Lucio Anneo Seneca: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Lucio Anneo Seneca==
*Che cosa misera è l'umanità se non si sa elevare oltre l'umano! (da<ref>Da ''Naturales quaestiones'').</ref>
*Anche la [[sfortuna]] è mutevole. Forse sarà, forse non sarà, nel frattempo non è; tu spera nel meglio.
:''Habet etiam mala fortuna levitatem. Fortasse erit, fortasse non erit: interim non est; meliora propone.'' (da ''Epistulae ad Lucilium'', liber II)
*Che cosa misera è l'umanità se non si sa elevare oltre l'umano! (da ''Naturales quaestiones'')
:''O quam contempta res est homo, nisi supra humana surrexerit''.
*Chi accoglie un beneficio con animo grato paga la prima rata del suo debito. (da<ref>Da ''De beneficiis'', II, 22, 1).</ref>
:''Qui grate beneficium accipit, primam eius pensionem solvit''.
*Chi diventa peggiore è dannoso non solo a sé, ma anche a tutti coloro ai quali avrebbe potuto giovare, se fosse diventato migliore. (da<ref>Da ''De otio'').</ref>
*Chi domanda [[timore|timorosamente]], insegna a rifiutare. (da<ref>Da ''Fedra'', v. 593).</ref>
*Colui al quale il delitto porta giovamento, quello ne è l'autore. (da<ref>Da ''Medea'', III, 500-501).</ref>
:''Cui prodest scelus, | Is fecit''.
*Ed insieme morirono quei due elementi che era nefando fossero divisi: né infatti [[Marco Porcio Catone|Catone]] visse dopo la morte della libertà né la libertà dopo la morte di Catone. (da<ref>Da ''De constantia sapientis'', traduzione di G. Viansino).</ref>
*Come una commedia, così è la vita: non quanto è lunga, ma quanto bene è recitata, è ciò che importa. (da ''Epistulae morales ad Lucilium'', liber IX, 77-20)
*Il delitto coronato dal successo prende il nome di virtù. (da<ref>Da ''Ercole furioso'', 251-2).</ref>
:''Quomodo fabula, sic vita: non quam diu, sed quam bene acta sit, refert''.
*Ed insieme morirono quei due elementi che era nefando fossero divisi: né infatti [[Marco Porcio Catone|Catone]] visse dopo la morte della libertà né la libertà dopo la morte di Catone. (da ''De constantia sapientis'', traduzione di G. Viansino)
*Il delitto coronato dal successo prende il nome di virtù. (da ''Ercole furioso'', 251-2)
:''Prosperum ac felix scelus | virtus vocatur''.
*Il misero è cosa sacra. (da<ref>Da ''Epigr.'' IV, 9, in "Opera omnia", ed Ruhkopf, Aug. Taur., 1829, vol. IV, p. 402).</ref>
:''Res est sacra miser''.
*Innanzi tutto è più facile respingere il [[male]] che governarlo, non accoglierlo che moderarlo una volta accolto, perché, quando si è insediato da padrone in un animo, diventa più forte di chi dovrebbe governarlo e non si lascia troncare ne rimpicciolire. (da<ref>Da ''I dialoghi'').</ref>
*La [[felicità]] è sempre instabile e incerta. (da<ref>Da ''Controv.'', p. 70, ed. Bip.)</ref>
:''Omnis instabilis et incerta felicitas est''.
*La [[fortuna]] può togliere le ricchezze, non l'animo. (da<ref>Da ''Medea'', II, 1, 176).</ref>
:''Fortuna opes auferre, non animum, potest''.
*Non deviare dalla natura ed il formarci sulle sue leggi e sui suoi esempi, è sapienza. (citato<ref>Citato in Claudio Malagoli, ''Etica dell'alimentazione: prodotti tipici e biologici, Ogm e nutraceutici, commercio equo e solidale'', Aracne, 2006, p. 173).</ref>
*Sacra è la voce del popolo. (da<ref>Da ''Rhetorum controversiae'' I, 1, 10).</ref>
*Se vuoi credere a coloro che penetrano più profondamente la [[verità]], tutta la vita è un supplizio. Gettàti in questo mare profondo e tempestoso, agitato da alterne maree, e che ora ci solleva con improvvise impennate, ora ci precipita giù con danni maggiori dei presenti vantaggi e senza sosta ci sballotta, non stiamo mai fermi in un luogo stabile, siamo sospesi e fluttuiamo e urtiamo l'uno contro l'altro, e talvolta facciamo naufragio, sempre lo temiamo; per chi naviga in questo mare così tempestoso ed esposto a tutti i fortunali, non vi è altro porto che la morte. (da<ref>Da ''Consolatio ad Polybium'', 9).</ref>
*Una grande [[fortuna]] è una grande schiavitù. (da<ref>Da ''Ad Polybium consolatio'', XXVI).</ref>
:''Magna servitus est magna fortuna''.
*Una mano lava l'altra.<ref>Da ''Apokolokyntosis'', IX, 6. Citato in Paola Mastellaro, ''Il libro delle citazioni latine e greche'', Mondadori, Milano, 2012, p. 13. ISBN 978-88-04-47133-2.</ref> (da ''Apokolokyntosis'', IX, 6)
:''Manus manum lavat''.
 
