Antonio Gramsci: differenze tra le versioni

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*Il fascismo ha trasformato il nostro popolo, gli ha dato una tempra più robusta, una moralità più sana, una resistenza al male che prima era ignorata, una profondità di sentimenti che non era mai esistita.<ref>1924; citato in [[Giuseppe Berta]], ''La cooperazione impossibile: la Fiat, Torino e il biennio rosso'', in AA.VV., ''Fiat 1899-1930. Storia e documenti'', Fabbri, Milano, 1991, pp. 223-224.</ref>
*Il giornale non dovrà avere alcuna indicazione di partito. Dovrà essere un giornale di sinistra. Io propongo come titolo [[l'Unità]] puro e semplice che sarà un significato per gli operai e avrà un significato più generale.<ref>Dalla lettera spedita a Chiara Passarge, sua padrona di casa a Roma (via G.B. Morgagni 25), pochi giorni dopo l'arresto, avvenuto a Roma l'8 novembre 1926; citato in ''Gramsci sulle orme di [[Fozio]]'', ''Corriere della Sera'', 8 dicembre 2016.</ref>
*{{NDR|Il cosiddetto «mistero di [[Napoli]]» nell'analisi di Gramsci}} Il [[Johann Wolfgang von Goethe|Goethe]] aveva ragione nel demolire la leggenda del «lazzaronismo » organico dei napoletani e nel rilevare invece che essi sono molto attivi e industriosi. Ma la {{sic|quistione}} consiste nel vedere quale sia il risultato effettivo di questa industriosità: essa non è produttiva e non è rivolta a soddisfare i bisogni e le esigenze di classi produttive. Napoli è la città dove la maggior parte dei proprietari terrieri del Mezzogiorno (nobili e no) spendono la rendita agraria. Intorno a qualche decina di migliaia di queste famiglie di proprietari, di maggiore o minore importanza economica, con le loro corti di servi e di lacchè immediati, si organizza la vita pratica di una parte imponente della città, con le sue industrie artigianesche, coi suoi mestieri ambulanti, con lo sminuzzamento inaudito dell'offerta immediata di merci e servizi agli sfaccendati che circolano nelle strade. Un'altra parte importante della città si organizza intorno al transito e al commercio all'ingrosso. L'industria «produttiva», nel senso che crea e accumula nuovi beni, è relativamente piccola, nonostante che nelle statistiche ufficiali [[Napoli]] sia annoverata come la quarta città industriale dell'Italia, dopo [[Milano]], [[Torino]] e [[Genova]]. Questa struttura economico-sociale di Napoli spiega molta parte della storia di Napoli, città cosi piena di apparenti contraddizioni e di spinosi problemi politici. Il fatto di Napoli si ripete in grande per Palermo e Roma e per tutta una serie numerosa (le famose «cento città») di città non solo dell'Italia meridionale e delle isole, ma dell'Italia centrale e anche di quella settentrionale (Bologna, in buona parte, Parma, Ferrara, ecc). Si può ripetere per molta popolazione di tal genere di città il proverbio popolare: quando un cavallo caca cento passeri fanno il loro desinare.<ref>Da ''Americanismo e fordismo'', ''Il cosiddetto «mistero» di Napoli»'', ''Quaderni dal carcere'', citato in ''[http://www.istitutogramscigr.it/wp/wp-content/uploads/2017/02/Americanismo-e-antiamericanismo-fordismo-e-postofordismo.pdf Americanismo e Fordismo]'', introduzione, p. 7, ''istitutogramscigr.it''.</ref>
*Il [[Città del Vaticano|Vaticano]] rappresenta la più grande forza reazionaria esistente in Italia. Per la Chiesa, sono dispotici i governi che intaccano i suoi privilegi e provvidenziali quelli che, come il fascismo, li accrescono.<ref>Citato in [[Curzio Maltese]], ''La Questua.'' {{small|''Quanto costa la questua agli italiani. Con ''Le ragioni di un inchiesta'' di Ezio Mauro''}}, Feltrinelli, Milano, 2008, [https://books.google.it/books?id=CoKWkFk9sXkC&lpg=PA100&dq=&pg=PA100#v=onepage&q&f=false p. 100].</ref>
*In principio era il verbo...<ref>Il riferimento è all'incipit del ''[[Giovanni apostolo ed evangelista#Vangelo secondo Giovanni|Vangelo secondo Giovanni]]''.</ref> No, in principio era il [[sesso]].<ref>Il riferimento è a un pensiero di [[Stanislaw Przybyszewski]] del 1893. Da ''La città futura, 1917-1918'', a cura di Sergio Caprioglio, Einaudi. Riportato anche in ''Letteratura e vita nazionale'' e in ''Quaderni del carcere''.</ref>