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'''Corneliu Zelea Codreanu''' (1899 – 1938), politico romeno.
 
==''Pentru legionari''==
===Incipit===
In questo volume è scritta la storia della mia giovinezza, dai 19 ai 34 anni, con i suoi sentimenti, la sua fede, i suoi pensieri, le sue azioni e i suoi errori.
 
===Citazioni===
*Da due anni siamo legati con le catene di una censura infame. Da due anni il nostro nome e quello di legionario non sono ''tollerati sui giornali che per essere insultati. Cade su di noi una pioggia d'infamie tra gli applausi dei nemici e nella speranza loro che soccomberemo''. Ma questi cavalieri della vigliaccheria si convinceranno invece presto, come i loro padroni, che tutti gli assalti in cui essi hanno concentrato le speranze d'annientare il movimento legionario, tutte le loro ansie e tutti gli sforzi disperati rimarranno vani tentativi. I legionari non muoiono. Diritti, immobili, invitti e immortali, guardano, sempre vittoriosi, tutte le convulsioni di un odio impotente. (p. 25)
*Il paese a quel tempo {{NDR|1916}} viveva nel caos e noi anche se in giovane età ci rendevamo ben conto della situazione. A poca distanza da noi, la rivoluzione bolscevica era in pieno svolgimento e la gente ne era impressionata. Il contadinato si opponeva istintivamente a questa ondata distruttrice, ma, completamente disorganizzato, esso non rappresentava una seria possibilità di resistenza. La classe degli operai invece slittava vertiginosamente verso il comunismo, venendo mantenuta sistematicamente nel culto di queste idee dalla stampa giudaica, e, in generale, da tutti gli ebrei delle città. Ogni ebreo, commerciante, intellettuale o banchiere capitalista, era nel suo raggio d'azione un agente di queste idee rivoluzionarie anti-romene. Gli intellettuali romeni erano indecisi, l'apparato statale disorganizzato. Di momento in momento, potevamo attenderci sia disordini interni, provocati da alcuni elementi organizzati e decisi, sia un'invasione dall'oltre Nistro. Questa azione esterna, coordinata con quella delle bande giudeo-comuniste dell'interno, le quali lanciandosi contro di noi, avrebbero distrutto i ponti e fatto saltare i depositi di munizioni, avrebbe deciso della nostra sorte come stirpe. In simili frangenti, tormentati dai pensieri e tremando per la vita e la libertà della nostra terra, appena unita dopo una guerra sanguinosa, germogliava nei nostri animi giovanili l'idea di una azione che ci portò poi al giuramento nel bosco di Dobrina. (p. 27-28)
*L'educazione militare di Manastirea mi seguirà infatti per tutta la vita. L'ordine, la disciplina e la gerarchia, infuse in tenera età nel mio sangue insieme col sentimento della dignità militare, formeranno un filo rosso lungo tutta la mia attività futura. Sempre qui sono stato abituato a parlare poco, fatto questo che più tardi mi porterà all'odio per le chiacchiere e lo spirito retorico. Qui ho imparato ad amare la trincea e a disprezzare il salotto. Le nozioni di scienza militare acquisite allora mi indurranno più tardi a giudicare tutto attraverso il prisma di questa scienza. E il culto del sentimento della dignità di uomo e di soldato, nel quale mi hanno educato gli ufficiali, mi creerà difficoltà e mi esporrà a sofferenze in un mondo spesso privo di onore e di senso della dignità. (p. 28)
*Mio padre, professore di liceo, è stato per tutta la vita un combattente nazionalista. Mio nonno è stato guardiaboschi, il bisnonno ugualmente guardiaboschi. La mia stirpe è stata sin dalle origini, nei periodi calamitosi, la stirpe delle boscaglie e dei monti. Per questo, l'educazione militare e il sangue delle mie vene imprimevano all'azione di Dobrina -ingenua come manifestazione di lotta politica- una dimensione di serietà che la nostra età di adolescenti non avrebbe presupposta. (p. 30)
*Ogni 3-4 giorni grandi cortei comunisti attraversavano le strade di Iasi. 10-15000 operai, affamati e manovrati dalla criminale mano giudaica di Mosca, percorrevano le strade al canto dell'«Internazionale», al grido di «Abbasso l'esercito», «Abbasso il Re», recando cartelli sui quali si poteva leggere «Viva la rivoluzione comunista», «Viva la Russia Sovietica».<br>E in caso di vittoria di costoro? Avremmo avuto almeno una Romania guidata da un regime operaio romeno? I lavoratori romeni sarebbero diventati loro, i padroni della terra'? No! Il giorno dopo, essi sarebbero divenuti schiavi della tirannide più sporca, la tirannide talmudica, giudaica.<br>La grande Romania, dopo meno di un secondo di vita, sarebbe crollata.<br>Noi, popolo romeno, saremmo stati sterminati senza pietà, uccisi o deportati nelle contrade della Siberia: contadini, lavoratori, intellettuali -tutti insieme.<br>La terra da Maramures sino al Mar Nero, strappata di mano
ai Romeni, sarebbe stata colonizzata dalle masse ebraiche. Qui si sarebbe creata la vera Palestina.<br>Ero chiaramente convinto che in quelle ore oscillava la bilancia
della vita e della morte del popolo romeno. (pp. 34-35)
*Non dobbiamo permettere che alcuno tenti e riesca ad alzare sulla terra romena una bandiera diversa da quella della nostra storia nazionale. Per quanta ragione possa avere la classe operaia, non permettiamo che essa si sollevi oltre e contro i confini del paese. Nessuno ammetterà che per il tuo pane tu devasti e dia in mano a una nazione straniera di banchieri e di usurai tutto quello che ha accumulato lo sforzo due volte millenario di una stirpe di lavoratori e di valorosi. Il tuo diritto, nel quadro dei diritti della stirpe. Non è ammissibile che per il tuo diritto tu mandi in frantumi il diritto storico della nazione alla quale appartieni. (p. 41)
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==Bibliografia==
*Corneliu Zelea Codreanu, ''[https://teseo.altervista.org/wp-content/uploads/2018/04/EE95FE8A-4170-48D0-B403-D32987074410.pdf Pentru legionari] {{small|(La Guardia di Ferro)}}'', 1936, traduzione di ''Noiantimoderni.it'', 2007