Italo Calvino: differenze tra le versioni

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===Citazioni su ''Il cavaliere inesistente''===
*{{NDR|Agilulfo è}} il simbolo dell'uomo "robotizzato", che compie gesti burocratici con incoscienza quasi assoluta. (Giuseppe Bonura, da ''Invito alla lettura di Calvino'', Mursia, 1972)
 
==''Il sentiero dei nidi di ragno''==
{{Int|Dalla prefazione all'edizione del 1964|Inserita in tutte le successive edizioni; pp. V-XV dell'edizione del 1993}}
*Questo romanzo è il primo che ho scritto; quasi posso dire la prima cosa che ho scritto, se si eccettuano pochi racconti. Che impressione mi fa, a riprenderlo in mano adesso? Più che come un'opera mia lo leggo come un libro nato anonimamente dal clima generale d'un'epoca, da una tensione morale, da un gusto letterario che era quello in cui la nostra generazione si riconosceva, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.
*Personaggi, paesaggi, spari, didascalie politiche, voci gergali, parolacce, lirismi, armi ed amplessi non erano che colori della tavolozza, note del pentagramma, sapevamo fin troppo bene che quel che contava era la musica e non il libretto.
*Il «[[neorealismo]]» non fu una scuola. [...] Fu un insieme di voci, in gran parte periferiche, una molteplice scoperta delle diverse Italie, anche – o specialmente – delle Italie fino allora più inedite per la letteratura. Senza la varietà di Italie sconosciute l'una all'altra – o che si supponevano sconosciute –, senza la varietà dei dialetti e dei gerghi da far lievitare e impastare nella lingua letteraria, non ci sarebbe stato «neorealismo».
*Avevo un [[paesaggio]]. Ma per poterlo rappresentare occorreva che esso diventasse secondario rispetto a qualcos'altro: a delle persone, a delle storie. La [[Resistenza italiana|Resistenza]] rappresentò la fusione tra paesaggio e persone.
*A poco più d'un anno dalla Liberazione già la «[[Revisionismo|rispettabilità ben pensante]]» era in piena riscossa, e approfittava d'ogni aspetto contingente di quell'epoca – gli sbandamenti della gioventù postbellica, la recrudescenza della delinquenza, la difficoltà di stabilire una nuova legalità – per esclamare: «Ecco, noi l'avevamo sempre detto, questi partigiani, tutti così, non ci vengano a parlare di Resistenza, sappiamo bene che razza d'ideali...» Fu in questo clima che io scrissi il mio libro, con cui intendevo paradossalmente rispondere ai ben pensanti: «D'accordo, farò come se aveste ragione voi, non rappresenterò i migliori [[Partigiano|partigiani]], ma i peggiori possibili, metterò al centro del mio romanzo un reparto tutto composto di tipi un po' storti. Ebbene: cosa cambia? Anche in chi si è gettato nella lotta senza un chiaro perché, ha agito un'elementare spinta di riscatto umano, una spinta che li ha resi centomila volte migliori di voi, che li ha fatti diventare forze storiche attive quali voi non potrete mai sognarvi di essere!»
*Le [[Lettura|letture]] e l'esperienza di [[vita]] non sono due universi ma uno. Ogni esperienza di vita per essere interpretata chiama certe letture e si fonde con esse. Che i libri nascano sempre da altri libri è una verità solo apparentemente in contraddizione con l'altra: che i libri nascano dalla vita pratica e dai rapporti tra gli uomini.
*In gioventù ogni [[libro]] nuovo che si legge è come un nuovo occhio che si apre e modifica la vista degli altri occhi o libri-occhi che si avevano prima.
*Forse, in fondo, il primo libro è il solo che conta, forse bisognerebbe scrivere quello e basta, il grande strappo lo dài solo in quel momento, l'occasione di esprimerti si presenta solo una volta, il nodo che porti dentro o lo sciogli quella volta o mai più. Forse la poesia è possibile solo in un momento della vita che per i più coincide con l'estrema giovinezza. Passato quel momento, che tu ti sia espresso o no (e non lo saprai se non dopo cento, centocinquant'anni; i contemporanei non possono essere buoni giudici), di lì in poi i giochi son fatti, non tornerai che a fare il verso agli altri o a te stesso, non riuscirai più a dire una parola vera, insostituibile...
*''[[Beppe Fenoglio#Una questione privata|Una questione privata]]'' [...] è costruito con la geometrica tensione d'un romanzo di follia amorosa e cavallereschi inseguimenti come l'''Orlando furioso'', e nello stesso tempo c'è la Resistenza proprio com'era, di dentro e di fuori, vera come mai era stata scritta, serbata per tanti anni limpidamente dalla memoria fedele, e con tutti i valori morali, tanto più forti quanto più impliciti, e la commozione, e la furia. Ed è un libro di paesaggi, ed è un libro di figure rapide e tutte vive, ed è un libro di parole precise e vere. Ed è un libro assurdo, misterioso, in cui ciò che si insegue, si insegue per inseguire altro, e quest'altro per inseguire altro ancora e non si arriva al vero perché.
*Il primo libro sarebbe meglio non averlo mai scritto. Finché il primo libro non è scritto, si possiede quella libertà di cominciare che si può usare una sola volta nella vita, il primo libro già ti definisce mentre tu in realtà sei ancora lontano dall'esser definito; e questa definizione poi dovrai portartela dietro per la vita, cercando di darne conferma o approfondimento o correzione o smentita, ma mai più riuscendo a prescinderne.
*L'[[esperienza]] [...] è la memoria più la ferita che ti ha lasciato, più il cambiamento che ha portato in te e che ti ha fatto diverso.
 
