Soraya Esfandiary Bakhtiari: differenze tra le versioni

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[[File:Queen-Shabanu Soraya Esfandiary-Bakhtiari,Pahlavi Tehran1956 (cropped, 1953retouched).jpg|thumb|Regina Soraya nel 19531956]]
'''Sorāyā Esfandiyāri Bakhtiyāri''' (1932 – 2001), regina dell'Iran.
 
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*Non ho mai pensato di rinunciare alla carriera cinematografica. Certo, desidero che la prossima volta vada tutto bene. È vero, ho avuto parecchie offerte, avrei potuto accettare una di esse. Ma continuo a pensare che la cosa migliore sarebbe un film in costume. Comunque, continuerò a fare l'attrice. Ci sono poche cose che una ex-regina possa fare, che abbia soprattuto la preparazione per farle. Per esempio, ho tentato di darmi agli affari, ma sfortunatamente non ho alcuna predisposizione per essi. Non sono un'attrice, non sono una professoressa, non ho alcun talento per fare la pittrice. Ma sono ancora giovane e penso che sia giusto per me avere una attività, sentirmi partecipe del mondo in cui vivo.<ref>Citato in [http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,9/articleid,1536_02_1968_0199_0009_21647725/ ''Soraya è decisa: ritornerà al cinema''], ''La Stampa'', 6 settembre 1968</ref>
 
==''Il palazzo della solitudine''==
==Citazioni su Soraya==
===Incipit===
Alla fine del secolo scorso, due cugini quasi coetanei regnavano sul paese bakhtiaro situato al centro della Persia. Uno di loro, Sardar Assad, chiese all'altro la mano della figlia, una fanciulla di quattordici anni. Anche lui, per via di precedenti matrimoni, aveva dei figli grandi, quasi tutti maggiori della giovane. Dopo averlo ascoltato a lungo con la dovuta solennità, il cugino diede il suo consenso all'unione tanto più che, per ricambiare la gentilezza, Sardar Assad gli aveva cortesemente offerto in sposa una delle figlie più giovani.<br>Sardar Assad era il padre di mio padre.
 
