David Silvagni: differenze tra le versioni

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*{{NDR|[[Antonio Canova]]}} Aveva carrozza e cavalli, e vestiva elegantemente con calze di seta, brache di velluto, abito di velluto o seta, sparato della camicia con merletti di Burano, panciotto a ricami, orologio a ripetizione, scatola d'oro con la miniatura di Napoleone. Il suo viso era scarno, senza barba, ovale, con la bocca grande e grandi occhi, naso lungo pronunziato, {{sic|sopracciglie}} folte nere, occhiaie profonde, fronte amplissima e calvo, e nascondeva la calvizie con un parrucchino molto ben fatto. (vol. II, p. 452)
 
*L'invidia degli artisti sobillati dal Laboreur, dal Pacetti, dal Marchionni, dal Battoni, non lasciò in pace il Canova, che essi motteggiavano con modi scurrili e indecenti, e giuocando sul suo nome lo dicevano ''Sor-ca-nova'', ovvero ''cacatanova'', e quando si scoprì il mausoleo del Ganganelli<ref>Monumento funebre di papa Clemente XIV, al secolo Giovanni Ganganelli, eseguito dal Canova, nella chiesa romana dei Santi XII Apostoli.</ref>, in cui sono le statue della Fortezza e della Temperanza, fu divulgata una satira affissa al caffè a Piazza di Pietra che diceva: «Chi avesse trovato la gamba della Temperanza, la porti nella sagrestia dei {{sic|Ss}}. Apostoli che gli sarà data conveniente mancia». (vol. II, p. 461-462)
 
*Giovanni Maria {{NDR|Mastai Ferretti}} divenuto pontefice e regnando tanti anni, non arricchì i {{sic|nepoti}} e ciò fu bene; ma forse li lasciò troppo poveri, sicché alla sua morte essi mossero causa prima agli esecutori testamentari, e poi al Governo, per ottenere una quota dell'appannaggio dovuto dal Tesoro pubblico al Papa. I Mastai furono soccombenti; e [[Papa Pio IX|Pio IX]], che aveva arricchito tanti cortigiani così sfacciatamente, lasciò che il suo nome non fosse benedetto neppure dai suoi discendenti. (vol. III, p. 539)