Roberto Gervaso: differenze tra le versioni

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*Che la politica sia l'arte di menare il can per l'aia, lo sappiamo da quel dì. Come da quel dì sappiamo che è l'arte del compromesso. Ma c'è un limite a tutto.
*Non siamo un popolo né di santi né di poeti né di artisti né di navigatori:<ref>{{cfr}} [[Benito Mussolini]]: «Un popolo di santi, di eroi e di navigatori».</ref> siamo un popolo di pesci in barile. Il nostro modello non è il [[Niccolò Machiavelli|Machiavelli]] del «fine che giustifica i mezzi» ma il [[Francesco Guicciardini|Guiciardini]] del «''proprio particulare''». Non abbiamo ideali ma solo interessi; abbiamo molte idee sbagliate e tante ideologie fasulle, in cui non crediamo, ma in cui fingiamo di credere purché portino acqua al nostro mulino di spericolati conformisti.
*Perché gli italiani sono [[estremismo|estremisti]] solo a parole, e solo al bar, in piazza, allo stadio; amano il quieto vivere, anche se gli piace vivere a modo loro; i terremoti li sopportano solo in casa altrui; finché possono fare i propri comodi e comodacci, non fanno rivoluzioni.
*I borghesi, sempre sotto accusa, non sono santi, come non lo sono i proletari. La società non è la mela di Biancaneve: metà marcia e metà sana. I ceti medi hanno le loro colpe ma anche i loro meriti. Hanno perso tante battaglie che potevano vincere. Il capitalismo, con i suoi errori e i suoi abusi, ma anche con la sua foga pionieristica e il suo spirito di intrapresa, ha stigmate borghesi. Se l'Italia, nonostante la cronica instabilità, non è più quella di [[Francesco II delle Due Sicilie|Franceschiello]], lo si deve soprattutto alle classi medie, pilastri di una società economicamente e civilmente evoluta.