Cristina Campo: differenze tra le versioni

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==''Il mio pensiero non vi lascia''==
*Ho tante tante cose da dire! Quasi direi ''da salvare'': tutta la tragica bellezza di ciò che è passato in noi e vicino a noi – cose che io sola sento di aver visto e sentito fino alla sofferenza e che assolutamente non devono morire. «Rapisci la luce alle fauci del serpente»... Ti ricordi di Glavina?<ref>Soldato che Hans Carossa ricorda, ponendone la figura in forte rilievo, nel suo Diario di guerra. In una lettera dal fronte Glavina scrive: "[...] Sì; se andiamo in cerca di fatiche e pericoli, così come ci vengono incontro, ci prepariamo per fatiche più nobili, pericoli più reali. Io sono come un uomo d'azione che non conosce ancora la sua azione. «Rapisci la luce alle fauci del serpente!» Qual' è la voce che mi grida a volte queste parole nel sonno profondo?"(nota di diario del 16 ottobre 1916, p.28 del Diario di guerra di Hans Carossa); da Hans Carossa, ''Diario di guerra'', traduzione di Anita Rho, Sperling & Kupfer, 1941</ref> Ora mi sembra che il puro insegnamento di [[Hans Carossa|Carossa]] sia la mia guida.<ref>Dalla lettera al padre del 2 novembre [1943] Ore 8, p.&nbsp;12.</ref>
*Carissimo, <br/> «ad onta di tutto non mi dimentichi» — perché mai dice questo. Proprio grazie al «tutto» e nel «tutto» (mi esprimo con le parole più improprie) io non potrei mai dimenticare nulla, ogni cosa che vive vive all'ennesima potenza. Non credo alle esperienze che «fanno impallidire tutto il resto» ma solo a quelle che rendono più reale il reale, cioè più chiaro l'amore per ciò che amiamo.<ref>Dalla lettera a [[Gianfranco Draghi]], [Roma] 21. X. [1956 o 1957], p.&nbsp;57.</ref>
*Ho meditato molto, questi giorni a Bracciano. Il lago era cinese — tutto strisce di nuvole e di luce — separate qua e là da pareti di pioggia. Leggevo [[Friedrich Hölderlin|Hölderlin]] senza interruzione; ed era per me come assistere alle letture della Passione in una qualche abbazia perduta tra le montagne. Un vivere ogni parola a capo chino, sommersi nelle lacrime. [...] <br/> Caro Gian, dimentichi questa lettera, anzi la bruci per favore. Ma ricordi che solo a lei potevo scrivere così, senza ritegno — come piango su Hölderlin. <br/> «Denn, wie [die] Pflanze, wurzelt auf eignem Grund | Sie nicht, verglüht die Seele des Sterblichen, | der mit dem Tageslichte nur, ein | Armer, auf heiliger Erde wandelt»<ref>L'Autrice cita i versi 25-28 dell'Ode ''Mein Eigentum'', ''La mia proprietà'': ''«Giacché, come una pianta che non ha radici | Nella propria zolla, si spegne l'anima del mortale | Che alla luce del gorno soltanto, un | Misero, vaga sulla sacra terra.»'' Da [[Friedrich Hölderlin]], ''Tutte le liriche'', Edizione tradotta e commentata e revisione del testo critico tedesco a cura di Luigi Reitani, Mondadori, I Meridiani, settembre 2001. ISBN 8804474076</ref> <br/> Ein Armer, Ecco, è proprio questo.<ref>Dalla lettera a Gianfranco Draghi da [Roma, aprile 1958], p.&nbsp;81.</ref>