Mateo Alemán: differenze tra le versioni

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*[[Mangiare|Mangiando]], tutti gli affanni passano in seconda linea; dove manca il pane, non c'è bene che s'affacci né male che non sia di troppo, non c'è piacere che duri né soddisfazione che regga; tutti bisticciano senza sapere perché, nessuno ha colpa e ciascuno l'attribuisce all'altro, tutti fanno piani chimerici e tutto allora è repubblica e sofisma (p. 314).
*Le buone opere si pagano con le buone parole, quando non si dispone di altra moneta e il debitore è povero (p. 320).
*[...] il soccorso nel bisogno, anche se poco, è di grande conforto, e una piccolezza acquista grande valore. (p. 320)
*Gli [[uomini]] nella necessità non cercano bellezza, gioventù e bei vestiti, ma soltanto sottane, e non importa che le gambe siano storte (p. 324).
*Dice bene la [[proverbi toscani|massima toscana]] che consiglia di non prestar fede a donne, marinai e osti più di quanto si debba prestarne a coloro che si lodano da se stessi: infatti, venuti al nocciolo, tutti costoro mentono per lo più (p. 326).
*Per la [[fame]] non c'è pane cattivo (''ibidem''p. 326).
*Chi [[Male|mal]] fa mal pensa e si adombra della sua stessa ombra, poiché la coscienza della colpa gli richiama l'immagine della pena (p. 327).
*Sentirsi dalla parte della ragione aumenta le forze e dà animo ai pusillanimi (p. 333).
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*Non c'è [[male]] tanto grave dal quale non risulti qualcosa di buono (p. 339).
*La [[fortuna]], con i suoi mutamenti, rende l'uomo più saggio e prudente (p. 344).
*Come tutto appare facile – acconciato, condito e servito – a colui che pensa, e come invece difficoltoso a colui che opera. Mi immagino che il pensare sia come un bimbo che corre per una pianura a cavallo di una canna e una girandola di carta in mano; e mi figuro l'operare come un vecchio canuto, calvo, monco e zoppo che con due stampelle si appresta a scalare una muraglia altissima ben difesa (''ibidem''p. 344).
*Chi non ha [[bisogno|bisogni]] per sé, mal si ricorda degli altrui (p. 346).
*La [[fame]] e il ritegno [...] non riuscirono mai a essere amici (p. 351).
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*La virtù non defraud[a] mai il buono del suo premio e il [[Vizi e virtù|vizio]] riserb[a] sempre al malvagio il giusto castigo e l'infamia (p. 405).
*La [[gioventù]] è porta e principio di ogni [[peccato]] (p. 453).
*La [[prudenza]] è figlia dell'[[esperienza]] (''ibidem''p. 453).
*Chi [[amore|ama]] abdica alla propria volontà e al proprio buon senso in favore della persona amata (p. 454).
*Nulla è più pregiudizievole in una [[Politico|persona pubblica]] che il dar mostra di una qualsiasi benché piccola debolezza (p. 467).
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*L'[[imbecillità]] non va mai esente da malizia, e queste due cose insieme sono sufficienti a mandare in malora non dico una casa, ma un'intera repubblica (p. 487).
*Dove c'è la [[forza]] c'è per lo più la superbia e da questa nasce la prepotenza (p. 491).
*Non c'è spada così affilata che tagli e ferisca tanto profondamente quanto la [[calunnia]] e la falsa accusa, e soprattutto in mano a soverchiatori, la cui forza è efficientissima a prostrare al suolo la più fondata ragione dell'umile, e tanto più quanto meno si circondi di cautele (''ibidem''p. 491).
*Poiché il [[denaro]] è fatto di metallo pesante, se ne va sempre nel fondo delle saccocce ed è molto difficile cavarlo fuori (p. 499).
*Vi sono congiunture in cui un reale ne vale cento e rende il profitto di mille (p. 530).