Giuseppe Garibaldi: differenze tra le versioni

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*Per pessimo che sia il Governo italiano, ove non si presenti l'opportunità di facilmente rovesciarlo, credo meglio attenersi al gran concetto di [[Dante Alighieri|Dante]]: "Fare l'Italia anche col diavolo".<ref>Da ''Testamento politico''.</ref>
*Proteggere gli [[Animale|animali]] contro la crudeltà degli uomini, dar loro da mangiare se hanno fame, da bere se hanno sete, correre in loro aiuto se estenuati da fatica o malattia, questa è la più bella virtù del forte verso il debole.<ref>Citato in Franco Libero Manco, ''Biocentrismo: l'alba della nuova civiltà'', Nuova Impronta Edizioni, Roma, 1999, pp. 202-203.</ref>
*Quando io, sulle coste Americane dell'oceano ho potuto dire a degli schiavi "Voi siete liberi", quello fu certamente il più bel momento della mia vita.<br>E voi bianchi! Padroni e carnefici dello schiavo nero, voi!...Tenetevi i diamanti vostri, io non li curo. A me pirata, come m'avete chiamato, bastami d'aver messo termine ai vostri delitti e al servaggio de' vostri schiavi.<ref>Da ''I mille'', Torino, 1874.</ref>
*Qui, o Signora, io sento battere colla stessa veemenza il mio cuore, come nel giorno, in cui sul monte del [[Sacrario di Pianto Romano|Pianto dei Romani]], i vostri eroici figli faceanmi baluardo del loro corpo prezioso contro il piombo borbonico! [...] E Voi, donna di alti sensi e d'intelligenza squisita, volgete per un momento il vostro pensiero alle popolazioni liberate dai vostri martiri e dai loro eroici compagni. Chiedete ai cari vostri superstiti delle benedizioni, con cui quelle infelici salutavano ed accoglievano i loro liberatori! Ebbene, esse maledicono oggi coloro, che li sottrassero dal giogo di un dispotismo, che almeno non li condannava all'inedia per rigettarli sopra un dispotismo più orrido assai, più degradante e che li spinge a morire di fame. Ho la coscienza di non aver fatto male; nonostante, non rifarei oggi la via dell'Italia Meridionale, temendo di esservi preso a sassate da popoli che mi tengono complice della spregevole genia che disgraziatamente regge l'Italia e che seminò l'odio e lo squallore la dove noi avevamo gettato le fondamenta di un avvenire italiano, sognato dai buoni di tutte le generazioni e miracolosamente iniziato.<ref>Ad [[Adelaide Cairoli]], 1868; citato in ''Lettere ad Anita ed altre donne'', raccolte da G. E. Curatolo, Formiggini, Roma, 1926, pp. 113-116. [http://dbooks.bodleian.ox.ac.uk/books/PDFs/300061937.pdf on line]</ref>
*Qui si decidono i destini dell'Italia. Una battaglia vinta sotto [[Capua]] ci darà nelle mani l'Italia.<ref>Citato in Gueroni, ''Ricordi Manoscritti del Generale Sacchi'', vol. I, p. 299; citato in Agostino Carnesecchi, ''[http://www.carnesecchi.eu/Agostino_Carnesecchi.htm Breve cronostoria del passaggio di Giuseppe Garibaldi a Rocca d'Arce]''.</ref>
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*Tutti quelli che vengono dalle Provincie meridionali non parlano che di reazione, di Governo provvisorio a [[Melfi]], e cose simili, e non capisco poi come si tema tanto di spaventare coll'armamento i potenti vicini; io non capisco, come, armandoci, mentre l'Europa intera si arma, noi ci metteremmo in istato di provocazione.<ref>Dalla ''Discussione sull'interpellanza del deputato Ricasoli Bettino intorno all'esercito meridionale''; citato in ''Atti parlamentari dello Senato'', Tip. E. Botta, 1861, p. 628.</ref>
*''Un piede è posto alfin sulle ridenti | sponde di [[Reggio Calabria|Reggio]], e di novella gloria | ornâr la fronte gli Argonauti. Invano | ci vieta il varco il despotismo! | Invano spesseggian folti incrociatori, e invano | oste nemica numerosa! Il dito | di Dio conduce la tirannicida | falange, ed oste, e baluardi, e troni | son rovesciati nella polve e riede | sulle ruine del delitto il Santo | dell'uom diritto e libertade. | E il cielo alla redenta Umanità sorride!''<ref>Da ''Poema autobiografico, Carme alla morte e altri canti inediti, {{small|(dall'autografo)}}'', a cura di Giacomo Emilio Curatolo, Nicola Zanichelli, Bologna, 1911; ''Poema autobiografico'', Canto XXII, Reggio Passaggio del Faro, [https://www.liberliber.it/mediateca/libri/g/garibaldi/poema_autobiografico/pdf/poema__p.pdf p. 89].</ref>
*Quando io, sulle coste Americane dell'oceano ho potuto dire a degli schiavi "Voi siete liberi", quello fu certamente il più bel momento della mia vita.<br>E voi bianchi! Padroni e carnefici dello schiavo nero, voi!...Tenetevi i diamanti vostri, io non li curo. A me pirata, come m'avete chiamato, bastami d'aver messo termine ai vostri delitti e al servaggio de' vostri schiavi.<ref>Da ''I mille'', Torino, 1874.</ref>
 
==''Clelia: il governo dei preti''==