Domenico Morone: differenze tra le versioni

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*Domenico Morone lo conosciamo soltanto nell'ultima fase. La sua opera più rilevante rimastaci, ora alla [[Palazzo Ducale (Mantova)|Reggia mantovana]]: un dipinto divertente che raffigura la [[Cacciata dei Bonacolsi|cacciata dei Buonaccolsi]] per parte dei [[Gonzaga]], è di quelle battaglie rinascimentali che hanno più l'aria d'un galante carosello che d'una carneficina. Squisiti cavalieri, su giannetti educatissimi, vanno accennando forbite schermaglie; ed a volte si buttano l'uno contro l'altro, quasi volessero far sul serio.
*L'artista che finì in questo stile, deve aver cominciato strenuamente; perché in arte, come in amore, «non è premio che pel valoroso». Infatti, a San Bernardino, esistono affreschi rovinati, dove non si scorge preoccupazione d'eleganza e di grazia, ma ogni sforzo di conquistare la forma e il moviomento. A vedere cotesti affreschi, viene da choedersi se l'autore non abbia per avventura studiato a Padova. Scialbi riflessi delle sue vigorose tendenze giovanili traspajono anche dalle opere degli allievi; ed altra prova di certa superiorità intellettuale può essere nel fatto che questi allievi, lasciando da parte il [[Giovan Francesco Caroto|Caroto]], riuscirono i migliori della loro generazione.
*Nei pittori veronesi del Quattrocento si notano due tendenze distinte. Quella che si manifesta più chiaramente ed energicamente in Domenico Morone, era di respingere in blocco l'eredità medievale, e aderire alle forme ed atteggiamenti introdotti dal [[Andrea Mantegna|Mantegna]]. L'altra tendenza, capeggiata da [[Liberale da Verona|Liberale]], cercava piuttosto di salvare, del vecchio repertorio figurativo, quanto potesse trovare un compromesso con le nuove formule. Questo partito tradizionalista fu così tenace da portare in salvo fino al Cinquecento il suo patrimonio; e la scuola veronese cinquecentesca risultò appunto dalla fusione dei due movimenti specificati.
 
==Voci correlate==