Francesco Bussone: differenze tra le versioni

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==Citazioni su Francesco Bussone==
*Disceso il Carmagnola per andarsene a casa, mentre attraversava il cortile, signor Conte, gli disse uno de' gentiluomini che lo accompagnavano, venga da questa parte. Non è la strada, rispose il Carmagnola; anzi è la via dritta, replicò l'altro, e in quel punto sbucarono gli sgherri e lo sospinsero nelle prigioni che un breve ponte, chiamato con infelicissimo augurio ponte de' sospiri, congiunge al palazzo ducale {{NDR|di Venezia}}. Dicesi che a quell'atto travedesse quel misero il fato che gli soprastava, e {{sic|sclamasse}}: son morto. ([[Luigi Cibrario]])
 
*È Francesco Bussone, figlio d'un contadino di Carmagnola, ''non dispregevole terra del Piemonte'', d'onde prese il nome di guerra che gli è rimasto nell'istoria, e ''guardiano di vacche'' egli stesso come lo qualifica il Balbo.<br>Mentre, ancor giovinetto, egli stava pascolando {{sic|li}} armenti, l'aria fiera del suo volto fu osservata da un soldato di ventura, tedesco, che lo invitò a partir seco alla guerra.<br>Egli, invogliato dal luccicare delle armi, lo seguì volentieri, e si pose con esso agli stipendii del celebre condottiero Facino Cane, alla morte del quale passò fra le milizie del duca di Milano. ([[Mauro Macchi]]
 
===[[Luigi Cibrario]]===
*Francesco Bussone, nato verso il 1390 di picciol sangue in Carmagnola, grossa terra del Piemonte, di cui, secondo il vezzo soldatesco, portò sempre il nome, dimostrò nella propria persona uno de' più grandi e più lagrimevoli esempli di prospera e di contraria fortuna. Datosi all'armi, dai più umili uffici si fe' col proprio valore scala ai più sublimi. Accoppiò alla valentia, alla scienza militare gran dovizia di politici accorgimenti; usò, secondo l'occasione, ora la forza, ora le vie coperte e gl'inganni; talora anche la crudeltà; ed acquistò fama di primo capitano dell'età sua. ([[Luigi Cibrario]])
{{cronologico}}
*Francesco Bussone, nato verso il 1390 di picciol sangue in Carmagnola, grossa terra del Piemonte, di cui, secondo il vezzo soldatesco, portò sempre il nome, dimostrò nella propria persona uno de' più grandi e più lagrimevoli esempli di prospera e di contraria fortuna. Datosi all'armi, dai più umili uffici si fe' col proprio valore scala ai più sublimi. Accoppiò alla valentia, alla scienza militare gran dovizia di politici accorgimenti; usò, secondo l'occasione, ora la forza, ora le vie coperte e gl'inganni; talora anche la crudeltà; ed acquistò fama di primo capitano dell'età sua. ([[Luigi Cibrario]])
 
*Disceso il Carmagnola per andarsene a casa, mentre attraversava il cortile, signor Conte, gli disse uno de' gentiluomini che lo accompagnavano, venga da questa parte. Non è la strada, rispose il Carmagnola; anzi è la via dritta, replicò l'altro, e in quel punto sbucarono gli sgherri e lo sospinsero nelle prigioni che un breve ponte, chiamato con infelicissimo augurio ponte de' sospiri, congiunge al palazzo ducale {{NDR|di Venezia}}. Dicesi che a quell'atto travedesse quel misero il fato che gli soprastava, e {{sic|sclamasse}}: son morto. ([[Luigi Cibrario]])
 
*La testa del Carmagnola cadde al terzo colpo di scure, fra le due famose colonne al lido del mare; ed insanguinò le marmoree soglie su cui meno d'un mese prima egli solo, {{sic|securo}}, senza sospetto, avea messo piede a guisa più di trionfator che di reo. ([[Luigi Cibrario]])
 
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