Giovanni Faldella: differenze tra le versioni

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*{{NDR|Carlo Pisacane}} Il motto della sua bandiera era vittoria immediata o martirio. Egli non si {{sic|acquetava}} alle salmodie parlamentari, agli inni sacri, recitati con religioso atticismo da [[Terenzio Mamiani]] nella Camera Sarda; si impazientiva delle arringhe diplomatiche del Cavour e della politica del carciofo di Casa Savoia; non si {{sic|commoveva}} se Francia ed Inghilterra ritiravano gli ambasciatori dal regno di Napoli, per dimostrargli il loro malcontento; notava con sarcasmo, che la maggiore concessione strappata al Borbone dalle rimostranze inglesi era stata la promessa di migliorare le condizioni dei detenuti politici trasportandoli in America ed esclamava: «Quale più solenne smentita alle previsioni ed alle speranze del signor Mamiani!» (parte quarta, pp. 19-20)
 
*In quel paese {{NDR|la Sicilia, nel corso della spedizione dei Mille}}, dove la donna è più cara della vita, ed è più cara della libertà, le monache, aggiunse il Mario<ref>[[Alberto Mario]], autore de ''I Mille''.</ref>, non solo mandavano al Generale {{NDR|[[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]]}} canditi in copia e cotognate, e buccellati, e bocche di dama, e castelli, e tempietti, e gli erigevano statue in zucchero, adorne di filigrana, di nastri ricamati e d'ogni altro lavorio della paziente e dolce industria claustrale; ma, quando ne vedevano la fisionomia soave e gloriosa, {{sic|susurravano}}: Come somiglia a nostro Signore! e le più ardimentose volevano baciargli le mani; e siccome egli le ritirava, allora esse si avvinghiavano alla sua camicia rossa ed arrivavano a baciarlo in bocca. Il contagio di quell'arditezza giovanile toccava persino la matura badessa, che dapprima voleva sgridare le sue pecorelle dello scandalo; e poi finì anch'essa per baciare il Generale in bocca. (parte quarta, p. 59)
 
==[[Incipit]] di alcune opere==