Giorgio Candeloro: differenze tra le versioni

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*I grandi avvenimenti del 1870-71 conclusero un periodo di guerre e di rivolgimenti politici durato una ventina d'anni e aprirono un'epoca di pace in Europa che durò fino al 1914, turbata soltanto da alcune guerre nei Balcani, a cui fece riscontro il grande sviluppo delle conquiste coloniali in Africa e in Asia. Quest'epoca fu caratterizzata inoltre dalla relativa stabilità dei regimi politici, accompagnata in molti paesi dal consolidamento delle istituzioni liberali, da una graduale evoluzione verso la democrazia e dallo sviluppo dei partiti socialisti e dei sindacati operai. (cap. I, p. 7)
*La diffusione delle idee socialiste in Italia, [...], era stata tutt'altro che trascurabile già prima del '48. Tuttavia i primi tentativi di passare dalle discussioni puramente teoriche alla formulazione di programmi, che possono dirsi per vari aspetti socialisti, connessi con la concreta situazione dell'Italia, si manifestarono nella polemica antimazziniana, svolta nel 1850-51 dagli uomini dell'Estrema sinistra democratica, primi fra tutti [[Giuseppe Ferrari]] e [[Carlo Pisacane]]. Questi ultimi sulla base dell'esperienza del '48 affermarono la necessità di identificare la rivoluzione nazionale con la rivoluzione sociale e di far leva per attuarla soprattutto sui contadini. (cap. I, pp. 35-36)
*Il declino del [[Cristianesimo liberale|cattolicesimo liberale]], iniziatosi alla metà del secolo, si accelerò nel decennio 1860-70, sia per motivi ideologici di carattere generale, sia per motivi politici. Infatti, mentre da un lato il Papato accentuava col ''Sillabo'' la sua intransigenza di fronte al pensiero moderno e ai tentativi di conciliarlo con la dottrina cattolica, dall'altro la diffusione del positivismo e del materialismo favoriva l'affermarsi nella cultura e nella politica di principî laici e di tendenze fortemente anticlericali. Per di più in Italia l'aspro contrasto del nuovo Stato unitario col Papato e con la Chiesa, imperniato sulla questione romana e sui problemi della legislazione laica e dell'eversione della proprietà ecclesiastica, stimolò da una parte l'anticlericalismo dei liberali e dei democratici e dall'altra l'irrigidimento della maggior parte dei cattolici militanti su posizioni di intransigenza verso il nuovo Stato e verso il liberalismo. (cap. 1I, p. 58)
*Secondo [[Stefano Jacini|Jacini]], era urgente reagire alla politica estera megalomane e alla politica finanziaria disastrosa di [[Francesco Crispi|Crispi]] chiamando a raccolta le forze conservatrici intorno a tre punti programmatici principali: politica estera di raccoglimento e di equilibrio; politica interna di decentramento regionale; politica religiosa di ravvicinamento al Vaticano in vista di una conciliazione fondata possibilmente sulla soluzione già da lui indicata nel 1887. (cap. V, pp. 403-404)