Conn Iggulden: differenze tra le versioni

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forse sarebbe il caso di tagliare l'incipit di Cesare
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==[[Incipit]] di alcune opere==
 
===Ciclo dell'imperatore'Imperator''===
 
====''Le porte di Roma''====
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Era stata una giornata faticosa. Si premette una mano sugli occhi e sentì montare dentro di sé come un'acqua scura, un empito di stanchezza. Nell'accampamento le voci si mescolavano al cigolio degli sgabelli e al fruscio delle mappe militari. Quante centinaia di serate aveva passato al piano superiore del forte con quegli uomini? Era un'abitudine confortante per tutti loro, alla fine della giornata, e, anche se non c'era niente di cui discutere, si riunivano a bere e a parlare. Era un modo per tenere Roma viva nella mente e qualche volta bastava a far dimenticare che da quattro anni non tornavano a casa.<br>
All'inizio, Giulio si era immerso nei problemi delle province e per mesi interi non aveva pensato a Roma. Si alzava all'alba e andava a dormire al tramonto mentre la Decima Legione costruiva città nelle regioni lasciate allo stato selvaggio. Sulla costa, Valentia era stata trasformata con la calce, il legno, la vernice, e ora sembrava una città nuova costruita sopra la vecchia. Avevano aperto strade per collegare i territori e ponti che aprivano ai colonizzatori la via delle colline, che altrimenti sarebbero rimaste isolate. Cesare aveva lavorato con un'energia costante in quei primi anni e si era servito della stanchezza come di una droga per allontanare i ricordi. Quando si addormentava, veniva da lui Cornelia. Erano le notti in cui lasciava il letto intriso di sudore e andava a cavallo fino ai posti di guardia, sbucava dal buio, all'improvviso, finché i soldati della Decima non diventavano stanchi e inquieti come lui.<br>
A dispetto della sua indifferenza, i suoi genieri avevano scoperto l'oro in due nuovi filoni, più ricchi di tutti quelli che avevano trovato prima. Il metallo prezioso possedeva una certa attrattiva e quanodquando Giulio aveva visto il primo bottino rovesciarsi da una pezza sul suo tavolo, l'aveva guardato con odio per quello che rappresentava. Lui non aveva portato niente con sé in Spagna, ma quella terra svelava i suoi segreti e alla ricchezza si accompagnava il richiamo della città natale e della vita che lui aveva quasi dimenticata.<br>
Sospirò a quel pensiero. La spagna era un luogo straordinario dove abitare, sarebbe stato difficile lasciarla, ma sapeva che non le avrebbe dedicato molto tempo ancora. La vita era troppo preziosa e troppo breve per essere sprecata.
 
====''La caduta dell'aquila''====
 
Pompeo parlava martellando le parole a una a una, ritmicamente. «Per avere così agito, Cesare è da oggi dichiarato nemico di Roma. Gli sono revocati titoli e onori; non è ha più il diritto di comandare le legioni. Pagherà il fio con la vita. È la guerra.»<br>
Il silenzio era piombato sulla Curia dopo il tempestoso dibattito; i senatori apparivano tesi in viso. I messaggeri che avevano sfiancato i cavalli per raggiungerli non avevano modo di sapere a quale velocità avanzassero le legioni della Gallia che, attraversato il Rubicone, procedevano rapide verso meridione.<br>
Dopo due giorni di fatiche Pompeo era visibilmente provato, eppure si ergeva diritto nell'aula del Senato, perché l'esperienza gli dava la forza di tenere a bada l'assemblea. Fissava i senatori che a poco a poco abbandonavano l'espressione irrigidita, e li vide e a dozzine si scambiavano occhiate lanciandosi messaggi. Molti di loro ancora gli rimproveravano i disordini scoppiati in città tre anni prima. Le sue legioni non avevano saputo mantenere l'ordine e da quel conflitto era scaturita la sua nomina a dittatore. Sapeva che non poche voci rumoreggiavano perché rinunciasse al potere e si ripristinassero le elezioni dei consoli. L'edificio stesso in cui si trovavano riuniti rappresentava con il suo odore di calcina fresca e di legno un costante monito. Le ceneri della vecchia Curia erano state rimosse, ma restavano le fondamenta a muta testimonianza delle distruzioni e delle rivolte in città.
 
====''Il sangue degli dei''====
 
Non tutti erano sporchi di sangue. Il cadavere giaceva sul freddo marmo, rivoli rossi si disegnavano e gocciolavano sui gradini di pietra. Chi si allontanava si girava almeno una volta, quasi incapace di credere che il tiranno non si sarebbe più rialzato. Cesare aveva lottato, ma i suoi assalitori erano stati troppi e troppo decisi.<br>
Il volto non era visibile. Nei suoi ultimi momenti il signore di Roma aveva afferrato i lembi della toga e se li era tirati sul capo, coprendosi. Era stato agguantato, pugnalato e sul tessuto candido si erano aperte delle bocche dalle quali erano fuoriuscite le viscere squarciate mentre Cesare si afflosciava e cadeva di lato. Il fetore si era diffuso nel teatro. Nessuna dignità per quella cosa a brandelli che era opera loro.<br>
Più di venti uomini apparivano imbrattati da quella violenza, alcuni ancora ansanti, affannati. Intorno al gruppo, due volte più numerosi, si ammassavano coloro che non avevano estratto il pugnale ma erano rimasti a guardare senza fare un gesto per salvare Cesare. Quanti avevano preso parte attiva all'azione apparivano ancora storditi per l'atto cruento e per la sensazione di sangue caldo sulla pelle. Molti di loro avevano prestato servizio nell'esercito e avevano già visto la morte, ma in terre straniere e in città lontane, non a Roma, non qui.
 
===La stirpe di Gengis Khan===
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==Bibliografia==
*Conn Iggulden, ''Imperator. Le porte di Roma'', traduzione di Barbara Piccioli, Piemme, 2003. ISBN 9788838471995978-8838471995
*Conn Iggulden, ''Imperator. Il soldato di Roma'', traduzione di Clara Nubile, Piemme, 2004. ISBN 9788856601565978-8856665857
*Conn Iggulden, ''Imperator. Cesare, padrone di Roma'', traduzione di Luciana Crepax, Piemme, 2005. ISBN 9788856601565978-8856601565
*Conn Iggulden, ''La stirpe di Gengis KhanImperator. IlLa figliocaduta della steppadell'aquila'', traduzione di AlessandraGianna RoccatoLonza, Piemme, 20102006. ISBN 9788856613278978-8856665871
*Conn Iggulden, ''Imperator. Il sangue degli dei'', traduzione di Paola Merla, Piemme, 2018. ISBN 978-8856640328
*Conn Iggulden, ''La stirpe di Gengis Khan. Il figlio della steppa'', traduzione di Alessandra Roccato, Piemme, 2010. ISBN 978-8856613278
*Conn Iggulden, ''Il falco di Sparta'', traduzione di Paola Merla, Piemme, 2019. ISBN 978-88-566-6952-7
 
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===Opere===
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