José Ortega y Gasset: differenze tra le versioni

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*Ogni cosa concreta è costituita da una somma infinita di relazioni. Le scienze procedono discorsivamente, cercano ad una ad una queste relazioni, e, pertanto, avranno bisogno di un tempo infinito per esaurirle tutte. È questa la vera tragedia della scienza: lavorare per un risultato che non raggiungerà mai pienamente. (p. 8)
*C'è chi considera nulla ciò che è piccolo: per essi non sarà grande nemmeno ciò che è grande. (p. 43)
*Io sono io e la mia circostanza, e se non la salvo non salvo neanche me stesso. (p. 44)
*{{NDR|La [[Cattedrale di Santa Maria (Sigüenza)|Cattedrale di Sigüenza]]}} [...] una vecchia cattedrale a pianta romanica con due torri fosche, merlate, due castelli guerreschi, costruiti per dominare sulla terra, gravi, con le loro quattro pareti lisce, senza aspirazioni irrealizzabili. Quel terreno è tanto accidentato che, alla luce tremante dell'alba, assumeva un'ondulazione simile a quella del mare, e la cattedrale, tutta olivastra e rosa, mi sembrava una nave che per quel mare veniva a portarmi la tradizione religiosa della mia razza condensata nel reliquiario del suo tabernacolo.<br>La cattedrale di Sigüenza è, più o meno, contemporanea del venerabile ''Cantare del mio Cid'' [...]. Entrambe, religione e poesia, sono qui gravide, terrene, affermatrici di questo mondo. [...] L'uno e l'altro, tempio e cantare si contentano di circoscrivere una parte di vita. La religione e la poesia non pretendono di soppiantare questa vita, ma, con discrezione, la servono e le fanno da diacono: sono per la vita. (p. 236)
*[...] in certi quadri di [[Ignacio Zuloaga|Zuloaga]] passa soffiando fieramente un vento irresistibile, terrificante, barbaro; un alito caldo che sembra giungere da inospitali deserti, o gelido, come se discendesse dai ghiacciai. In tutti i modi, una corrente di qualcosa, di un qualcosa di così vigoroso, così sostanziale, così evidente e necessario che, opprimendo nella tela ciò che è dipinto, lo rapprende, lo stringe su se stesso, gli dà peso esistenziale, solidità, necessità. Di alcuni quadri di Zuloaga si potrebbe dire che sono come stretti passaggi attraverso i quali irrompe tempestosamente un dinamismo superiore ad essi e da essi indipendente. (pp. 261-262)
*Il disegno di Zuloaga è pura forza viva: un cavaliere dalla sensibilità chisciottesca che accorre lì dove le cose sopportano maggior violenza dalle potenze inerti, vendicatore dei torti originati dalla materia, e soprattutto del più grave: la trivialità, l'inespressività. Questo lirico sforzo del disegno consiste nel disarticolare le forme triviali, le forme materializzate, e con lieve tocco articolarle secondo lo Spirito. (p. 264)
*Quanto più superficiale è un'[[intelligenza]], maggior propensione mostrerà a qualificare le discussioni come mere dispute verbali. (p. 337)
*Io sono me stesso e le mie circostanze.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della filosofia'', traduzione di Daniele Ballarini e Anna Carbone, Gribaudo, 2018, p. 243. ISBN 9788858014165</ref>
:''Yo soy yo y mi circunstancia, y si no la salvo a ella no me salvo yo''.<ref>''Meditaciones del Quijote'', opere complete, Vol. I. ISBN 84-306-0569-X (opera completa) ISBN 84-306-0568-1 (tomo I) Ed. Taurus/Fundación José Ortega y Gasset, Madrid, 2004, p. 757.</ref>
 
==Note==