Michel de Montaigne: differenze tra le versioni

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==''Giornale di viaggio''==
{{cronologico}}
*{{NDR|[[Roma]]}} È una città tutta corte e nobiltà: ognuno partecipa a suo modo dell'ozio ecclesiastico.<ref>Citato in Fausta Garavini, ''[https://ilmanifesto.it/michel-de-montaigne-a-cavallo-con-lo-scriba/ Michel de Montaigne a cavallo con lo scriba]'', in ''Alias domenica'', 10 agosto 2142104.</ref>
*Sarà troppo grande dappocaggine, et ischifiltà la mia se tutto dì ritrovadomi in caso di morte a questo modo, e facendolami più presso ogni ora, non m'ingegni sì ch'io la possa di leggieri sopportare quanto prima io ne sia sopraggiunto. Et in questo mezzo fia senno il pigliarsi allegramente il bene ch'a Dio piacerà di mandarci. Non c'è altra medicina, altra regola, o scienzia a schifare gli mali chenti e quali d'ogni canto, e ad ogni ora soprastanno l'uomo, che risolversi a umanamente sofferirgli, o animosamente e spacciatamente finirgli.<ref name=ita>Scritto in lingua italiana da Montaigne.</ref>
*In fine confessai, ch'è ragione, che [[Firenze]] si dica la bella.<ref name=ita/>
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*La fiducia nell'altrui [[bontà]] è non lieve testimonianza della propria. (XIV; 2012, p. 113)
*Ognuno sta bene o male secondo come pensa di stare. Non è contento chi è creduto tale, ma chi lo crede di sé. E in questo soltanto la [[credenza]] dà a se stessa sostanza e verità. (XIV; 2012, p. 115)
*La più comune e la più sana parte degli uomini ritiene una grande fortuna l'abbondanza dei [[figli]]; io e alcuni altri riteniamo un'uguale fortuna la loro mancanza. (XIV; 1994)
*Essa {{NDR|la paura}} esplica il suo estremo potere allorché per il suo utile particolare ci risospinge a quel valore che ha sottratto al nostro dovere e al nostro onore. Nella prima battaglia regolare che i Romani perdettero contro Annibale sotto il console Sempronio, un esercito di ben diecimila fanti, preso da spavento, non vedendo dove altrimenti aprire un varco alla propria viltà, andò a gettarsi nel grosso dei nemici, che sfondò con impeto straordinario, con grande strage di Cartaginesi, comprando una fuga vergognosa al medesimo prezzo che avrebbe pagato per una gloriosa vittoria. (XVIII; 2012, p. 130)
*La [[paura]] è la cosa di cui ho più paura. (XVIII; 2012, p. 130)
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*È un mezzo eccellente per guadagnare il cuore e la volontà altrui andare a sottomettersi e affidarsi ad essi, purché ciò sia fatto liberamente e senza la costrizione di alcuna necessità, e a condizione che lo si faccia con una fiducia pura e schietta e, almeno, con la fronte libera da ogni inquietudine. (XXIV; 2012, p. 233)
*Ricercare le mani nemiche è una decisione un po' arrischiata; credo tuttavia che sia meglio prenderla che rimanere nella continua agitazione di un caso che non ha rimedio. Ma poiché le precauzioni che si possono usare sono piene d'inquietudine e d'incertezza, è meglio prepararsi con baldanza a tutto quello che potrà accadere e trarre qualche consolazione dal fatto che non si è sicuri che accada. (XXIV; 2012, p. 237)
*Ogni altra [[scienza]] è dannosa per chi non ha la scienza della [[bontà]]. (XXV; 1994)
*Non dico gli altri, se non per dirmi di più. (XXVI; 2012, p. 265)<ref>{{Cfr}} II, X (2012, p. 725): «Faccio dire agli altri quello che non posso dire altrettanto bene, sia per insufficienza di linguaggio, sia per insufficienza di senno». </ref>
:''Je ne dis les autres, sinon pour d'autant plus me dire.'' (2012, p. 264)
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*Mi ritengo di stampo comune, salvo per il fatto che mi ritengo tale. (XVII; 2012, p. 1175)
*Darei più volentieri il mio sangue della mia sollecitudine. (XVII; 2012, p. 1191)
:''Je prêterais aussi volontiers mon sang que mon soin.'' (2012, p. 1190)
*Non potendo regolare gli avvenimenti, regolo me stesso, e mi adatto ad essi, se essi non si adattano a me. (XVII; 2012, p. 1193)
*Sul fatto mi comporto virilmente, di fronte all'idea puerilmente. Lo spavento della caduta mi procura più febbre del colpo. Il gioco non vale la posta. L'[[avaro]] soffre della sua passione più del [[povero]], e il geloso più del cornuto. E c'è spesso minor danno nel perder la propria vigna che nel disputarla. Il gradino più basso è il più sicuro. È la sede della [[costanza]]. Qui non avete bisogno che di voi stessi. Essa quivi si fonda e si appoggia tutta su di sé. (XVII; 2012, p. 1195)
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*Il bene pubblico richiede che si tradisca e che si menta, e che si massacri [...]. (I; 2012, p. 1461)
*Un parlare aperto apre un altro parlare e lo fa venir fuori, come fanno il vino e l'amore. (I; 2012, p. 1469)
*La stessa innocenza non potrebbe né trafficare tra noi senza [[dissimulazione]], né negoziare senza menzogna. (I; 1994)
