David Silvagni: differenze tra le versioni

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→‎La corte e la società romana nei secoli XVIII e XIX: Canova, scultore del tempo di Pericle
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*L'invidia degli artisti sobillati dal Laboreur, dal Pacetti, dal Marchionni, dal Battoni, non lasciò in pace il Canova, che essi motteggiavano con modi scurrili e indecenti, e giuocando sul suo nome lo dicevano ''Sor-ca-nova'', ovvero ''cacatanova'', e quando si scoprì il mausoleo del Ganganelli<ref>Monumento funebre di papa Clemente XIV, al secolo Giovanni Ganganelli, eseguito dal Canova, nella chiesa romana dei Santi XII Apostoli.</ref>, in cui sono le statue della Fortezza e della Temperanza, fu divulgata una satira affissa al caffè a Piazza di Pietra che diceva: «Chi avesse trovato la gamba della Temperanza, la porti nella sagrestia dei {{sic|Ss}}. Apostoli che gli sarà data conveniente mancia». (vol. II, p. 461-462)
 
*[...] il Canova artista cristiano, con le divinità del suo Olimpo, con le sue ninfe, con le sue eterne nudità sino al punto di effigiar nudo Napoleone, con le sue forme ispirate al modello dello scalpello greco, appare nei suoi lavori piuttosto uno scultore del tempo di Pericle, che un artista del tempo di Pio VI e VII, e piuttosto adoratore del Giove eleusino che del redentore Gesù. Infatti egli non effigiò neppure un solo santo; scolpì una Maddalena perché si prestava al bello e al nudo, e fece una ''Pietà'' per il suo Possagno con l'unico scopo di eseguire un Cristo nudo; e della nudità era così appassionato cultore che invitato con lettera da monsignor maggiordomo Frosini a nome di Papa Pio VII a coprire i Geni del sepolcro degli Stuardi, vi si rifiutò seccamente. (vol. II, p. 466)
 
*Giovanni Maria {{NDR|Mastai Ferretti}} divenuto pontefice e regnando tanti anni, non arricchì i {{sic|nepoti}} e ciò fu bene; ma forse li lasciò troppo poveri, sicché alla sua morte essi mossero causa prima agli esecutori testamentari, e poi al Governo, per ottenere una quota dell'appannaggio dovuto dal Tesoro pubblico al Papa. I Mastai furono soccombenti; e [[Papa Pio IX|Pio IX]], che aveva arricchito tanti cortigiani così sfacciatamente, lasciò che il suo nome non fosse benedetto neppure dai suoi discendenti. (vol. III, p. 539)