Italo Calvino: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Italo Calvino==
*A un certo punto era solo questo rapporto a interessarmi, la mia storia diventava soltanto la storia della [[penna]] d'oca della monaca che correva sul foglio bianco.<ref>Da ''I nostri antenati'', prefazione, p. XIX</ref>
*Caro [[Pier Paolo Pasolini|Pasolini]], alla lettera editoriale ufficiale ne allego una personale, perché da tempo volevo scriverti quanto il ''Canzoniere italiano'' mi sia piaciuto, quanto lo stimi un libro bello e importante. [...] (Però, porcamiseria, perché [[scrittura|scrivi]] così difficile? State mettendo in voga un gusto dello scrivere difficile che non è quello sfuggente degli ermetici perché è invece sforzo di precisione, ma che ha dietro il divertimento universitario [[Gianfranco Contini|continiano]] di origine tedesca; però con l'allusività ermetica ci ha quel tanto di parentela da dargli un'aria ''demodée''. Siete una squadra lì a Roma, tu, [[Pietro Citati|Citati]], [[Cesare Garboli|Garboli]], che dopo il fatto che avete cominciato a pubblicare qualche anno dopo il '45, tac! vi è venuto in mente di riattaccarvi alle Giubbe Rosse, cosa che a nessun altro verrebbe più in mente.)<ref>Da ''A Pier Paolo Pasolini - Roma''. Torino, 1 marzo 1956; in ''Lettere. 1940-1985'', a cura di Luca Baranelli, Mondadori, Milano, 2000, pp. 449-450. ISBN 88-04-47901-9</ref>
*{{NDR|Su ''[[Cristo si è fermato a Eboli]]''}} C'è nel libro un alto livello intellettuale, vi si respira la cultura europea in cui [[Carlo Levi]] ha affondato le sue radici, diciamo la cultura europea fino a quell'epoca, fino alla seconda guerra mondiale; c'è la passione di sistemarne tutti i dati di un discorso coerente, e non ancora il timore di spezzare l'armonia d'una sistemazione con nuove acquisizioni, con nuove messe in questione; non ancora insomma l'olimpicità culturalmente paga di se stessa che Carlo Levi si forgiò in seguito come una corazza contro tanta parte del problematismo contemporaneo. Con ''Paura della libertà'' la passione dell'intelligenza in un momento di scacco generale muove a inglobare e classificare istituzioni, miti, personaggi storici, movimenti profondi dell'animo umano.<ref>Da «Galleria», 3-6 (1967), pp. 237-40, a cura di Aldo Marcovecchio; citato in Carlo Levi, ''Cristo si è fermato a Eboli'', Einaudi, 1990, p. IX</ref>
*[[Emilio Cecchi|Cecchi]] era considerato poco meno che un nemico. [...] l'immagine di Cecchi era legata ai comportamenti negli anni della censura e del conformismo di Stato, soprattutto per essersi prestato a far da pompiere nella battaglia di [[Elio Vittorini|Vittorini]] sulla barricata della letteratura americana, cioè quella che era stata a quei tempi la bandiera rivoluzionaria dei giovani. Ma ogni generazione ha la sua ottica, e una volta dato per scontato che Cecchi era sempre stato un conservatore per temperamento e per convinzione, si trattava per me di vedere in positivo cosa poteva trasmettermi la sua esperienza.<ref>Da ''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/07/14/cecchi-pesci-drago.html?ref=search ''Cecchi e i Pesci-Drago'']'', ''la Repubblica'', 14 luglio 1984.</ref>
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===[[Incipit]]===
Il vento, venendo in città da lontano, le porta doni inconsueti, di cui s'accorgono solo poche anime sensibili, come i raffreddati del fieno, che starnutano per pollini di fiori d'altre terre. <br />Un giorno, sulla striscia d'aiola d'un corso cittadino, capitò chissà donde una ventata di spore, e ci germinarono dei funghi. Nessuno se ne accorse tranne il manovale Marcovaldo che proprio lí prendeva ogni mattina il tram.<br />Aveva questo Marcovaldo un occhio poco adatto alla vita di città: cartelli, semafori, vetrine, insegne luminose, manifesti, per studiati che fossero a colpire l'attenzione, mai fermavano il suo sguardo che pareva scorrere sulle sabbie del deserto. (p. 9)
 
