Ferdinand Gregorovius: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
sezione ''Storia della città di Roma..."
Riga 5:
*L'oggetto del massimo orgoglio de' Beneventani è l'[[Arco di Traiano (Benevento)|Arco di trionfo in marmo di Traiano]], veramente in questo genere di monumenti uno dei più splendidi che esistano. Già per il periodo artistico cui appartiene ha forme più nobili che non gli archi di Settimio Severo e di Costantino a Roma. Vero è che per le sculture, d'altronde eccellenti, non può competere con l'arco di Tito il quale evidentemente è servito di modello ma, a dispetto di quest'ultimo, ha il pregio di essere meglio conservato.<ref>Da ''Pellegrinaggi in Italia'', traduzione di Alessandro Tomei, Ricciardi, Napoli, 1930.</ref>
*La città [di [[Benevento]]] si considerava come repubblica sotto l'alto patrocinio dei Papi, ed essa sopportava codesta forma di supremazia papale, perché vi trovava modo di usare una libertà maggiore di quella che un altro reggimento le avrebbe consentito. (citato in Gianandrea de Antonellis, ''Storia di Benevento'', Edizioni Realtà Sannita, p. 67)
*La [[donazione di Costantino]] statuisce la separazione delle due podestà, della podestà imperiale e di quella spirituale, e nei tratti fondamentali determina quel dualismo, che in tutto il corso del medio evo tenne armati un contro l'altro , la Chiesa e lo Stato, il Papa e l'Imperatore. (da ''[https://archive.org/details/bub_gb_UjqlqkAFCnUC/page/n6/mode/1up/ Storia della città di Roma nel Medio Evo]'', prima traduzione italiana sulla seconda edizione tedesca di Renato Manzato, vol. II, Giuseppe Antonelli, Venezia 1872, cap. IV, p. 407)
*La famosa «donazione di Costantino» non soltanto avrebbe concesso al Vescovo di Roma onorificenze e insegne imperatorie, ed attribuito privilegio di senato al clero romano, ma avrebbe dato Roma e Italia in proprietà al Pontefice. Infatti {{NDR|l'imperatore}} Costantino, dicevasi, come fu guarito della lebbra per virtù del battesimo amministratogli da {{NDR|papa}} Silvestro, compreso di reverenza verso il principe degli Apostoli, abbandonava Roma, e umilmente si riduceva in un angolo del Bosforo<ref>Nella città di Bisanzio, poi Costantinopoli.</ref>, e al successore di Pietro lasciava in dono la città capitale dell'universo e l'Italia. Questa fola, che per la prima volta era tratta in campo da un Papa {{NDR|Adriano I}} nell'anno 777, fu invenzione di un prete romano, e fu coniata in un tempo nel quale crollava in Italia il reggimento greco<ref>il potere dell'Impero bizantino.</ref>, in cui il reame dei Longobardi ruinava per dissensioni interne e per l'urto potente dei Franchi, in un tempo in cui il Papa poteva concepire l'ardito disegno di dominare da vero padrone una gran parte d'Italia. (da ''Storia della città di Roma nel Medio Evo'', prima traduzione italiana sulla seconda edizione tedesca di Renato Manzato, vol. II, Giuseppe Antonelli, Venezia 1872, cap. IV, p. 406)
*Quel florido paese aveva per capitale [[Benevento]], la più bella e possente città dell'Italia meridionale. (da Ferdinand Gregorovius, ''Storia di Roma nel Medioevo'', 1872; citato in ''Benevento nel giudizio della storia'', a cura di Orazio Gnerre, Il Sannio quotidiano, 7 ottobre 2012, p. 10)
*Se la invenzione della donazione di Costantino rivela la ingorda brama di dominazione che agitava il clericato romano oltre ogni fine, essa è d'altra parte documento storico dei concetti che, al tempo della prossima rinnovazione dell'Impero occidentale, si erano venuti formando riguardo alle relazioni della Chiesa e dello Stato. La Chiesa è tenuta precisamente in conto di un impero religioso con un Cesare pontefice alla testa; a lui sono soggetti tutti i Metropoliti e tutti i Vescovi d'Oriente e di Occidente. (da ''Storia della città di Roma nel Medio Evo'', prima traduzione italiana sulla seconda edizione tedesca di Renato Manzato, vol. II, Giuseppe Antonelli, Venezia 1872, cap. IV, pp. 406-407)
 
