Roberto Capucci: differenze tra le versioni

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*Il Maestro Roberto Capucci che ci fa l'onore di essere con noi qui stasera per assistere all'anteprima mondiale del film {{NDR|''La moda proibita''}} di [[Ottavio Rosati]] incarna con il suo lavoro e il suo modo di vivere: talento, grazia, bellezza, creatività, del meglio di ciò che, per dirlo con una parolaccia, viene definito il Made in Italy [...] Parlo anche dei suoi disegni immaginari che Ottavio Rosati, dal 2014 in poi, ha animato e inserito tra i fotogrammi del film e che nel 2018 sono stati anche al centro di una Mostra agli Uffizi di Firenze. ([[Roberto Cicutto]])
*Il mio film {{NDR|''La moda proibita''}} è la prova che Capucci si è servito del denaro per finanziare la creazione di abiti scultorei. Per rendere possibili opere d'arte come Oceano dove sono stati impiegati 200 metri di seta plissé, tagliati in 1500 pezzi di tessuto in 30 toni di colore del mare. ([[Ottavio Rosati]])
*I vestiti di Capucci hanno due caratteristiche. Una è che non si strapazzano mai; anche se li ficchi in una valigia escono perfetti. Secondo: inspiegabilmente sono portabili. Perché, quando una cosa è fatta da un tale maestro tiene conto che sotto c'è un corpo.([[Franca Valeri]])
*La vulgata contemporanea ci ha assuefatto all'appellativo di "stilista" per definire chi disegna abiti. Ma fino agli anni Cinquanta si parlava soltanto di creatori (da Paul Poiret a Schiapparelli, da Worth a [[Chanel]], da Balenciaga a Madame Grès). A questa genia dal piglio artistico, dal gusto della ricerca colta, dalla creatività senza fine di lucro, appartiene Roberto Capucci. I suoi abiti sono opere d'arte che coniugano lo spirito del bello rinascimentale con un talento enfatico nella scelta dei tessuti, nello studio delle forme scultoree, nella maniacale cura delle lavorazioni del plissé e delle sovrapposizioni, nella ricerca unica dei colori pieni usati in gradazione o a contrasto quasi sempre con un gusto più indiano che europeo. ([[Adriana Mulassano]])
*Nel potere della moda, nello sguardo esteriore che la veste e la sveste, si rivela la drammaticità del tempo che passa. Essa è lì, apparentemente eterna a gloriarsi delle sue forme, ma un attimo dopo è già . Per questo i grandi stilisti la guardano con sospetto, la temono come la peggiore delle sciagure, ma al tempo stesso sanno di non poterne fare a meno. Vado a trovare Roberto Capucci con questa idea vagamente terroristica per coglierne l'effetto prodotto sulla sua straordinaria carriera sartoriale. Ho di fronte un uomo minuto, aggraziato, nei modi quasi femminei, e risoluto nelle parole che suonano chiare e definitive. ([[Antonio Gnoli]])