Arturo Toscanini: differenze tra le versioni

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*Come Toscanini aveva ridato la verità verdiana a [[Giuseppe Verdi|Verdi]], così egli ridette la verità wagneriana a Wagner. ([[Guglielmo Barblan]])<ref>Toscanini e la Scala, Guglielmo Barblan. Pag.364</ref>
*Il direttore d'orchestra difendeva a spada tratta la sua esecuzione, tanto è vero che un giorno, dopo aver ascoltato gli interpreti che egli aveva istruito, esclamò tutto fiero: «Questo è il vero '''Falstaff''', non quello del Colòn. Finalmente!» E tutto soddisfatto trasferì nel piccolo teatro di Busseto la sua interpretazione (1926) della quale rimase così soddisfatto che – allorché si aprì la Piccola Scala – sognava di dare là, ancora, l'opera prediletta. ([[Mario Rinaldi]])
*Proiettò la figura del direttore oltre il palcoscenico. Ogni leggenda ha un sovrappiù, un eccesso di immagine. Però quando dirigeva era scarno, sapeva tirare fuori l'essenziale da una partitura senza aggiungere nessun artificio. ([[Salvatore Accardo]])
*Ogni direttore d'orchestra – anche chi, come me, è nato in Gran Bretagna e cresciuto negli Stati Uniti – deve prima o poi confrontarsi con il fantasma di Arturo Toscanini. ([[Antonio Pappano]])
*Ogni prova è come un concerto e ogni concerto è come un debutto. (citato in [[Howard Taubman]], ''Music en My Beat'', Simon & Schuster)