Jacob Levi Moreno: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
→Citazioni su Jacob Levi Moreno: sistemo Bartolucci in sezione |
|||
Riga 19:
==Citazioni su Jacob Levi Moreno==
*{{NDR|Al teatro di psicodramma di New York}} Alcuni tra noi cominciano a provare curiosità e a interessarsi di quel che sta succedendo sulla pedana: un vecchio con la ragazza, un dottor Moreno prestigiatore e mago che incanta voluttuosamente una sirena meravigliosa, un corpo spagnolo della decadenza europea alle prese con un corpo americano di perfetta e prorompente prestanza, un animo complicatamente sensuale in lotta con un animo puritano innocentemente. ([[Giuseppe Bartolucci]])▼
*{{NDR|Intervistando Zerka Toeman Moreno}} È vero che Moreno pensava di essere l'autore della terza rivoluzione psichiatrica dopo Pinel e [[Freud]]? [...] Come mai lo psicodramma che è nato dalla ricerca della spontaneità, ha finito per richiedere un training così specializzato per la formazione dei suoi esperti? È così difficile la spontaneità? ([[Fernanda Pivano]])
*Era quello dunque il teatro che era stato meta di un pellegrinaggio di molti autori e attori; non solo provenienti dal Living Theatre, ma anche da Hollywood, attori che avevano trovato in Moreno lo psichiatra ideale per la comune vocazione per il palcoscenico. E se ne accorsero anche gli sceneggiatori cinematografici che lo citarono abbondantemente da Spellbound di [[Alfred Hitchcock|Hitchcok]] fino a Tootsie con Dustin Hoffman. Ricordo quello che mi disse Zerka Moreno nell'intervista per il Corriere della Sera [...] A Beacon venni a sapere di questi giochi di ruolo dove lo psichiatra e i suoi attori ausiliari diventavano i personaggi della famiglia e del romanzo familiare del paziente ma anche degli animali, dei draghi e i diavoli delle fantasie. Venni a sapere di un episodio straordinario. Una paziente schizofrenica, che in seguito alla morte per incidente del suo bambino era convinta di vivere all'inferno e non parlava più, non comunicava più, venne portata al Teatro del dottor Moreno quando sembrò irrecuperabile. Moreno glielo mise in scena nel suo teatrino di Beacon, l'inferno del delirio, e chiese a un attore di gettare tra le luci rosse del palcoscenico un cuscino, parlandogli come fosse il bambino della paziente condannato alle fiamme per l'eternità. Così la donna urlò e si alzò in piedi per interrompere il gioco e pianse e lottò e lentamente ritrovò prima la parola poi la ragione. ([[Fernanda Pivano]])
*Moreno ne ''Il teatro della spontaneità'' in effetti mescolava i suoi mitici ricordi di animazione nei parchi di Vienna, con prostitute e bambini, su alcune disposizioni di gioco drammatico spontaneo su tecniche e modalità fuori campo, e così attirava e si faceva odiare per la sua diretta partecipazione e per la sua oggettiva esperienza. Ed allora, da un lato sembrava quasi impossibile che un simile Moreno potesse dirci ancora qualcosa della grande cultura austriaca degli anni venti, con quella pratica di superficie, con quella miscela anti-intellettuale; mentre dall'altro lato davvero sembrava sulla soglia e dentro gli anni sessanta che quel suo libretto avesse tanta divinazione e tanta predizione, tanta voglia di cambiar scena e scuola arte e didattica, sull'onda di quell'eroico e comico assieme impegno creativo partecipazionale dell'Italia del doposessantotto, a teatro e nelle scuole, tra i bambini e i malati.([[Giuseppe Bartolucci]])▼
===[[Giuseppe Bartolucci]]===
*Moreno si batte per il ''non-prodotto'' (il suo amore per l’abbozzo e per il momento) sia come stesura letteraria del testo, sia come ambientazione scenografica, sia come accantonamento del professionismo interpretativo. Tutta l’opera, nella sua interezza, lo ''status nascendi'' prende forma sotto i nostri occhi, in una sequenza che è il rovesciamento di tutto ciò che avevamo visto finora: la genesi dell’idea, la concezione e la progettazione della scena, la distribuzione dei ruoli e la metamorfosi dell’attore. ([[Giuseppe Bartolucci]])▼
▲*{{NDR|Al teatro di psicodramma di New York}} Alcuni tra noi cominciano a provare curiosità e a interessarsi di quel che sta succedendo sulla pedana: un vecchio con la ragazza, un dottor Moreno prestigiatore e mago che incanta voluttuosamente una sirena meravigliosa, un corpo spagnolo della decadenza europea alle prese con un corpo americano di perfetta e prorompente prestanza, un animo complicatamente sensuale in lotta con un animo puritano innocentemente.
*Come era bravo Moreno in quegli anni, parlo degli anni Sessanta, stando al botteghino e raccogliendo i tre dollari di entrata per il servizio psicodrammatico notturno, assieme alla moglie; era dolce, spagnolesco, infantile, un po' abbondante di pancia, ma l'occhio gli usciva acuto e vivido; sua moglie, in nero, un po' rude e severa, stava già ai lati del palco nudo, con le seggiole e il tavolo, in attesa di entrare in scena, e di reggere l'azione; con questo o quel personaggio della New York sommersa e precipitosa, cruda e vigile, attori e attrici malati o nevrotici (ci dicevano) in stato di grazia e di risarcimento, più un nugolo di turisti venuti lì per professione, per curiosità, per scandalo non si sa bene.
▲*Moreno ne ''Il teatro della spontaneità'' in effetti mescolava i suoi mitici ricordi di animazione nei parchi di Vienna, con prostitute e bambini, su alcune disposizioni di gioco drammatico spontaneo su tecniche e modalità fuori campo, e così attirava e si faceva odiare per la sua diretta partecipazione e per la sua oggettiva esperienza. Ed allora, da un lato sembrava quasi impossibile che un simile Moreno potesse dirci ancora qualcosa della grande cultura austriaca degli anni venti, con quella pratica di superficie, con quella miscela anti-intellettuale; mentre dall'altro lato davvero sembrava sulla soglia e dentro gli anni sessanta che quel suo libretto avesse tanta divinazione e tanta predizione, tanta voglia di cambiar scena e scuola arte e didattica, sull'onda di quell'eroico e comico assieme impegno creativo partecipazionale dell'Italia del doposessantotto, a teatro e nelle scuole, tra i bambini e i malati.
▲*Moreno si batte per il ''non-prodotto'' (il suo amore per l’abbozzo e per il momento) sia come stesura letteraria del testo, sia come ambientazione scenografica, sia come accantonamento del professionismo interpretativo. Tutta l’opera, nella sua interezza, lo ''status nascendi'' prende forma sotto i nostri occhi, in una sequenza che è il rovesciamento di tutto ciò che avevamo visto finora: la genesi dell’idea, la concezione e la progettazione della scena, la distribuzione dei ruoli e la metamorfosi dell’attore.
===[[Ottavio Rosati]]===
|