===Attribuite===
*A me bastano poche persone, anzi anche una sola o addirittura nessuna. (da<ref>Da ''Lettere a Lucilio'', I, 7; 2010).</ref>
:Citazione di un altro autore, che lo stesso Seneca indica come incerto.
*Il linguaggio è lo specchio dell'anima: qual è [''sic''] la vita, tale il parlare (citato.<ref>Citato in [[Giuseppe Fumagalli]], ''[[s:Indice:Chi l'ha detto.djvu|Chi l'ha detto?]]'', Hoepli, 1921, p. 364). </ref>
:''Imago animi sermo est: qualis vita, talis oratio''.
*L'affetto per un [[cane]] dona all'uomo grande forza (citato.<ref>Citato in Renaldo Fischer, ''Storia di un cane e del padrone a cui insegnò la libertà'', Corbaccio, Milano, 1997, trad. Laura Pignatti, p. 57. ISBN 88-7972-205-0)</ref>
*{{NDR|riferendosi a [[Nerone]]}} Per quanto tu ne uccida molti, nondimeno non puoi uccidere il tuo successore. (riferendosi a [[Nerone]]; citato<ref>Citato in Dione Cassio, ''Istorie'', LXI, 18).</ref>
:''Licet, quamplurimos occidas, tamen non potes successorem tuum occidere''.
 
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==''De tranquillitate animi''==
===[[Incipit]]===
====Caterina Lazzarini====
Esplorando, o Seneca, l'animo mio, vi ho trovato molti difetti, alcuni talmente evidenti da potersi, per così dire, toccare con mano, altri invece rintanati come in un nascondiglio, altri ancora saltuari, riemergenti a tratti, ad intervalli, e che sono forse i più molesti di tutti, simili a nemici sparpagliati qua e là che ti assalgono all'improvviso, quando gliene viene l'estro — come certe tribù nomadi — per cui tu vivi sempre in uno stato ambiguo, che non è di guerra ma nemmeno di pace, ed io mi sono scoperto appunto in un'analoga condizione (te lo confesso come un paziente che si confida al proprio medico), quella, cioè, di non essere né completamente libero dai miei rancori e dalle mie paure, né di trovarmi in loro balia, sicché, pur riconoscendo che la mia situazione non è delle peggiori, avverto un senso di malessere quanto mai sgradevole, che mi rende lunatico e lagnoso: insomma, non sono malato, ma non sto neppure bene.
Ero immerso nell'introspezione, Seneca, ed ecco mi apparivano alcuni vizî, messi allo scoperto, tanto che potevo afferrarli con la mano: alcuni più nascosti e reconditi, altri non costanti, ma ricorrenti di quando in quando, che definirei addirittura i più insidiosi, come nemici sparpagliati e pronti ad attaccare al momento opportuno, con i quali non è ammessa nessuna delle due tattiche, star pronti come in guerra né tranquilli come in pace. Tuttavia ho da criticare soprattutto quell'atteggiamento in me (perché infatti non confessarlo proprio come a un medico?), vale a dire di non essermi liberato in tutta sincerità di quei difetti che temevo e odiavo e di non esserne tuttavia ancora schiavo; mi ritrovo in una condizione se è vero non pessima, pur tuttavia più che mai lamentevole e uggiosa: non sto né male né bene.<br>
{{NDR|Lucio Anneo Seneca, ''La tranquillità dell'animo'', traduzione di Caterina Lazzarini, BUR, 1997. ISBN 9788817071406}}
 