===[[Incipit]]===
Per arrivare fino in fondo al vicolo, i raggi del sole devono scendere diritti rasente le pareti fredde, tenute discoste a forza d'arcate che traversano la striscia di cielo azzurro carico. Scendono diritti, i raggi del sole, giù per le finestre messe qua e là in disordine sui muri, e cespi di basilico e di origano piantati dentro pentole ai davanzali, e sottovesti stese appese a corde; fin giù al selciato, fatto a gradini e a ciottoli, con una cunetta in mezzo per l'orina dei muli. Basta un grido di Pin, un grido per incominciare una canzone, a naso all'aria sulla soglia della bottega, o un grido cacciato prima che la mano di Pietromagro il ciabattino gli sia scesa tra capo e collo per picchiarlo, perché dai davanzali nasca un'eco di richiami e d'insulti.
 
===Citazioni===
*Tutti abbiamo una ferita segreta per riscattare la quale combattiamo.
*I grandi sono una razza ambigua e traditrice, non hanno quella serietà terribile nei giochi propria dei ragazzi, pure hanno anch'essi i loro giochi, sempre più seri, un gioco dentro l'altro che non si riesce mai a capire qual è il gioco vero.
*Pin, il codice penale è sbagliato. C'è scritto tutto quello che uno non può fare nella vita: furto, omicidio, ricettazione, appropriazione indebita, ma non c'è scritto cosa uno può fare, invece di fare tutte quelle cose, quando si trova in certe condizioni.
*Al principio di tutte le storie che finiscono male c'è una [[donna]], non si sbaglia. Tu sei giovane, impara quello che ti dico: la [[guerra]] è tutta colpa delle donne...
*I sogni dei [[partigiani]] sono rari e corti, sogni nati dalle notti di fame, legati alla storia del cibo sempre poco e da dividere in tanti: sogni di pezzi di pane morsicati e poi chiusi in un cassetto. I cani randagi devono fare sogni simili, d'ossa rosicchiate e nascoste sottoterra. Solo quando lo stomaco è pieno, il fuoco è acceso, e non s'è camminato troppo durante il giorno, ci si può permettere di sognare una donna nuda e ci si sveglia al mattino sgombri e spumanti, con una letizia come d'ancore salpate.
*Il [[comunismo]] è che se entri in una casa e mangiano della minestra, ti diano della minestra, anche se sei stagnino, e se mangiano del panettone, a Natale, ti diano del panettone. Ecco cos'è il comunismo.
*Arrivare e non aver [[paura]], questa è la meta ultima dell'uomo.
*È triste essere come lui, un [[bambino]] nel mondo dei grandi, sempre un bambino, trattato dai grandi come qualcosa di divertente e di noioso; e non poter usare quelle loro cose misteriose ed eccitanti, armi e donne, non poter mai far parte dei loro giochi. Ma Pin un giorno diventerà grande, e potrà essere cattivo con tutti, vendicarsi di tutti quelli che non sono stati buoni con lui: Pin vorrebbe essere grande già adesso, o meglio, non grande, ma ammirato o temuto pur restando com'è, essere bambino e insieme capo dei grandi, per qualche impresa meravigliosa. Ecco, Pin ora andrà via, lontano da questi posti ventosi e sconosciuti, nel suo regno, il fossato, nel suo posto magico dove fanno il nido i ragni.
 
