Leone Fortis: differenze tra le versioni

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*{{NDR|[[Giuseppe Mengoni]]}} [...], da quel suo modo di parlare tutto ad incisi che s'incastonavano l'uno dentro dell'altro come gli anelli di una catena, da quelle divagazioni che si accavallavano, da quel suo dialetto romagnuolo che di tanto in tanto saltava fuori, vivace e caratteristico, si sentiva in lui il poeta.<br>E fu veramente il poeta dell'architettura – non il poeta classico dalla forma semplice, corretta, dalle linee castigate e severe – ma il poeta romantico dagli ardimenti liberi, dalle immagini audaci, dalle antitesi arrischiate. – Qualcuno lo disse il Victor Hugo della curva. Il paragone era giusto. Solo che le sue liriche le lasciò solidificate in monumenti che restano, e uno di questi si chiama la Galleria di Milano. (cap. XXXVI, pp. 471-472)
 
*E pensare che quando fu eretta {{NDR|la galleria Vittorio Emanuele II di Milano}} quella immensa armatura a cinque piani – ch'era un edifizio, quasi un monumento da sé, Mengoni nel mostrarmela mi disse: ''L'ho fatta così solida perché non voglio disgrazie, non voglio che l'opera mia costi la vita a nessuno''.<br>Doveva costare la vita a lui<ref>Mengoni morì il 30 dicembre 1877, giorno precedente l'inaugurazione, precipitando dall'impalcatura più alta della Galleria.</ref>. (cap. XXXVI, pp. 473-474)
 
*[[Papa Pio IX|Pio IX]] {{NDR|nel 1848}} fuggì di sera – e nessuno di quelli che lo custodivano se ne accorse. La mattina seguente – le due sentinelle della Guardia Civica erano ancora ritte e impettite, sotto gli elmi criniti, al loro posto... a vegliare gelosamente il Palazzo Pontificio – vuoto del suo ospite illustre. – Quando la comica scena fu riferita a Pio IX, disse : – ''Ah sì, eran le guardie del Santo Sepolcro!'' (cap. XLI, p. 551)