Marco Polo: differenze tra le versioni

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*Quando l’uomo si parte di Cianba e va tra mezzodie e siloc ben 1.500 miglia, si viene a una grandissima isola ch’à nome Iava {{NDR|L'isola di [[Giava]]}}. E dicono i marinai ch’è la magior isola del mondo, ché gira ben 3.000 miglia. È sono al grande re; e sono idoli, e non fanno trebuto a uomo del mondo. Ed è di molto grande richezza: qui à pepe e noci moscade e spig[o] e galinga e cubebe e gherofani e di tutte care spezie. A quest’isola viene grande quantità di navi e di mercatantie, e fannovi grande guadagno; qui à molto tesoro che non si potrebbe contare. Lo Grande Kane no l’à potuta conquistare per lo pericolo del navicare e de la via, sí è lunga. E di quest’isola i mercatanti di Zaiton e de li Mangi n’ànno cavato e cavano grande tesoro. ([[s:Milione/159|cap. 159 ''Dell'isola di Iava'']])
*Ed io Marco Polo vi dimórai 5 mesi {{NDR|a [[Sumatra]]}} per lo mal tempo che mi vi tenea, e ancora la tramontana no si vedea, né le stelle del maestro. È sono idoli salvatichi; e ànno re ricco e grande; anche s’apellano per lo Grande Kane. Noi vi stemmo 5 mesi; noi uscimmo di nave e facemmo in terra castella di legname, e in quelle castelle stavavamo per paura di quella mala gente e de le bestie che mangiano gli uomini. Egli ànno il migliore pesce del mondo, e non ànno grano ma riso; e non ànno vino, se non com’io vi dirò. Egli ànno àlbori che tagliano li rami, gocciolano, e quell’acqua che ne cade è vino; ed empiesine tra dí e notte un grande coppo che sta apiccato al troncone, ed è molto buono. L’àlbore è fatto come piccoli datteri, e ànno quattro rami; e quando lo troncone non gitta piúe di questo vino, elli gittano de l’acqua al piede di questo àlbore e, stando un poco, el troncone gitta; ed àvine del bianco e del vermiglio. Di noci d’India à grande abondanza; elli mangiano tutti carne e buone e reie. ([[s:Milione/162|cap. 163 ''Del reame di Samarra'']])
*Quando l’uomo si parte de l’isola de Angaman e va 1.000 miglia per ponente e per gherbino, truova l’isola di Seilla {{NDR|Ceylon, l'odierno [[Sri Lanka]]}}, ch’è la migliore isola del mondo di sua grandezza. [...] È vanno tutti ignudi, salvo lor natura. No ànno biade, ma riso, e ànno sosimain, onde fanno l’olio, e vivono di riso, di latt’e di carne; vino fanno degli àlbori ch’ò detto (di sopra). [...] Sapiate che (’n) quest’isola nasce li nobili e li buoni rubini, e non nasciono in niuno lugo del mondo piúe; e qui nasce zafini e topazi e amatisti, e alcune altre buone pietre preziose. E sí vi dico che ’l re di questa isola àe il piú bello rubino del mondo, né che mai fue veduto; e diròvi com’è fatto. [...] La gente è vile e cattiva, e se li bisogna gente d’arme, ànno gente d’altra contrada, spezialemente saracini. ([[s:Milione/169|cap. 169 ''Dell'isola di Seilla'']])
*[[Madagascar|Mandegascar]] si è una isola verso mezzodí, di lungi da Scara intorno da 1.000 miglia. Questi sono saracini ch'adorano [[Maometto|Malcometo]]; questi ànno 4 vescovi – cioè 4 vecchi uomini –, ch'ànno la signoria di tutta l'isola. E sapiate che questa è la migliore isola e la magiore di tutto il mondo, ché si dice ch'ella gira 4.000 miglia. È vivono di mercatantia e d'arti. Qui nasce piú leofanti che in parte del mondo; e per tutto l'altro mondo non si vende né compera tanti denti di leofanti quanto in questa isola ed in quella di Zaghibar. E sapiate che in questa isola non si mangia altra carne che di camelli, e mangiavisene tanti che non si potrebbe credere; e dicono che questa carne di camelli è la piú sana carne e la migliore che sia al mondo. ([[s:Milione/186|cap. 186, ''Dell'isola di Madegascar'']])
*E' fa prendere iscorza d'uno albore c'ha nome «[[gelso]]», e è l'albore le cui foglie mangiano gli vermini che fanno la seta.<ref>Da ''Il Milione''; Citato in Salvatore Battaglia, ''Grande Dizionario della Lingua Italiana'', VI Vol. , Unione Tipografico-Editrice Torinese, Torino, 1972, p. 636.</ref>