===Citazioni su ''Il sentiero dei nidi di ragno''===
*Già: perché esiste anche un ''Sentiero dei nidi di ragno'', giovane e paffuto romanzo dato alla luce dopo quindici giorni di indefesso travaglio e una più lunga gravidanza cerebrale. [...] Pesa centocinquanta pagine e da grande ha deciso che farà il premio Mondadori, o il premio Viareggio o il premio Vendemmia. La puerpera — io — sta bene e allatta.<ref name=":0">Da una lettera datata 23 dicembre 1946 a [[Silvio Micheli]]; citato in Paolo Di Stefano, ''I «Nidi di ragno» erano un bebè Così Calvino festeggiò il «parto»'', ''Corriere della Sera'', 11 marzo 2018, p. 35.</ref> (Italo Calvino)
*{{NDR|Il libro}} è ancora d'ambiente partigiano: ma visto da un punto di vista nuovo, al massimo antiretorico, anzi politicamente piuttosto scabroso. Si svolge in massima parte in un distaccamento cui vengono assegnati gli elementi indesiderabili: è il fenomeno della resistenza studiato nel sottoproletariato, nel proletariato senza coscienza di classe, dove non esistono ancora ragioni patriottiche o sociali, ma solo una confusa spinta e un riscatto umano.<ref name=":0" /> (Italo Calvino)
 
==''Il visconte dimezzato''==
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{{NDR|Italo Calvino, ''Se una notte d'inverno un viaggiatore'', Einaudi}}
 
