Lorenzo Bianchini (regista): differenze tra le versioni

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*Parto dalle paure che ho provato. Il mio ricordo da bambino, quando ero a Monteprato, che è non solo il paese di mia madre ma anche il set di buona parte dei miei film, è pervaso da storie, leggende popolari, che sicuramente mi hanno influenzato.<ref name=bic />
*Per me il cinema rappresenta un veicolo comunicativo per trasmettere emozioni, illusioni, sogni. Le prime riprese ho comiciato a farle quando mi sono potuto permettere la mia prima telecamera nel lontano 1996.<ref name=bia />
*Poi c’è la bestia, anche se non si tratta proprio di un licantropo ma piuttosto di quello che in dialetto friulano è chiamato ''salvàns'', una figura notturna che vive nei boschi, quasi come uno yeti. Avevo voglia di raccontare l’archetipo classico della paura di un paese, ribaltando però la prospettiva: la paura non viene da fuori, ma vive e fa parte proprio del paese. <ref name=bic />
*Ritengo che il dialetto e la lingua diano un aspetto più realistico alle storie, soprattutto se le tematiche trattate sono radicate nel territorio e fanno parte della cultura popolare locale.<ref name=bia />