Étienne-Gabriel Morelly: differenze tra le versioni

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Morelly e Mably
 
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==Citazioni su Étienne-Gabriel Morelly==
*Dal pensiero di Morelly deriva, come dalla sua fonte, quella logica socialista in cui noi ci {{sic|moviamo}} e che agita la nostra società.<br>Come un po' tutti i patriarchi antecedenti della trasformazione sociale umana, Morelly ha qualche volta, nella espressione, esagerato, ha – come si dice – passato il confine.<br>Ma è mercé sua che noi – a centocinquanta anni di distanza – vediamo diventare coscienza delle classi di governo quel che allora non poteva essere che audacia di pensatore. ([[Paolo Orano]])
 
*Morelly e [[Gabriel Bonnot de Mably|Mably]] erano d'altronde convinti che, lungi dal rendere impossibile la gerarchia, il loro sistema di fraterno accordo era il solo mezzo di basarla su fondamenti solidi, inespugnabili. Quale interesse avrebbe la mediocrità a brogliare per i primi impieghi, quando il potere avesse a cessare d'essere una sorgente di privilegi, e senza più produrre vantaggi imporrebbe i più grandi doveri? {{sic|n}}on v'è a dubitare che ciascuno sarebbe inclinato a classificarsi secondo la sua vocazione naturale e le sue abitudini quando tutte le funzioni sarebbero riguardate come egualmente onorevoli, e pesate sulla medesima bilancia. ([[Louis Blanc]])
 
*Morelly pone come principio che l'interesse particolare, il «desiderio d'avere», l'avarizia è la fonte di tutti i mali sociali. A chi obietta che l'interesse personale è lo stimolante necessario dell'energia umana, Morelly risponde che l'uomo è un essere naturalmente attivo, che non ripugna affatto al lavoro in quanto tale, ma solo al lavoro monotono e prolungato. Sono le istituzioni arbitrarie le quali pretendono di fissare per alcuni uomini soltanto uno stato permanente di riposo detto prosperità, fortuna, lasciando agli altri in permanente retaggio il lavoro, la fatica, che generano la pigrizia e l'odio al lavoro. È la cattiva costituzione sociale che ha prodotto negli uni l'ozio e la mollezza, negli altri l'aborrimento dal lavoro forzato. Ma di per sé il lavoro non ha nulla di {{sic|repugnante}}, è, anzi, piacevole, attraente. ([[Adriano Tilgher]])