Andrea Scanzi: differenze tra le versioni

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*Per questo il più convincente {{NDR|al Concerto del Primo Maggio 2012}} è stato [[Caparezza]], un pazzo di talento che declina la protesta in salsa obliquamente allegra.<ref>Da ''[http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/05/03/basta-discorsi-primo-maggio/216711/ Basta discorsi al Primo Maggio]'', ''Il Fatto Quotidiano.it'', 3 maggio 2012.</ref>
*Quando guardo [[Matteo Renzi|Renzi]], è come se vedessi un cocktail in cui ci sono shakerati un terzo di [[Silvio Berlusconi|Berlusconi]], un terzo del peggior [[Bettino Craxi|Craxi]] e un terzo di [[Jerry Calà]]. Ecco, quando vedo un presidente del Consiglio così, un po' di paura onestamente mi viene.<ref>Dalla trasmissione televisiva ''Otto e mezzo'', La7; citato in ''[http://tv.ilfattoquotidiano.it/2015/09/23/scanzi-renzi-un-cocktail-un-terzo-di-berlusconi-un-terzo-del-peggior-craxi-un-terzo-di-jerry-cala/417481/ Scanzi: "Renzi? Un cocktail: un terzo di Berlusconi, un terzo del peggior Craxi, un terzo di Jerry Calà"]'', ''ilFattoQuotidiano.it'', 23 settembre 2015.</ref>
*[[Matteo Salvini|Salvini]] li conosce tutti i conduttori e gli dà del tu. Una cosa che io non sopporto di lui, ma proprio dialetticamente, è la lista della spesa, detesto le sue ripetizioni. Salvini è uno che ripete le stesse cose in continuazione [...] Una lista della spesa insopportabile, aggiornati Matteo Salvini, fallo un piccolo corso di dizione, ma anche di [[dialettica]], perché non si può parlare sempre con lo stesso meccanismo dialettico e sempre con gli stessi odiosi stratagemmi populisti.<ref>Da una diretta ''Facebook''; citato in Domenico Camodeca, Mario Massimo Perri, ''[https://it.blastingnews.com/politica/2020/04/giletti-intervista-salvini-andrea-scanzi-deliri-ripetuti-in-continuazione-003119859.html ''Giletti intervista Salvini, Andrea Scanzi: "Deliri ripetuti in continuazione"]'', ''Balstingnews.com'', 20 aprile 2020.</ref>
*Si possono individuare due Gasquet: quello iniziale, estemporaneo e bellissimo, che aveva però un'autonomia limitata. E quello più attendista e pragmatico, benché comunque dotato di accelerazioni inaudite: il primo è durato fino al 2008, l'altro è nato dalla squalifica per doping. Oddio, "doping": il famoso "bacio alla cocaina". Al tempo – era il 2009 – tutti dissero che Gasquet non sarebbe tornato mai più al top: troppo fragile psicologicamente. In quel periodo Gasquet veniva anche preso malamente in giro per una sua presunta omosessualità.<ref name=gasquet/>
*''[[Sulla mia pelle (film 2018)|Sulla mia pelle]]'' è quello che deve essere: un film che ti devasta. È insostenibile dall'inizio alla fine, fa un male che non guarisce - non può guarire - e dice e mostra tutto quel che c'è da dire e mostrare. Non celebra e tutto sommato neanche dà giudizi. Chi lo ha criticato ritenendolo "un'agiografia" è un idiota conclamato, non meno di quei decerebrati neuronali che hanno insultato Ilaria Cucchi colpevole "d'aver costruito una carriera sulla morte del fratello" (sì, al mondo c'è anche gente così. E purtroppo coi social tocca pure leggerla). Non mi interessa, qui, fare una recensione (a chi interessa: è il classico tre stelle su quattro di Mereghetti). Alessandro Borghi è di una bravura sconcertante, e lo era già in Suburra (e non solo in Suburra). Jasmine Trinca è condannata da sempre a essere intensa e perfetta. Max Tortora fa quello che deve fare (e lo fa benissimo). E il regista Alessio Cremonini rifugge buoni sentimenti e retorica com'è giusto che sia. Cento minuti intollerabili, che neanche so se consigliarvi (al cinema o su Netflix) perché non è un film per tutti [...]. Diffidate da chi, alla fine, vorrà darvi una sintesi rassicurante e auto-assolutoria tipo: "Grazie a questo film impareremo dai nostri errori". Figuriamoci. Non impariamo mai niente e lo dimostrano le polemiche che da quasi nove anni circondano questo ragazzo, insultato e deturpato da una giustizia talora alla cazzo e da un paese che non sa più ragionare ma solo tifare [...]. Per quella famiglia e per quel senso di colpa che ci arriva sempre tardi, quando la disgrazia è già avvenuta e a quel punto non resta che il gusto per la lacrima. A volte sincera e a volte no. E in ogni caso tardiva. Un senso di colpa che, ovviamente, non ci insegna mai nulla. E che anzi a lungo andare ci fa venire la voglia perversa di sentirci in qualche modo assolti: "Ho pianto, mi sono commosso, quindi nel mio piccolo ho espiato". ''Sulla mia pelle'' ci ricorda l'esatto contrario: siamo colpevoli. Tutti. Colpevoli di perdurante aridità. Colpevoli di abitudine all'insensibilità. Colpevoli di pensare - e una parte di noi lo pensa - che in fondo Stefano se la sia andata a cercare e la sua fine faccia parte delle regole del gioco. Regole di merda, e dunque fatte di una materia che conosciamo bene. Forse perché spesso ci somiglia.<ref name=fb/>