Carl Gustav Jung: differenze tra le versioni

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*Noi, non meno di loro {{NDR|i popoli primitivi}}, siamo posseduti dai demoni della malattia, la nostra psiche corre lo stesso pericolo di essere colpita da qualche influenza ostile, siamo anche noi usualmente preda degli spiriti malvagi dei trapassati o vittime di un incantesimo lanciatoci da persone malevole. Solo che a tutte queste cose diamo dei nomi differenti ed è questo l'unico vantaggio che abbiamo sull'uomo primitivo. Come si vede, si tratta di ben piccola cosa, ma è quella che crea tutta la differenza. Quando venne trovato il nuovo nome, per l'umanità fu come la liberazione da un incubo. (p. 143; 1997)
*Il [[cristianesimo]] ha scisso il barbaro germanico in una metà superiore e una metà inferiore, rimuovendo la parte oscura e addomesticando la parte superiore per adattarla alla civiltà. [...] Via via che la concezione cristiana del mondo va perdendo di autorità, sentiamo che la «bionda bestia» si agita sempre più minacciosamente nel suo carcere sotterraneo, pronta a balzare all'aperto ad ogni istante con conseguenze devastatrici. (pp. 144-145; 1997)
*Questa fastidiosa caratteristica del [[barbaro]] era evidente anche in [[Friedrich Nietzsche|Nietzsche]], certo per esperienza personale, ed è per questo che egli aveva un alto apprezzamento della mentalità ebraica e predicava la danza e la leggerezza e non di prendere sul serio le cose. Però non ci si accorgeva che non è il barbaro che prende le cose sul serio, ma che sono le cose a diventare serie per lui. Egli era preso dal dèmone. E chi prende le cose più seriamente di Nietzsche stesso? (p. 146; 1997)
*L'inconscio è, in primo luogo e prima di ogni altra cosa, il mondo del passato, riattivato dalla limitatezza dell'atteggiamento cosciente. (p. 146; 1997)
*Secondo me, il fatto che questo perturbamento o questa reviviscenza dell'inconscio abbia avuto luogo intorno all'anno 1800, deve essere messo in rapporto con la [[rivoluzione francese]], che non fu tanto una rivoluzione politica quanto una rivoluzione spirituale. È stata una colossale esplosione di tutto il materiale infiammabile che si era accumulato fin dall'età dell'Illuminismo. La deposizione ufficiale del [[cristianesimo]], attuata dalla rivoluzione, deve aver fatto una profondissima impressione sul pagano inconscio che è in noi, perché da allora non ha più requie. Nel più grande tedesco del tempo, [[Goethe]], questo elemento pagano poté vivere e respirare e in [[Friedrich Hölderlin|Hölderlin]] poté gridare a gran voce la gloria dell'antica Grecia. Dopo di allora la scristianizzazione della concezione del mondo ha compiuto grandi progressi, nonostante occasionali movimenti reazionari. Insieme con questo processo è venuta l'importazione di divinità straniere. Accanto al feticismo e allo sciamanismo già ricordati, la prima importazione è stata quella del [[buddismo]], diffuso da [[Arthur Schopenhauer|Schopenhauer]]. (p. 148; 1997)
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*Per ''relatività di Dio'' io intendo una concezione secondo la quale Dio non esiste come "assoluto" e cioè staccato dal soggetto umano e al di là di tutte le condizioni umane, ma in base alla quale egli in un certo senso dipende dal soggetto umano. [...] Per la nostra psicologia analitica, l'immagine di Dio è l'espressione simbolica di uno stato psichico o di una funzione caratterizzata dal fatto che essa si sovrappone assolutamente alla volontà cosciente del soggetto e può quindi imporre o rendere possibili atti e realizzazioni che la coscienza con i suoi sforzi non sarebbe in grado di attuare. Dio [...] è una funzione dell'inconscio, cioè la manifestazione di una quantità di libido divenuta autonoma, la quale ha attivato l'immagine di Dio. (p. 236, 2011)
*Distinguo quindi fra l'Io e il Sé, in quanto l'''[[Io]]'' è solo il soggetto della mia coscienza, mentre il ''Sé'' è il soggetto della mia psiche totale, quindi anche quella inconscia [...]. Nelle fantasie inconsce il Sé appare spesso come una personalità di grado superiore o ideale: così Faust in [[Johann Wolfgang von Goethe|Goethe]] e Zarathustra in [[Friedrich Nietzsche|Nietzsche]].
**Ma, nello studiare la filosofia delle [[Upaniṣad|Upanishad]], in noi cresce l'impressione che il completamento di questo percorso non è proprio il più semplice dei compiti. La nostra arroganza occidentale verso queste intuizioni del pensiero indiano è un segno della nostra barbara natura, che non ha il più remoto sentore della sua straordinaria profondità e sorprendente accuratezza psicologica. Siamo ancora così ignoranti che abbiamo effettivamente bisogno di leggi dall'esterno, e di una tavola della legge o di un Padre sopra, per mostrarci ciò che è buono e ciò che è giusto fare. E dato che siamo ancora barbari, qualsiasi fiducia nella natura umana ci sembra un naturalismo pericoloso e immorale. Perché questo? Perché sotto la sottile patina della cultura barbara, la belva selvaggia è pronta all'agguato, giustificando ampiamente la sua paura.
:''But, as we study the philosophy of the Upanishads, the impression grows on us that the attainment of this path is not exactly the simplest of tasks. Our Western superciliousness in the face of these Indian insights is a mark of our barbarian nature, which has not the remotest inkling of their extraordinary depth and astonishing psychological accuracy. We are still so uneducated that we actually need laws from without, and a task-master or Father above, to show us what is good and the right thing to do. And because we are still such barbarians, any trust in human nature seems to us a dangerous and unethical naturalism. Why is this? Because under the barbarian's thin veneer of culture the wild beast lurks in readiness, amply justifying his fear.''<ref>Citato in ''[http://www.hinduwisdom.info/quotes61_80.htm#Q79 A Tribute to Hinduism]''.</ref>