Bhagavadgītā: differenze tra le versioni

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*Tu hai diritto soltanto all'[[azione]], e mai ai frutti che derivano dalle azioni. Non considerarti il produttore dei frutti delle tue azioni, e non permettere a te stesso d'essere attaccato all'inattività. ('''Il Beato''', II: 47)
*Pensare agli oggetti dei [[sensi]] causa attaccamento ad essi. Dall'attaccamento nasce il desiderio, e dal [[desiderio]] scaturisce la [[ira|collera]]. ('''Il Beato''', II: 62)
*Chi, signore di sé, si muove tra gli oggetti dei sensi con sensi sgombri d'odio e d'amore, obbedienti al sé, raggiunge una calma serenità.<ref name=sordi/>
*Compi le azioni che costituiscono il tuo sacro [[dovere]], perché l'azione è migliore dell'inattività. Anche il semplice mantenimento del corpo sarebbe impossibile senza attività. ('''Il Beato''', III: 8)
*Gli uomini di perfetta [[conoscenza]] non devono turbare le menti delle persone che hanno una conoscenza imperfetta. Ingannato dagli attributi della Natura primordiale, l'ignorante si attacca alle attività generate dai guna [proprie azioni]. ('''Il Beato''', III: 29)
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*O Parantapa! La cerimonia del fuoco spirituale della saggezza è superiore a qualunque rituale fatto con oggetti materiali. O Partha, ogni azione nella sua globalità (l'atto, la causa, l'effetto karmico) raggiunge la sua consumazione nella saggezza. ('''Il Beato''', IV: 33)
*Comprendi questo! Abbandonandoti (al guru), ponendo domande (al guru e alla tua percezione interiore) e servendo (il guru), i saggi che hanno realizzato la Verità ti impartiranno la saggezza. ('''Il Beato''', IV: 34)
*Anche se tu sei il più peccatore di tutti i peccatori, tuttavia, grazie alla barca della conoscenza , trapasserai ogni peccato. (IV, 36)<ref>Trad. R. Gnoli. Citato in ''Dizionario delle citazioni'', a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 14603-X</ref>
*La [[libertà]] si ottiene sia con la rinuncia che con l'adempimento delle azioni. Delle due, la via dello yoga dell'azione è migliore della via della rinuncia all'azione. ('''Il Beato''', V: 2)
*Percepisce la [[verità]] chi vede la conoscenza (Sankhya) e la pratica delle azioni (Yoga) come una cosa sola. ('''Il Beato''', V: 5)
*L'Onnipresente non prende in considerazione le virtù o i peccati di alcuno. La saggezza è eclissata dall'illusione cosmica: per questo l'umanità è smarrita. ('''Il Beato''', V: 15)
*Ma in quelli che hanno bandito l'[[ignoranza]] per mezzo della conoscenza, la loro saggezza, come il sole splendente, rende manifesto il Supremo ([[Brahman]]). ('''Il Beato''', V: 16)
*Un savio non suole rallegrarsi quando gli capita qualcosa di gradito, né suole turbarsi quando gli capita qualcosa di sgradito. (V, 20)<ref name=sordi/>
*O Figlio di Kunti, poiché i [[piacere|piaceri]] dei [[sensi]] nascono dai contatti esteriori e hanno un inizio e una fine (sono effimeri), generano soltanto dolore. Nessun saggio cerca la felicità in essi. ('''Il Beato''', V: 22)
*Vero rinunciante e vero [[Yogin|yogi]] è chi compie le azioni spirituali (karma) e quelle che costituiscono il suo sacro dovere (karyam) senza desiderarne i frutti – non colui che non compie la cerimonia del fuoco (il sacrificio) né chi abbandona l'azione. ('''Il Beato''', VI: 1)
