Ovidio: differenze tra le versioni

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*Possiamo imparare persino dai nostri [[Nemico|nemici]]. (IV, 428)
:''Fas est et ab hoste doceri''.
*''Giunge poi dove appresso à [[Siracusa]] | Sorgesorge il famoso [[Fonte Aretusa|fonte d’Aretusad'Aretusa]].'' ({{source|Le Metamorfosi/Libro Quinto|V|V}})
*''E cerca ov’ioov'io sia gita, ov’ov' io m’ascondam'asconda. | Due volte disse, oime dolce [[Aretusa]], | Oimeoime dolce alma mia, dove sei chiusa.'' ({{source|Le Metamorfosi/Libro Quinto|V|V}})
*''E poi, ch’unch'un lungo tratto hebbi trascorso | Perper quel condotto periglioso, e strano, | Quiqui venni al giorno, e qui concessi il sorso | Dede le mie linfe al popolo Sicano. | Qui diè fine Aretusa al suo discorso, | Ee rinchiuse in se stessa il volto humano, | Ilil verde crin, la cristallina fronte | Attuffòattuffò come pria nel proprio fonte.'' ({{source|Le Metamorfosi/Libro Quinto|V|V}})
*Davvero allora, dopo questa prova, tutti, uomini e donne, temono l'ira divina e tutti con ancora più zelo venerano e onorano la potente dea madre dei due gemelli. E come spesso avviene, muovendo dal fatto recente la gente torna a narrare casi precedenti. (VI, 313; 1994, p. 225)
*''Giunge poi dove appresso à [[Siracusa]] | Sorge il famoso [[Fonte Aretusa|fonte d’Aretusa]].'' ({{source|Le Metamorfosi/Libro Quinto|V|V}})
*''E cerca ov’io sia gita, ov’ io m’asconda. | Due volte disse, oime dolce [[Aretusa]], | Oime dolce alma mia, dove sei chiusa.'' ({{source|Le Metamorfosi/Libro Quinto|V|V}})
*''E poi, ch’un lungo tratto hebbi trascorso | Per quel condotto periglioso, e strano, | Qui venni al giorno, e qui concessi il sorso | De le mie linfe al popolo Sicano. | Qui diè fine Aretusa al suo discorso, | E rinchiuse in se stessa il volto humano, | Il verde crin, la cristallina fronte | Attuffò come pria nel proprio fonte.'' ({{source|Le Metamorfosi/Libro Quinto|V|V}})
*Tanto ci si può illudere sulla bontà di una cosa! (VI, 438; 1994, p. 231)
:''Usque adeo latet utilitas!''