====Mario Scaffidi Abate====
Esplorando, o Seneca, l'animo mio, vi ho trovato molti difetti, alcuni talmente evidenti da potersi, per così dire, toccare con mano, altri invece rintanati come in un nascondiglio, altri ancora saltuari, riemergenti a tratti, ad intervalli, e che sono forse i più molesti di tutti, simili a nemici sparpagliati qua e là che ti assalgono all'improvviso, quando gliene viene l'estro — come certe tribù nomadi — per cui tu vivi sempre in uno stato ambiguo, che non è di guerra ma nemmeno di pace, ed io mi sono scoperto appunto in un'analoga condizione (te lo confesso come un paziente che si confida al proprio medico), quella, cioè, di non essere né completamente libero dai miei rancori e dalle mie paure, né di trovarmi in loro balia, sicché, pur riconoscendo che la mia situazione non è delle peggiori, avverto un senso di malessere quanto mai sgradevole, che mi rende lunatico e lagnoso: insomma, non sono malato, ma non sto neppure bene.<br>
{{NDR|Lucio Anneo Seneca, ''La serenità'', in ''L'ozio e La serenità'', cura e versione di Mario Scaffidi Abate, Newton, 1993. ISBN 8879830082}}
 
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*Agli [[animale|animali]] è concesso soltanto il presente, che è brevissimo [e] fugace: del passato hanno un vago ricordo, che può essere richiamato alla loro memoria solo dall'impatto con le cose presenti. (124, 17; 2000)
*Anche da un piccolo corpo deforme può uscire uno spirito veramente forte e virtuoso. (66, 3)<ref name=diz>Citato in ''Dizionario delle citazioni'', a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X</ref>
*Anche la [[sfortuna]] è mutevole. Forse sarà, forse non sarà, nel frattempo non è; tu spera nel meglio.
:''Habet etiam mala fortuna levitatem. Fortasse erit, fortasse non erit: interim non est; meliora propone.'' (da ''Epistulae ad Lucilium'', liber II)
*[...] anche gli animali ancora in tenera età e appena usciti dall'utero materno o dall'uovo sanno subito che cosa può essere pericoloso ed evitano ciò che può essere causa di morte: quelli che sono preda degli uccelli [[rapace|rapaci]] ne temono anche l'ombra, quando questi passano in volo. Nessun animale viene alla luce senza la paura della morte. (121, 18; 2000)
*[...] c'è grande differenza fra il non volere e il non sapere fare il male. (90, 46; 2000)
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*Comandare a se stessi è la forma più grande di comando.
:''Imperare sibi maximum imperium est.'' (CXIII, 30)
*Come una commedia, così è la vita: non quanto è lunga, ma quanto bene è recitata, è ciò che importa. (da ''Epistulae morales ad Lucilium'', liber IX, 77-20)
:''Quomodo fabula, sic vita: non quam diu, sed quam bene acta sit, refert''.
*Dal male non può nascere il bene, come un fico non nasce da un olivo: il frutto corrisponde al seme. (87, 25)<ref name=diz/>
*Devi sapere che Ulisse non affrontò tante peripezie nella navigazione perché era perseguitato da Nettuno: egli soffriva di mal di mare. Proprio come lui, dovunque dovrò andare per mare, vi giungerò dopo vent'anni. [...] <br>Una leggera febbretta può sfuggire all'attenzione, ma, se aumenta e diventa un'autentica febbre che brucia, anche l'uomo più resistente e più avvezzo alle sofferenze è costretto a confessare l'infermità. [...] <br>Il contrario avviene nelle infermità che colpiscono l'animo: quanto più uno sta male, tanto meno se ne accorge. Non te ne devi meravigliare, carissimo Lucilio. Infatti, chi è appena assopito, anche durante il sonno percepisce le immagini dei sogni; e talvolta, dormendo, si rende conto di dormire. Ma un sonno pesante estingue anche i sogno e sommerge l'anima in una completa incoscienza. Perché nessuno confessa i suoi vizi? Perché è ancora sotto il loro dominio. Può raccontare i propri sogni solo chi ne è guarito. Perciò, svegliamoci, per poter prendere coscienza dei nostri errori. Solo la filosofia riuscirà a destarci, e a scuoterci dal pesante sonno: consacrati tutto a lei. Tu sei degno di lei ed ella è degna di te: abbracciatevi. (lettera 53; 1975)
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==Citazioni su Lucio Anneo Seneca==
*A vedere gli sforzi che Seneca fa per prepararsi alla morte, a vederlo sudare dallo sforzo per corroborarsi e star forte e dibattersi per tanto tempo su quella pertica, avrei scemato la reputazione di lui se non l'avesse conservata morendo veramente da forte. Il suo agitarsi così ardente, così frequente, mostra che era ardente e impetuoso lui stesso. [...] E in ogni modo mostra che era incalzato dal suo avversario. Lo stile di [[Plutarco]], di quanto è più sdegnoso e più sostenuto, è, secondo me, di altrettanto più virile e persuasivo: crederei facilmente che la sua anima avesse gli impulsi più sicuri e più regolati. L'uno, più vivace, ci stimola e ci sveglia di soprassalto, tocca più lo spirito. L'altro, più calmo, ci istruisce, ci fortifica e conforta costantemente, tocca più l'intelletto. Quello là rapisce la nostra mente, questo la conquista. ([[Michel de Montaigne]])
 
