Ariodante Fabretti: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Ariodante Fabretti==
*Discorriamo di [[Braccio da Montone|Braccio]]. Il suo nome è congiunto a tutti gli avvenimenti politici che si succedettero in Italia nel principiare del secolo decimoquinto; del suo nome e delle sue geste gridano le cronache; e la sua vita sono vent'anni di storia tutta nostra, tutta italiana. Cacciato dalla terra natale, pieno d'entusiasmo guerriero, presto addivenne gigante nella milizia; in pochi anni fu governatore di Bologna, e rettore di Roma; distese un immenso potere in tutta l'Umbria e nella Marca; giunse ad essere assoluto signor di Perugia, principe di Capua, conte di Foggia, gran Contestabile del Regno... – Or che rimane di Braccio all'Italia? una fama {{sic|romorosa}} per tanti combattimenti, bella per tante virtù politiche e militari, sudicia per qualche delitto! Di Braccio rimangono a Perugia fabbriche utilissime ai cittadini: le rimane la gloria di essere stata grande, temuta, riverita, e la memoria di aver generato, perseguitato, idolatrato uno se' più forti capitani d'Italia. Di Braccio restan pure alla patria poche ossa ed un teschio per impeto di sasso o di ferro sul destro parietale forato.<ref>Da ''[https://archive.org/details/biografiedeicap01fabrgoog/page/n8/mode/1up Biografie dei capitani venturieri dell'Umbria]'', vol. I, coi tipi di Angiolo Fumi, 1842, p. 111.</ref>
 
*Così [[Gattamelata|Erasmo {{NDR|Gattamelata}}]] segnalavasi ad onore di sé, a vantaggio de' Veneziani. Stanziando presso il lago di Benaco, pei rigori del {{sic|verno sorvenuto}}, pe' disagi patiti nelle battaglie, fu colto da fiera apoplessia; dalla quale riavutosi a stento, e per intiero un triennio oscillando tra la vita e la morte, colpito dallo stesso malore spirava a Padova nel 16 gennaio 1443. La sua morte fu dolorosa a' Veneziani; essi decretarono si spendessero {{sic|dugencinquanta}} ducati nella pompa de' funerali, Lauro Quirini<ref>Lauro Quirini (1420 – 1472/1481), politico ed esponente dell'umanesimo veneziano.</ref> disse le sue lodi.<ref>Da ''Biografie dei capitani venturieri dell'Umbria'', vol. I, coi tipi di Angiolo Fumi, 1842, p. 224.</ref>