==''Il sentiero dei nidi di ragno''==
{{Int|Dalla prefazione all'edizione del 1964|Inserita in tutte le successive edizioni; pp. V-XV dell'edizione del 1993}}
*Questo romanzo è il primo che ho scritto; quasi posso dire la prima cosa che ho scritto, se si eccettuano pochi racconti. Che impressione mi fa, a riprenderlo in mano adesso? Più che come un'opera mia lo leggo come un libro nato anonimamente dal clima generale d'un'epoca, da una tensione morale, da un gusto letterario che era quello in cui la nostra generazione si riconosceva, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.
*Personaggi, paesaggi, spari, didascalie politiche, voci gergali, parolacce, lirismi, armi ed amplessi non erano che colori della tavolozza, note del pentagramma, sapevamo fin troppo bene che quel che contava era la musica e non il libretto.
*Il «[[neorealismo]]» non fu una scuola. [...] Fu un insieme di voci, in gran parte periferiche, una molteplice scoperta delle diverse Italie, anche – o specialmente – delle Italie fino allora più inedite per la letteratura. Senza la varietà di Italie sconosciute l'una all'altra – o che si supponevano sconosciute –, senza la varietà dei dialetti e dei gerghi da far lievitare e impastare nella lingua letteraria, non ci sarebbe stato «neorealismo».
*Avevo un [[paesaggio]]. Ma per poterlo rappresentare occorreva che esso diventasse secondario rispetto a qualcos'altro: a delle persone, a delle storie. La [[Resistenza italiana|Resistenza]] rappresentò la fusione tra paesaggio e persone.
*A poco più d'un anno dalla Liberazione già la «[[Revisionismo|rispettabilità ben pensante]]» era in piena riscossa, e approfittava d'ogni aspetto contingente di quell'epoca – gli sbandamenti della gioventù postbellica, la recrudescenza della delinquenza, la difficoltà di stabilire una nuova legalità – per esclamare: «Ecco, noi l'avevamo sempre detto, questi partigiani, tutti così, non ci vengano a parlare di Resistenza, sappiamo bene che razza d'ideali...» Fu in questo clima che io scrissi il mio libro, con cui intendevo paradossalmente rispondere ai ben pensanti: «D'accordo, farò come se aveste ragione voi, non rappresenterò i migliori [[Partigiano|partigiani]], ma i peggiori possibili, metterò al centro del mio romanzo un reparto tutto composto di tipi un po' storti. Ebbene: cosa cambia? Anche in chi si è gettato nella lotta senza un chiaro perché, ha agito un'elementare spinta di riscatto umano, una spinta che li ha resi centomila volte migliori di voi, che li ha fatti diventare forze storiche attive quali voi non potrete mai sognarvi di essere!»
*Le [[Lettura|letture]] e l'esperienza di [[vita]] non sono due universi ma uno. Ogni esperienza di vita per essere interpretata chiama certe letture e si fonde con esse. Che i libri nascano sempre da altri libri è una verità solo apparentemente in contraddizione con l'altra: che i libri nascano dalla vita pratica e dai rapporti tra gli uomini.
*In gioventù ogni [[libro]] nuovo che si legge è come un nuovo occhio che si apre e modifica la vista degli altri occhi o libri-occhi che si avevano prima.
*Forse, in fondo, il primo libro è il solo che conta, forse bisognerebbe scrivere quello e basta, il grande strappo lo dài solo in quel momento, l'occasione di esprimerti si presenta solo una volta, il nodo che porti dentro o lo sciogli quella volta o mai più. Forse la poesia è possibile solo in un momento della vita che per i più coincide con l'estrema giovinezza. Passato quel momento, che tu ti sia espresso o no (e non lo saprai se non dopo cento, centocinquant'anni; i contemporanei non possono essere buoni giudici), di lì in poi i giochi son fatti, non tornerai che a fare il verso agli altri o a te stesso, non riuscirai più a dire una parola vera, insostituibile...
*''[[Beppe Fenoglio#Una questione privata|Una questione privata]]'' [...] è costruito con la geometrica tensione d'un romanzo di follia amorosa e cavallereschi inseguimenti come l'''Orlando furioso'', e nello stesso tempo c'è la Resistenza proprio com'era, di dentro e di fuori, vera come mai era stata scritta, serbata per tanti anni limpidamente dalla memoria fedele, e con tutti i valori morali, tanto più forti quanto più impliciti, e la commozione, e la furia. Ed è un libro di paesaggi, ed è un libro di figure rapide e tutte vive, ed è un libro di parole precise e vere. Ed è un libro assurdo, misterioso, in cui ciò che si insegue, si insegue per inseguire altro, e quest'altro per inseguire altro ancora e non si arriva al vero perché.
*Il primo libro sarebbe meglio non averlo mai scritto. Finché il primo libro non è scritto, si possiede quella libertà di cominciare che si può usare una sola volta nella vita, il primo libro già ti definisce mentre tu in realtà sei ancora lontano dall'esser definito; e questa definizione poi dovrai portartela dietro per la vita, cercando di darne conferma o approfondimento o correzione o smentita, ma mai più riuscendo a prescinderne.
*L'[[esperienza]] [...] è la memoria più la ferita che ti ha lasciato, più il cambiamento che ha portato in te e che ti ha fatto diverso.
 
===[[Incipit]]===
Per arrivare fino in fondo al vicolo, i raggi del sole devono scendere diritti rasente le pareti fredde, tenute discoste a forza d'arcate che traversano la striscia di cielo azzurro carico. Scendono diritti, i raggi del sole, giù per le finestre messe qua e là in disordine sui muri, e cespi di basilico e di origano piantati dentro pentole ai davanzali, e sottovesti stese appese a corde; fin giù al selciato, fatto a gradini e a ciottoli, con una cunetta in mezzo per l'orina dei muli. Basta un grido di Pin, un grido per incominciare una canzone, a naso all'aria sulla soglia della bottega, o un grido cacciato prima che la mano di Pietromagro il ciabattino gli sia scesa tra capo e collo per picchiarlo, perché dai davanzali nasca un'eco di richiami e d'insulti.
 