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*Tra i purificatori, Io sono il vento; fra i guerrieri armati sono Rama; tra gli esseri acquatici, sono Makara (il veicolo del dio dell'oceano, lo squalo); tra i fiumi, Io sono Jahnavi (il Gange). ('''Il Beato''', X: 31)
*Di tutte le manifestazioni – o Arjuna – Io sono il principio, il mezzo ed anche la fine. Di tutti i rami della conoscenza, Io sono la saggezza del Sé. Per gli oratori, sono la logica discriminativa (vada). ('''Il Beato''', X: 32)
 
[[File:Gita11-32.JPG|thumb|right|una strofa del poema in lingua devanāgarī]]
*'''Arjuna''' O Maestro, Signore degli Yogi! Se mi ritieni capace di vederLo, mostrami il Tuo Sé Infinito.<br />'''Il Beato''' Guarda, o Partha, le Mie forme divine, a centinaia, a migliaia – di svariati colori e d'ogni genere!<br />Guarda gli Aditya, i Vasu, i Rudra, i gemelli Ashvin, i Marut e molte altre cose meravigliose mai viste prima!<br />O Conquistatore del Sonno! Guarda ora riuniti nel Mio Corpo Cosmico tutti i mondi, tutto ciò che si muove o è immobile, e qualunque altra cosa desideri vedere.<br />Ma tu non puoi vederMi con occhi mortali. Perciò ti concedo la vista divina. Guarda il potere supremo del Mio yoga!<br />'''Sanjaya''' Con queste parole Hari, l'eccelso Signore dello Yoga, mostrò ad Arjuna la Sua Completa Manifestazione, la Forma Cosmica di Ishvara.<br />(Arjuna vide) la multiforme e meravigliosa Presenza della Divinità – infinita nelle forme, splendente in ogni direzione dello spazio, onnipotenza onnipervadente, adorna d'innumerevoli abiti, ghirlande e ornamenti celesti, con in pugno armi divine, fragrante di ogni amabile essenza, con occhi e bocche dappertutto! (XI: 4-11)
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*Io (il Signore) sono oltre il perituro (Prakriti) e sono anche superiore all'Imperituro (Kutastha). Per questo nei mondi e nei Veda (nella percezione intuitiva delle anime liberate) sono glorificato col nome di Purushottama, l'Essere Supremo. ('''Il Beato''', XV: 18)
*Assenza di paura, purezza di cuore, perseveranza nell'acquisizione della saggezza e nella pratica yoga, carità, controllo dei sensi, compiere riti sacri (yajna), studio delle sacre scritture, austerità, rettitudine;<br />Non violenza, verità, assenza di collera, rinuncia interiore, pace, avversione alla calunnia, compassione verso tutte le creature, assenza di cupidigia, gentilezza, modestia, tranquillità;<br />Radiosità di carattere, clemenza, pazienza, purezza, mancanza di odio e assenza di orgoglio – queste qualità, o Bharata, sono la ricchezza di chi ha inclinazioni divine.<br />O Partha, il vanitoso orgoglio, l'arroganza, l'eccessiva stima di sé, la collera, come pure l'asprezza e l'ignoranza, contraddistinguono l'uomo nato con una natura demoniaca (asurica). ('''Il Beato''', XVI: 1-4)
*Triplice è questa porta dell'inferno, distruggitrice del sé – desiderio, ira e cupidigia. Questa triade dunque il savio l'abbandoni. (XVI, 21)<ref name=sordi/>
*Sappi che gli uomini che praticano terribili austerità non autorizzate dalle sacre scritture sono di natura asurica. Pieni d'ipocrisia ed egoismo – dominati dalla [[lussuria]], dall'attaccamento e dalla follia violenta del potere – torturano in maniera insensata gli elementi del [[corpo]] e inoltre offendono Me, che sono Colui che vi dimora dentro. ('''Il Beato''', XVII: 5-6)
*'Aum Tat Sat' sono state tramandate come le tre parole che designano Brahman (Dio). Da questo potere furono creati all'inizio i brahmana (i conoscitori di Brahman), i Veda e i riti sacrificali (yajna). ('''Il Beato''', XVII: 23)