{{NDR|Italo Calvino, ''Marcovaldo'', Einaudi}}
 
===Citazioni===
*Chi ha l'occhio, trova quel che cerca anche a occhi chiusi. (p. 19)
*A un certo punto dell’anno, cominciava il mese d’agosto. Ed ecco: s’assisteva a un cambiamento di sentimenti generale. Alla città non voleva bene più nessuno: gli stessi grattacieli e sottopassaggi pedonali e autoparcheggi fino a ieri tanto amati erano diventati antipatici e irritanti. La popolazione non desiderava altro che andarsene al più presto: e così a furia di riempire treni e ingorgare autostrade, al 15 del mese se ne erano andati proprio tutti.<ref>Da ''La città tutta per lui (Estate)''. Citato in {{cita web|https://www.ilpost.it/2019/08/15/ferragosto-citazione-italo-calvino-marcovaldo/|«Alla città non voleva più bene nessuno»|}}</ref>
*Accadde che la moglie Domitilla, per ragioni sue, comprò una grande quantità di salciccia. E per tre sere di seguito a cena Marcovaldo trovò salciccia e rape. Ora, quella salciccia doveva essere di cane; solo l'odore bastava a fargli scappare l'appetito. Quanto alle rape, quest'ortaggio pallido e sfuggente era il solo vegetale che Marcovaldo non avesse mai potuto soffrire. (p. 43)
*Chi ha l'occhio, trova quel che cerca anche a occhi chiusi.
*"Papà" dissero i bambini, "le mucche sono come i tram? Fanno le fermate? Dov'è il capolinea delle mucche?"<br />"Niente a che fare coi tram" spiegò Marcovaldo, "vanno in montagna."<br />"Si mettono gli sci?" chiese Pietruccio.<br />"Vanno al [[pascolo]] a mangiare l'erba."<br />"E non gli fanno la multa se sciupano i prati?" (p. 57)
*Il vento, venendo in città da lontano, le porta doni inconsueti, di cui s'accorgono solo poche anime sensibili, come i raffreddati del fieno, che starnutano per pollini di fiori d'altre terre.
*A un certo punto dell’anno, cominciava il mese d’agosto. Ed ecco: s’assisteva a un cambiamento di sentimenti generale. Alla città non voleva bene più nessuno: gli stessi grattacieli e sottopassaggi pedonali e autoparcheggi fino a ieri tanto amati erano diventati antipatici e irritanti. La popolazione non desiderava altro che andarsene al più presto: e così a furia di riempire treni e ingorgare autostrade, al 15 del mese se ne erano andati proprio tutti.<ref>Da ''La città tutta per lui (Estate)''. Citato in {{cita web|https://www.ilpost.it/2019/08/15/ferragosto-citazione-italo-calvino-marcovaldo/|«Alla città non voleva più bene nessuno»|}}</ref>Tranne uno. Marcovaldo era l’unico abitante a non lasciare la città. (p. 113)
*"Papà" dissero i bambini, "le mucche sono come i tram? Fanno le fermate? Dov'è il capolinea delle mucche?"<br />"Niente a che fare coi tram" spiegò Marcovaldo, "vanno in montagna."<br />"Si mettono gli sci?" chiese Pietruccio.<br />"Vanno al [[pascolo]] a mangiare l'erba."<br />"E non gli fanno la multa se sciupano i prati?"
 
==''Palomar''==
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*Italo Calvino, ''I nostri antenati'', Einaudi, Torino, 1960.
*Italo Calvino, ''I racconti'', Einaudi, Torino, 1959.
*Italo Calvino, Marcovaldo, Nuovi Coralli 44, Enaudi, Torino, 1973.
*Italo Calvino, ''Il barone rampante'', Mondadori, Milano, 2002. ISBN 978-88-04-37085-7
*Italo Calvino, ''Il castello dei destini incrociati'', Mondadori, Milano, 1994.