Demetrio Volcic: differenze tra le versioni

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*La verità è che oggi non c'è più una sinistra pronta a scendere in piazza per tutte le buone cause di turno. Il pacifismo è morto, ucciso dalla fine della guerra fredda perché si esercitava contro le grandi potenze, preferibilmente se erano gli Stati Uniti.<ref name=testimonedellest>Da [http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,7/articleid,0798_04_1993_0867_0009_11433232/ ''Testimone dell'Est''], intervista di Domenico Quirico, ''La Stampa'', 14 agosto 1993</ref>
*{{NDR|Sulla [[penisola balcanica]]}} Qui la violenza è una maledizione, arriva con tutti i conquistatori. Pensate ai turchi che hanno insegnato la raffinata tecnica dell'impalare. E poi c'è sempre il momento della "revanche": al genocidio praticato dai croati nel '41 segue quello dei serbi nel '45. La memoria storica è lunga, talvolta ha bisogno di cinque secoli, talvolta gli bastano pochi giorni a cui seguono delle decelerazioni. E i Balcani sono un mosaico non ricomponibile, che però per secoli ha svolto il ruolo di cordone sanitario, ha protetto l'Europa dalle invasioni. [...] È una terra che non ha mai conosciuto la pace.<ref name=testimonedellest/>
*{{NDR|Su [[Boris Nikolaevič El'cin]]}} Ha saputo inventare un marchingegno, la guerra in Cecenia, con cui unire le forze nazionali. È un fenomeno non nuovo nella storia, intendo dire lo spostamento a destra di una nazione intera, in concomitanza con il verificarsi di certi avvenimenti. Ne sono esempi l'ascesa di Mussolini in Italia, di Hitler in Germania, di Milosevic in Serbia. La specificità russa odierna è che il gioco è riuscito non ad un capo carismatico in ascesa, ma ad una figura al tramonto. Questo dimostra l'esistenza in Russia di un forte senso collettivo di frustrazione nazionale che va in cerca di una rivalsa.<ref name=rivalsa>Da [https://archivio.unita.news/assets/main/1999/12/20/page_003.pdf ''«Nel paese c'è un forte desiderio di rivalsa»''], intervista di Gabriel Bertinetto, ''L'Unità'', 20 dicembre 1999</ref>
*[[Vladimir Putin|Putin]] è quanto dimeno russo si possa immaginare. Conduce vita ritirata, non beve vodka, è un cultore della lotta giapponese. A differenza di Primakov e di Stepashin, che Eltsin designò come successori per poi sbarazzarsene, con Putin il rapporto sembra più serio. Anche perché, non dimentichiamolo, la scelta di Putin ha coinciso con l'affondo delle operazioni belliche in Cecenia. In una situazione economica critica, e con un programma politico carente nei risultati concreti, bisognava inventarsi un nemico. Eltsin puntò su Putin per questa operazione.<ref name=rivalsa/>
 
{{Int|Da [https://archivio.unita.news/assets/main/1996/08/22/page_001.pdf ''«A Mosca si lotta sul dopo-Eltsin»'']|Intervista di Umberto De Giovannangeli, ''L'Unità'', 22 agosto 1996}}