Matteo Bandello: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Matteo Bandello==
*Era il [[Pietro Pomponazzi|Peretto]]<ref>Soprannome del filosofo e umanista Pietro Pomponazzi.</ref> un omicciuolo molto picciolo, con un viso che nel vero aveva più del giudeo che del cristiano, e vestiva anco ad una certa foggia che teneva più del rabbi che del filosofo, e andava sempre raso e toso; parlava anco in certo modo che pareva un giudeo tedesco che volesse imparar a parlar italiano. (Parte terza, Novella XXXVIII)
*I pentolai, che vanno vendendo [[pentola|pentole]], scudelle ed altri vasi per terra per le ville su l'[[asino]], si fermano ad ogni uscio.<ref>Da ''Novelle''; citato in Salvatore Battaglia, ''Grande Dizionario della Lingua Italiana'', XII Orad - Pere, Unione Tipografico-Editrice Torinese, Torino, 1984, p. 1064.</ref>
*Sempre muore e mai non finisce di morire colui che ad amore si fa soggetto. (da ''{{Source|Novelle (Bandello)/Seconda parte/Novella XXVII|Sempre muore|Novella XXVII}}'', in ''Novelle, seconda parte'')
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===Citazioni===
*''Giunsi al [[Castel Goffredo|castel c'ha di Gioffredo il nome]]''. (canto V)<br>
 
*''Giunsi al [[Castel Goffredo|castel c'ha di Gioffredo il nome]]''. (canto V)
 
{{NDR|Matteo Bandello, ''[http://www.liberliber.it/mediateca/libri/b/bandello/canti_xi_de_le_lodi_de_la_s_lucretia_gonzaga_le_iii_parche/pdf/canti__p.pdf Le tre Parche]'', 1554 circa.}}
 
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===''Novelle''===
*Io porto ferma openione, signori miei, che nostro Signore Dio vi abbia spirato la sua grazia a far la determinazione che conchiusa avete di non voler piú attendere a la pratica di dare una de le vostre signore figliuole per moglie al signor conte di Gaiazzo. Il parentado veramente è molto onorato e nobile, essendo il conte de la antichissima casa Sanseverina, che giá molti secoli ha posseduto e possede nel Reame di Napoli ducati, prencipati, contee e baronie e stati opulentissimi, da la cui stirpe sono usciti uomini eccellentissimi, cosí ne la milizia come in altre vertú.
*Era il [[Pietro Pomponazzi|Peretto]]<ref>Soprannome del filosofo e umanista Pietro Pomponazzi.</ref> un omicciuolo molto picciolo, con un viso che nel vero aveva più del giudeo che del cristiano, e vestiva anco ad una certa foggia che teneva più del rabbi che del filosofo, e andava sempre raso e toso; parlava anco in certo modo che pareva un giudeo tedesco che volesse imparar a parlar italiano. (Parte terza, Novella XXXVIII)
 
==Citazioni su Matteo Bandello==
* Il "caldo d'amore" sapeva rendere astutissimi pure i "semplici". Così la pensava il domenicano Matteo Bandello. E raccontava la novella del "grosso e materiale" don Faustino invaghitosi di una giovane montanara di nome Orsolina. Il prete, pur di ''imparentare'' la ragazza con messer Domeneddio, ordì e lanciò dal pulpito la "favola" dello "spaventoso e terribilissimo augel griffone, il quale con un becco tanto duro e forte che smaglierebbe dieci corazze d'acciaio, a tutti quelli che immersi nel peccato sono... beccherà sì fieramente gli occhi che tutti senza speme di mai più poter guarire resteranno cechi" (vol. I, p. 676). Ma il buon sacerdote, pietoso dei propri parrocchiani, farà suonare la campana grossa tutte le volte che il rapace manigoldo di Dio si avvicinerà al villaggio: i montanari avranno così il tempo di coprirsi gli occhi con le mani; e il griffone, che "becca solamente gli occhi e non altrove", non avendo ove beccare "deposta la sua fierezza se n'anderà e più per quel giorno non tornerà" (p. 677). Resterà ''griffata'', peraltro con soddisfazione, l'ingenua Orsolina. Messa sull'avviso dalla campana, la ragazza ficcherà la testa dentro il pagliaio. Don Faustino le si accosterà da dietro e le farà provare nel "debito solco" la potenza del "griffone drizzato" ovvero del "piviolo col quale si sogliono piantar gli uomini": "in guisa che don Gianni di Bortolo a la commar Zita attaccò la coda", nel [[Decamerone|''Decameron'']] (IX, 10). ([[Salvatore Silvano Nigro]])
 
==Note==