Guido De Ruggiero: differenze tra le versioni

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→‎Filosofi del Novecento: Robin George Collingwood
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*In verità, la filosofia del Santayana, come la sirena della leggenda, ''desinit in piscem''<ref>lett. ''termina a coda di pesce'' (Orazio, ''Ars poetica'', 4).</ref>. Piena di vivacità e di colore finché si muove, anche con intenti polemici, tra le cose e le realtà che pretende interdire al pensiero, s'inaridisce e s'annulla quando prende sul serio l'interdetto e si chiude nel vagheggiato regno, che le appariva attraente, quando l'intravedeva da lontano, in un contrasto di ombre e di luci. Non vuol forse dire questo che il contrasto è più essenziale e intrinseco al pensiero che non la sospirata quiete? e che la quiete stessa del puro mondo delle essenze non è che una mobile prospettiva presa dal contrastato mondo del divenire? Buon per l'autore, come già per Platone, ch'egli s'indugi, anche con scopo polemico, nella zona dei contrasti: qualcosa di quella vita egli la porta con sé nel suo limbo. (cap. IV, p. 62)
 
*Per il [[Robin George Collingwood|Collingwood]] l'ordine {{sic|irriversibile}} e progressivo delle attività spirituali consta di cinque momenti: arte, religione, scienza naturale, storia, filosofia; e il loro moto ascensivo è determinato da ciò, che ponendosi ognuna di esse come definizione della verità o dell'assoluto, rivela la propria natura {{sic|contradittoria}} e svolge dal suo seno stesso un'esigenza che solo la forma superiore può adempiere; così, di forma in forma, si ascende fino alla filosofia, che tutte le spiega, le riscatta e le armonizza nell'unità dello spirito. (cap. VI, p. 93)
 
*Noi siamo soliti d'interpretare l'[[evoluzione]] in termini di progresso. Ma non è questo il significato della dottrina darwiniana. Il progresso implica un fine intenzionale che si realizza per gradi, mentre Darwin esclude ogni finalità della natura e considera la forza evolutiva come un cieco meccanismo. È l'ambiente, per lui, che decide della sorte degl'individui e delle specie: i selezionati non sono, necessariamente, i migliori, ma quelli che sono riusciti a sopportare le condizioni imposte dal nutrimento, dal clima, ecc. E se è vero che il processo evolutivo va da specie più semplici e indifferenziate a specie più differenziate e complesse, è anche vero che, talvolta, esso porta con sé delle degenerazioni, come p. es. il passaggio di alcune specie da una vita indipendente a una vita parassitaria. (cap. XII, pp. 203-204)