*Non si concepisce veramente come l'arte {{NDR|delle tragedie}} di Seneca potesse esser presa come esempio di morale, quando egli colla fredda impassibilità di uno stoico fa l'apologia del suicidio, descrive amori senza pudore, desiderî senza freno, vendette orribili; quando rappresenta un mondo di passioni straordinarie ed esagerate, virtù sfrenate, audacie gigantesche, il dolore che bestemmia, la vendetta atroce, l'orgoglio immane. Ma tutto ciò è ricoperto da un manto di sentenze così gravi, di detti così profondi; ma i suoi personaggi declamano così bene degli squarci di filosofia, che, perdonandosi a lui e trascurando ciò che nelle sue tragedie v'era per efficacia dei suoi tempi, furono potute prendere come modello di gravità tragica e di moralità. ([[Pietro Bilancini]])
 
*Questo «filosofo», professore di morale, di virtù, di disinteresse, non pratica né la morale, né la virtù, né il disinteresse. Si è arricchito con prestiti di danaro «a tassi usurari». Le sue operazioni finanziarie in Britannia sono di una rapacità tale che sono state una delle cause della ribellione dell'isola. ([[Georges Roux]])
 
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**''De tranquillitate animi''.
*Lucio Anneo Seneca, ''La brevità della vita'' (''De brevitate vitae''), introduzione, traduzione e note di Alfonso Traina, BUR, Milano, 1993<sup>23</sup>. ISBN 9788817169400
*Lucio Anneo Seneca, ''La tranquillità dell'animo'', traduzione di Caterina Lazzarini, BUR, 1997. ISBN 9788817071406
*Lucio Anneo Seneca, ''Lettere a Lucilio'' (''Epistulae morales ad Lucilium''), introduzione di Luca Canali, traduzione e note di Giuseppe Monti, cronologia a cura di Ettore Barelli, BUR, 1974. ISBN 8817120135
*Lucio Anneo Seneca, ''Lettere a Lucilio'', traduzione di Monica Natali, in ''Tutte le opere'', a cura di Giovanni Reale, Bompiani, Milano, 2000. ISBN 88-452-9073-5
*Lucio Anneo Seneca, ''Lettere a Lucilio'' (''Epistulae morales ad Lucilium''), traduzione di Caterina Barone, Garzanti, 2010.
*Lucio Anneo Seneca, ''Tutte le opere: dialoghi, trattati, lettere e opere in poesia'', a cura di Giovanni Reale, Bompiani, Milano, 2000. ISBN 88-452-9073-5:
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**''La provvidenza'' (''De providentia''), traduzione di Aldo Marastoni.
**''La tranquilllità dell'animo'' (''De tranquillitate animi''), traduzione di Aldo Marastoni.
**''Lettere a Lucilio'' (''Epistulae morales ad Lucilium''), traduzione di Monica Natali.
 
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