*Gli altri formano l’uomo. Io lo descrivo, e ne rappresento un esemplare assai mal formato, e tale che se dovessi modellarlo di nuovo lo farei in verità molto diverso da quello che è. Ma ormai è fatto. Ora, i tratti della mia pittura sono sempre fedeli, benché cambino e varino. Il mondo non è che una continua altalena. Tutte le cose vi oscillano senza posa: la terra, le rocce del Caucaso, le piramidi d’Egitto, e per l’oscillazione generale e per la loro propria. La stessa costanza non è altro che un’oscillazione più debole. Io non posso fissare il mio oggetto. Esso procede incerto e vacillante, per una naturale ebbrezza. Lo prendo in questo punto, com'è, nell'istante in cui m’interesso a lui. Non descrivo l’essere. Descrivo il passaggio: non un passaggio da un’età all'altra o, come dice il popolo, di sette in sette anni, ma di giorno in giorno, di minuto in minuto. Bisogna che adatti il mio racconto al momento. Potrei cambiare fra poco, non solo di condizione, ma anche d’intenti. È una registrazione di diversi e mutevoli eventi e di idee incerte. E talvolta contrarie: sia che io stesso sia diverso, sia che colga gli oggetti secondo altri aspetti e considerazioni. Tant'è che forse mi contraddico, ma la verità, come diceva Demade, non la contraddico mai. Se la mia anima potesse stabilizzarsi, non mi saggerei, mi risolverei. Essa è sempre in tirocinio e in prova. (II; 2012, p. 1487)
*Ogni [[uomo]] porta la forma intera dell'umana condizione. (II; 2012, p. 1487)
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*Che cosa ha fatto agli uomini l'atto genitale, così naturale, così necessario e così giusto, perché non si osi parlarne senza vergogna e lo si escluda dai discorsi seri e moderati? Noi pronunciamo arditamente: uccidere, rubare, tradire; e questo, non oseremmo dirlo che fra i denti. Vuol dire che meno ne esprimiamo in parola, più abbiamo diritto d'ingrandirne il pensiero? (V; 2012, p. 1567)
*Non è più tempo di recalcitrare quando ci si è lasciati imbrigliare. (V; 2012, p. 1577)
:''Il n'est plus temps de regimber quand on s'est laissé entraver''. (2012, p. 1576)
*[...] il senso chiarisce e produce le parole. (V; 2012, p. 1619)
*Tutti mi riconoscono nel mio libro, e il mio libro in me. (V; 2012, p. 1623)
*Le [[Maschio e femmina|donne]] hanno certamente ragione quando respingono le norme di vita fatte proprie dal mondo: tanto più che sono stati gli [[Maschio e femmina|uomini]] ad averle stabilite senza neanche consultarle. (V; 1994)
*Non vedo matrimoni che falliscono e vanno a pezzi più rapidamente di quelli che sono fondati sulla bellezza e sui deliri dei sensi. Occorrono basi più solide e ferme, e bisogna procedervi con cautela; quella esaltata allegrezza non serve a niente. (V; 1994)
*Io detesto il dominio, e attivo e passivo. (VII; 2012, p. 1703)
*L'ostinarsi e l'accalorarsi nel [[discutere]] è la più sicura prova di ignoranza. C'è niente di sicuro, di deciso, di sdegnoso, di contemplativo, di grave, di serio come l'[[asino]]? (VIII; 2008, p. 998)
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*La carriera dei nostri desideri dev'essere circoscritta e ristretta al breve limite delle comodità più prossime e contigue. E inoltre la loro corsa dev'esser condotta non in linea retta che faccia capo altrove, ma in circolo, i due capi del quale si congiungano e terminino in noi con un breve giro. Le azioni che si compiono senza questo movimento riflesso, s'intende vicino ed essenziale, come quelle degli avari, degli ambiziosi e di tanti altri che corrono dritto, la cui corsa li porta sempre in avanti, sono azioni erronee e malsane. (X; 2012, pp. 1879 e 1881)
*L'[[ambizione]] non è un vizio da uomini dappoco. (X; 2012, p. 1901)
*Bisogna trascorrere questa [[vita]] terrena con un po' di leggerezza e superficialità. Occorre scivolarvi, non calarvisi dentro. (X; 1994)
*A vedere gli sforzi che [[Lucio Anneo Seneca|Seneca]] fa per prepararsi alla morte, a vederlo sudare dallo sforzo per corroborarsi e star forte e dibattersi per tanto tempo su quella pertica, avrei scemato la reputazione di lui se non l'avesse conservata morendo veramente da forte. Il suo agitarsi così ardente, così frequente, mostra che era ardente e impetuoso lui stesso. [...] E in ogni modo mostra che era incalzato dal suo avversario. Lo stile di [[Plutarco]], di quanto è più sdegnoso e più sostenuto, è, secondo me, di altrettanto più virile e persuasivo: crederei facilmente che la sua anima avesse gli impulsi più sicuri e più regolati. L'uno, più vivace, ci stimola e ci sveglia di soprassalto, tocca più lo spirito. L'altro, più calmo, ci istruisce, ci fortifica e conforta costantemente, tocca più l'intelletto. Quello là rapisce la nostra mente, questo la conquista. (XII; 2008, p. 1106)
*La vera [[libertà]] è potere qualsiasi cosa su se stesso. (XII; 2014)
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==Bibliografia==
*Michel de Montaigne, ''Dizionario della saggezza'', a cura di Roberto Bonchio, Newton Compton, 1994. ISBN 88-7983-601-3.
*Michel de Montaigne, ''[https://montaignestudies.uchicago.edu/h/lib/JV1.PDF Journal de Voyage]'', a cura di Concetta Cavallini, ''Montaigne Studies''.
*Michel de Montaigne, ''Saggi'', a cura di Virginio Enrico, Mondadori, Milano, 2008.