Niels Bohr: differenze tra le versioni

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*Grazie all'opera di [[Albert Einstein|Einstein]], l'orizzonte dell'umanità è stato infinitamente ampliato, e al tempo stesso la nostra immagine del mondo ha raggiunto un'unità e un'armonia mai prima d'ora sognate. Le premesse per tali conquiste erano state create dalle generazioni precedenti della comunità scientifica mondiale, e le loro conseguenze saranno rivelate pienamente soltanto alle generazioni future.<ref>Da un articolo sul ''New York Times'', 19 aprile 1955; citato in Albert Einstein, ''Pensieri di un uomo curioso'' (''The Quotable Einstein''), a cura di Alice Calaprice, prefazione di [[Freeman Dyson]], traduzione di Sylvie Coyaud, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1997, p. 172. ISBN 88-04-47479-3</ref>
*Il nostro compito {{NDR|dei [[fisici]]}} non è penetrare l'essenza delle cose, di cui peraltro non conosciamo il significato, ma sviluppare concetti che ci permettano di parlare in modo fruttuoso dei fenomeni naturali.<ref>Dalla lettera a H.P.E. Hansen del 20 luglio 1935; citato in [[Abraham Pais]], ''Ritratti di scienziati geniali'', Bollati Boringhieri, 2007, p. 37.</ref>
*In quel tempo molti giovani fisici di vari paesi si erano riuniti attorno a [[Ernest Rutherford|Rutherford]], attratti dal suo genio di fisico e dalle sue qualità uniche di organizzatore della ricerca. Benché fosse sempre intensamente occupato dal suo lavoro, egli ascoltava con pazienza ogni giovane che si presentasse con un'idea anche modesta. Al tempo stesso, col suo carattere indipendente, aveva un rispetto molto moderato per l'autorità e non sopportava quello che chiamava "parlar pomposo.<ref>Da ''La nascita e lo sviluppo della teoria del nucleo atomico'' (1961), in Niels Bohr, ''I quanti e la vita'', traduzione di Paolo Gulmanelli, Bollati Boringheri, 2018, p. 134, ISBN 978-88-339-2294-2</ref>
*La [[meccanica quantistica]], per la sua stessa essenza, implica la necessità di una rinuncia completa alla classica idea di causalità, è una radicale revisione del nostro atteggiamento verso il problema della realtà fisica.<ref>Da ''Atomic Theory and Human Knowledge'', John Wiley, New York, 1958, p. 60; citato in Gary Zukav ''La danza dei maestri Wu Li'', traduzione di M. Patti, Corbaccio, Milano, 2015, p. 144. ISBN 978-88-6380-989-3</ref>
*La prima volta che ebbi la grande ventura di ascoltare [[Ernest Rutherford]] fu nell'autunno del 1911 quando, finiti i miei studi universitari a [[Copenaghen]], stavo lavorando a [[Cambridge]] con [[J. J. Thomson]], e Rutherford venne da [[Manchester]] per parlare al pranzo annuale dell'Istituto Cavendish. Benché in quell'occasione non abbia avuto alcun contatto personale con Rutherford, fui profondamente impressionato dal fascino e dalla forza della sua personalità, che gli permetteva di raggiungere quasi l'impossibile in tutti i lavori intrapresi. <ref>Da ''La nascita e lo sviluppo della teoria del nucleo atomico'' (1961), in Niels Bohr, ''I quanti e la vita'', traduzione di Paolo Gulmanelli, Bollati Boringheri, 2018, p. 133, ISBN 978-88-339-2294-2</ref>