==''Diari Romani''==
Line 74 ⟶ 71:
*Ai tempi degli [[Etruschi]] sorgevano su questa riviera grandi e popolose città, rinomate per la loro civiltà, da Volterra fin verso Cara e Veia, nella campagna di Roma.
*Ho percorse tutte le più belle regioni d'Italia, ho visitato le rinomate pianure di [[Agrigento]], e di [[Siracusa]], ma devo pure confessare che ad onda delle loro ricchezze di tinte tutte orientali, l'aspetto della compagna di [[Roma]] e del Lazio mi produce sempre una profonda impressione. Questa regione, che io conosco quanto e più della mia terra natia, che ho dovuto studiare così a fondo per la mia storia della città di Roma nel medioevo, mi compare sempre nuova e grandiosa;
 
==''Storia della città di Roma nel Medio Evo''==
*La famosa «donazione di Costantino» non soltanto avrebbe concesso al Vescovo di Roma onorificenze e insegne imperatorie, ed attribuito privilegio di senato al clero romano, ma avrebbe dato Roma e Italia in proprietà al Pontefice. Infatti {{NDR|l'imperatore}} Costantino, dicevasi, come fu guarito della lebbra per virtù del battesimo amministratogli da {{NDR|papa}} Silvestro, compreso di reverenza verso il principe degli Apostoli, abbandonava Roma, e umilmente si riduceva in un angolo del Bosforo<ref>Nella città di Bisanzio, poi Costantinopoli.</ref>, e al successore di Pietro lasciava in dono la città capitale dell'universo e l'Italia. Questa fola, che per la prima volta era tratta in campo da un Papa {{NDR|Adriano I}} nell'anno 777, fu invenzione di un prete romano, e fu coniata in un tempo nel quale crollava in Italia il reggimento greco<ref>il potere dell'Impero bizantino.</ref>, in cui il reame dei Longobardi ruinava per dissensioni interne e per l'urto potente dei Franchi, in un tempo in cui il Papa poteva concepire l'ardito disegno di dominare da vero padrone una gran parte d'Italia. (da ''Storia della città di Roma nel Medio Evo'', prima traduzione italiana sulla seconda edizione tedesca di Renato Manzato, vol. II, Giuseppe Antonelli, Venezia 1872, cap. IV, p. 406)
*Se la invenzione della donazione di Costantino rivela la ingorda brama di dominazione che agitava il clericato romano oltre ogni fine, essa è d'altra parte documento storico dei concetti che, al tempo della prossima rinnovazione dell'Impero occidentale, si erano venuti formando riguardo alle relazioni della Chiesa e dello Stato. La Chiesa è tenuta precisamente in conto di un impero religioso con un Cesare pontefice alla testa; a lui sono soggetti tutti i Metropoliti e tutti i Vescovi d'Oriente e di Occidente. (da ''Storia della città di Roma nel Medio Evo'', prima traduzione italiana sulla seconda edizione tedesca di Renato Manzato, vol. II, Giuseppe Antonelli, Venezia 1872, cap. IV, pp. 406-407)
*La [[donazione di Costantino]] statuisce la separazione delle due podestà, della podestà imperiale e di quella spirituale, e nei tratti fondamentali determina quel dualismo, che in tutto il corso del medio evo tenne armati un contro l'altro , la Chiesa e lo Stato, il Papa e l'Imperatore. (da ''[https://archive.org/details/bub_gb_UjqlqkAFCnUC/page/n6/mode/1up/ Storia della città di Roma nel Medio Evo]'', prima traduzione italiana sulla seconda edizione tedesca di Renato Manzato, vol. II, Giuseppe Antonelli, Venezia 1872, cap. IV, p. 407)
 
==Citazioni su Ferdinand Gregorovius==