutti i poeti. Come L'Alfieri, non intese e non rese che sé; Byron ''Aroldo'', Byron ''Lara'', Byron ''Manfredo'', Byron ''Don Giovanni'', ecc. Originale sempre e sempre sincero anche nelle monotone pitture delle sue tempeste interiori, misantropo e violento; poi tenero, soave e patetico, la sua poesia è un'azione continua, una vera epopea individuale.<ref>Da ''Saggi critici di letterature inglese'', con prefazione di Giosuè Carducci, Successori Le Monnier, Firenze, 1910<sup>2</sup>, pp. 128-129.</ref>
 
*{{NDR|[[Jean Paul]]}} [...] la personificazione dell'umorismo... Fantasia di una incomparabile ricchezza ed esuberanza, egli scherza con gli astri e coi fiori, piange sui sepolcri delle nazioni e sopra un rosignolo accecato, sogna sogni tremendi in cui Cristo annunzia ai morti che non c'è Dio, e descrive la toilette di una fiorista che si sposa.<ref>Da ''L'umorismo e gli umoristi'', [1884], ristampato in ''Saggi critici di letteratura italiana'', Firenze, 1911<sup>2</sup>; citato in [[Vittorio Santoli]], ''La letteratura tedesca moderna, con un'analisi della letteratura contemporanea di [[Marianello Marianelli]]'', Sansoni/Accademia, Firenze/Milano, 1971, p. 218.</ref>