===Citazioni===
[[File:Sorayya Esfandiyari - Early Life.jpg|thumb|Soraya da bambina]]
*Perché una rosa profuma di rosa e un giardino sa di giardino? Da piccoli non ci si sofferma mai a riflettere. La vita ci appare come un dono e respirare è un atto naturale.<br>Solo più tardi, molto più tardi, prendono forma i ricordi... densi di odori, di colori, circonfusi da un alone di nostalgia.<br>Nostalgia o bisogno di far rivivere le cose? (p. 12)
*La consapevolezza di essere allo stesso tempo cristiana e musulmana, ma in fondo di non essere né l'una né l'altra cosa, ha creato in me due poli opposti fra i quali si svolgerà tutta la mia vita. L'uno è testardamente europeo, l'altro ferocemente persiano e, divisa fra la tenerezza di una madre e la forza di un padre che adoravo, ho continuato a fluttuare come un diavoletto di Cartesio fra due culture profondamente diverse. (pp. 16-17)
*In Iran si ha tanta paura che una giovane frequenti uomini o ragazzi indigeni di lei, rovinandosi, che si cerca di prepararla al matrimonio molto presto, prima che accada qualcosa di irreparabile. Si cerca di istruirla fin dalla culla. (p. 17)
*Io ero terribilmente ignorante, non sapevo nulla. Nulla della geografia e delle leggende del mio paese, nulla della sua storia né della religione musulmana. Mi sentivo analfabeta e il mio orgoglio ne soffriva enormemente, tanto più che ero consapevole di sapere moltissime altre cose che i miei compagni di scuola ignoravano. Ma a che mi serviva parlare tedesco, inglese, francese e suonare il pianoforte? (p. 25)
*A sette anni Soraya sognava di trovare un giorno un buon lavoro, una professione autentica, solida, di quelle di cui parlano i libri.<br>Voleva diventare investigatrice. Era affascinata da Sherlock Holmes, da Arsenio Lupin e da Hercule Poirot, gli eroi che aveva scoperto nei romanzi che sua madre leggeva e rileggeva per dimenticare l'Iran e mantenere vivo un sia pur tenue legame con l'Europa.<br>E Soraya pensava: «Più avanti, quando sarò grande, andrò in una grande città come Londra o Parigi, una città in cui si commettono veri delitti, con veri assassini come Jack lo Squartatore...».<br>Ma per raggiungere quella meta era necessario che Soraya terminasse gli studi.<br>Amavo l'ingenuità di quella Soraya.<br>L'ho mantenuta intatta? (p. 28)
*Quando ero bambina, lo scià era un aeroplano blu che sorvolava il cielo di Isfahan.<br>«Guarda là... in alto!» mi dicevano le amiche prendendomi per un braccio. «Lassù c'è il nostro re.»<br>Scrutavo il cielo socchiudendo gli occhi.<br>Lo scià era anche la grande festa che si era tenuta il giorno del suo matrimonio con la principessa Fawzia: tutta la città illuminata, la cameriera che mi teneva per mano, i fuochi d'artificio, la folla in delirio, le ovazioni... e, naturalmente, le pecore sgozzate. (p. 38)
*«Sua Altissima Maestà lo scià!» annuncia all'improvviso un servitore.<br>Tutti si alzano.<br>Compare lo scià, in uniforme da parata di generale dell'esercito. Lo trovo imponente, magnifico, splendido.<br>Sono magnetizzata. È affascinante.<br>Chams si sbaglia, lo scià è bello e sa sorridere. Ha un fisico ben proporzionato. È giovane. Ha l'età delle responsabilità e una bellissima uniforme.<br>Sì, lo confesso, per me è stato un colpo di fulmine. (p. 50)
[[File:SorayaAndShah.jpg|thumb|Soraya durante il matrimonio con lo [[Mohammad Reza Pahlavi|Scià]]]]
*Per la prima volta in vita mia, mi ero innamorata. Non come l'eroina di un film o la protagonista di un romanzo, ma come un essere umano che scopre, insieme, la passione e il senso della responsabilità. Fra lo scià e me si era stabilito immediatamente un forte legame. Senza che ci fossimo scambiati confidenze essenziali, avevamo sentito passare fra noi una corrente di fiducia e di tenerezza. Nella vita che intendeva dividere con me, lo scià mi aveva offerto, fin dal primo sguardo, molti punti di riferimento: la sua timidezza, da cui s'intuiva un romanticismo che mi incantava, poiché ero molto giovane, un'eleganza innata e la sua perfetta educazione, arricchite da una vasta cultura, la sua impazienza che lusingava il mio orgoglio ancora quasi infantile. Fra tutte le ragazze che la corte gli aveva proposto non aveva forse scelto me vedendo una semplice fotografia?<br>Me, Soraya Esfandiary Bakhtiary. (pp. 52-53)
*Nonostante il primo matrimonio, nonostante le numerose avventure avute prima di conoscermi, Mohammed Reza era eccessivamente timido con le donne. Allevato con estremo rigore nelle scuole militari, abituato alla disciplina, consapevole delle sue responsabilità al sovrano, non amava rivelare i suoi sentimenti e ancor meno dire parole d'amore. Il suo pudore gliele rendeva difficili. Solo i suoi occhi scurissimi e brillanti, ora severi, ora tristi, ora dolci, erano pieni di fascino e riflettevano la sua anima.<br>Solo quelli parlavano. (p. 57)
*Non posso dire che Mohammed Reza fosse dotato di un gran senso dell'umorismo. Giudicava gli altri con estrema perspicacia ma non sopportava la minima critica. Abituato ai complimenti dei cortigiani, suscettibile come tutti gli iraniani, di fronte a un giudizio negativo si rannuvolava, stringeva la labbra e richiudeva gli occhi a una fessura, a volte spaventando i suoi familiari stessi e persino la principessa Ashraf, che pure amava tenergli testa. (p. 59)
*Tutti i Pahlavi [...] erano ipocondriaci. I bambini, Chams, Ashraf, Mohammed Reza e Alì Reza, il fratello minore, erano caduti nelle grinfie di un medico folle che li aveva convinti che avrebbero rischiato terribili malattie se non avessero osservato una dieta molto severa. I pasti in casa Pahlavi erano spaventosamente tristi: solo verdura bollita, frutta e composte. Che fine avevano fatto i baccanali dei satrapi dell'impero persiano? (p. 82)
 
==Citazioni su Soraya==
*{{NDR|Dopo la morte di Soraya}} Sono rattristata. In qualche modo ha fatto parte della nostra famiglia. Ha avuto una vita orribile, in solitudine. Tempo fa, i miei figli hanno voluto incontrarla e lei ne era stata felice. ([[Farah Pahlavi]])
 
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==Note==
<references />
 
==Bibliografia==
*Soraya Esfandiary Bakhtiari, ''Il palazzo della solitudine'', traduzione di Doretta Chioatto, Oscar Mondadori, 1992, ISBN 88-04-38631-2
 
==Voci correlate==