===Citazioni===
*Tutti abbiamo una ferita segreta per riscattare la quale combattiamo.
*I grandi sono una razza ambigua e traditrice, non hanno quella serietà terribile nei giochi propria dei ragazzi, pure hanno anch'essi i loro giochi, sempre più seri, un gioco dentro l'altro che non si riesce mai a capire qual è il gioco vero.
*Pin, il codice penale è sbagliato. C'è scritto tutto quello che uno non può fare nella vita: furto, omicidio, ricettazione, appropriazione indebita, ma non c'è scritto cosa uno può fare, invece di fare tutte quelle cose, quando si trova in certe condizioni.
*Al principio di tutte le storie che finiscono male c'è una [[donna]], non si sbaglia. Tu sei giovane, impara quello che ti dico: la [[guerra]] è tutta colpa delle donne...
*I sogni dei [[partigiani]] sono rari e corti, sogni nati dalle notti di fame, legati alla storia del cibo sempre poco e da dividere in tanti: sogni di pezzi di pane morsicati e poi chiusi in un cassetto. I cani randagi devono fare sogni simili, d'ossa rosicchiate e nascoste sottoterra. Solo quando lo stomaco è pieno, il fuoco è acceso, e non s'è camminato troppo durante il giorno, ci si può permettere di sognare una donna nuda e ci si sveglia al mattino sgombri e spumanti, con una letizia come d'ancore salpate.
*Il [[comunismo]] è che se entri in una casa e mangiano della minestra, ti diano della minestra, anche se sei stagnino, e se mangiano del panettone, a Natale, ti diano del panettone. Ecco cos'è il comunismo.
*Arrivare e non aver [[paura]], questa è la meta ultima dell'uomo.
*È triste essere come lui, un [[bambino]] nel mondo dei grandi, sempre un bambino, trattato dai grandi come qualcosa di divertente e di noioso; e non poter usare quelle loro cose misteriose ed eccitanti, armi e donne, non poter mai far parte dei loro giochi. Ma Pin un giorno diventerà grande, e potrà essere cattivo con tutti, vendicarsi di tutti quelli che non sono stati buoni con lui: Pin vorrebbe essere grande già adesso, o meglio, non grande, ma ammirato o temuto pur restando com'è, essere bambino e insieme capo dei grandi, per qualche impresa meravigliosa. Ecco, Pin ora andrà via, lontano da questi posti ventosi e sconosciuti, nel suo regno, il fossato, nel suo posto magico dove fanno il nido i ragni.
 
===Citazioni su ''Il sentiero dei nidi di ragno''===
*Già: perché esiste anche un ''Sentiero dei nidi di ragno'', giovane e paffuto romanzo dato alla luce dopo quindici giorni di indefesso travaglio e una più lunga gravidanza cerebrale. [...] Pesa centocinquanta pagine e da grande ha deciso che farà il premio Mondadori, o il premio Viareggio o il premio Vendemmia. La puerpera — io — sta bene e allatta.<ref name=":0">Da una lettera datata 23 dicembre 1946 a [[Silvio Micheli]]; citato in Paolo Di Stefano, ''I «Nidi di ragno» erano un bebè Così Calvino festeggiò il «parto»'', ''Corriere della Sera'', 11 marzo 2018, p. 35.</ref> (Italo Calvino)
*{{NDR|Il libro}} è ancora d'ambiente partigiano: ma visto da un punto di vista nuovo, al massimo antiretorico, anzi politicamente piuttosto scabroso. Si svolge in massima parte in un distaccamento cui vengono assegnati gli elementi indesiderabili: è il fenomeno della resistenza studiato nel sottoproletariato, nel proletariato senza coscienza di classe, dove non esistono ancora ragioni patriottiche o sociali, ma solo una confusa spinta e un riscatto umano.<ref name=":0" /> (Italo Calvino)
 
==''Ti con zero''==