Giosuè Carducci: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m +wikilink
+1
Riga 6:
==Citazioni di Giosuè Carducci==
*{{NDR|Su [[Gabriele Rossetti]], ''Il veggente in solitudine'', novena seconda, II, IV-VI}} A me non avvien mai di rileggere questi versi, che un brivido non mi prenda e non mi si inumidiscano gli occhi. Sento che è cotesto il solo stipendio che gli uomini possano dare al poeta; che è cotesta la sola consolazione alle fatiche ineffabili, ai patimenti non creduti di chi l'arte ama di amore. Beato quello fra voi, o giovani italiani, che potrà raggiungere cotesto premio; del quale a non pochi nobili ingegni negò la natura fin la speranza, fino il pensiero, fino la degna estimazione.<ref group="fonte">Da ''Le poesie di Gabriele Rossetti'', Barbera, Firenze, 1861, prefazione, [https://archive.org/stream/poesie00cardgoog#page/n67/mode/2up pp. LXV-LXVI]; citato in [[Vittorio Turri]], ''Dizionario storico manuale della letteratura italiana (1000-1900)'', [http://books.google.it/books?id=BOcOAAAAIAAJ&pg=PA320 p. 320].</ref>
*Colui che potendo [[parlare|dire]] una cosa in dieci [[parola|parole]] ne impiega dodici, io lo ritengo capace delle peggiori azioni.<ref (citatogroup="fonte">Citato in [[Dino Segre]], ''Sette delitti'', Sonzogno).</ref>
*{{NDR|Sullo ''[[Giacomo Leopardi#Zibaldone|Zibaldone]]''}} È una mole di 4526 facce lunghe e larghe mezzanamente, tutte vergate di man dell'autore, d'una scrittura spesso fitta, sempre compatta, eguale, accurata, corretta. Contengono un numero grandissimo di pensieri, appunti, ricordi, osservazioni, note, conversazioni e discussioni, per così dire, del giovine illustra con se stesso su l'animo suo, la sua vita, le circostanze; a proposito delle sue letture e cognizioni; di filosofia, di letteratura, di politica; su l'uomo, su le nazioni, su l'universo; materia di considerazioni più ampia e variata che non sia la solenne tristezza delle operette morali; considerazioni poi liberissime e senza preoccupazioni, come di tale che scriveva giorno per giorno per sé stesso e non per gli altri, intento, se non a perfezionarsi, ad ammaestrarsi, a compiangersi, a istoriarsi. Per sé stesso notava e ricordava il [[Giacomo Leopardi|Leopardi]], non per il pubblico: ciò non per tanto gran conto ei doveva fare di questo suo ponderoso manoscritto, se vi lavorò attorno un indice amplissimo e minutissimo, anzi più indici, a somiglianza di quelli che i commentatori olandesi e tedeschi solevano apporre alle edizioni dei classici. Quasi ogni articolo di quella organica enciclopedia è segnato dell'anno del mese e del giorno in cui fu scritto, e tutta insieme va dal luglio del 1817 al 4 dicembre del 1832; ma il più è tra il '17 e il '27, cioè dei dieci anni della gioventù più feconda e operosa, se anche trista e dolente.<ref group="fonte">Dall'[[s:Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/Introduzione|introduzione]] ai ''Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura''.</ref>
*{{NDR|Inno di [[Goffredo Mameli]]}} Fu composto l'otto settembre del quarantasette, all'occasione di un primo moto di Genova per le riforme e la guardia civica; e fu ben presto l'inno d'Italia, l'inno dell'unione e dell'indipendenza, che risonò per tutte le terre e in tutti i campi di battaglia della penisola nel 1848 e 49.<ref group="fonte">Da ''Bozzetti critici e discorsi letterari'', coi tipi di Franc. Vigo, Livorno, 1876, [https://books.google.it/books?id=N48HAAAAQAAJ&pg=PA252 p. 252].</ref>
Riga 15:
*Sai che il ''[[Walt Whitman#Foglie d'erba|Fogliame]]'' americano io l'ho tradotto a lettera tre volte con il mio maestro d'inglese, un italiano che scappò in America di 17 anni e ci è stato ventitré, e ha fatto il capitano al servizio della Repubblica nella guerra di secessione contro gli Stati del Sud? È una bestia, sempre ubriaco; ma sente e respira l'America; e non sa quasi nulla d'Italiano; me lo commentava facendo gesti e urli feroci. E mi venne subito la voglia di tradurlo in esametri omerici. Tutti quei nomi a catalogo! Quelle enumerazioni, successioni, quella serie di sentimenti straordinarie e vere! Io ne rimasi e ne sono rapito! Dopo i grandissimi poeti colossali, [[Omero]], [[William Shakespeare|Shakespeare]], [[Dante Alighieri|Dante]], ecc. ci sarà del più pensato, del più profondo, del più perfetto, ma nulla così immediato e originale.<ref group="fonte">Da una lettera all'amico Enrico Nencioni; citato nella prefazione di [[Antonio Spadaro]], p. 29 in Walt Whitman, ''Canto una vita immensa'', a cura di Antonio Spadaro, Ancora, Milano, 2009. ISBN 88-514-0632-4</ref>
*Non rampare di aquile e leoni, non sormontare di belve rapaci, nel santo vessillo; ma i colori della nostra primavera e del nostro paese, dal Cenisio all'Etna; le nevi delle Alpi, l'aprile delle valli, le fiamme dei vulcani.<ref group="fonte">Durante i solenni festeggiamenti per il primo Centenario del [[bandiera d'Italia|Tricolore]], Reggio Emilia, 7 gennaio 1897; citato in Carlo Azeglio Ciampi e Alberto Orioli, ''Non è il paese che sognavo: taccuino laico per i 150 anni dell'unità d'Italia'', Il Saggiatore, 2010, [https://books.google.it/books?id=ffXnyZPMyR8C&pg=PA90 p. 90]. ISBN 8842816469</ref>
*Non sa ella, signora Contessa, che Domineddio fece apposta il [[Lambrusco]] per annaffiare la carne dell'[[maiale|animale]] fausto ad [[Enea]] e caro ad [[Antonio abate|Antonio abbate]]? E io, per glorificare Dio e benedire la sua provvidenza, mi fermai a Modena a lungo a meditare la Sapienza.<ref group="fonte">Da una lettera alla contessa Ersilia Lovatelli, Bologna, seconda decade di gennaio 1884; in ''Lettere'', vol. 14, Zanichelli, 1952, p. 240.</ref>
*[[Francesco Pastonchi|Pastonchi]]? mai letto tanti brutti versi.<ref group="fonte">Citato in [[Bonaventura Caloro]], ''È lo stato che crea la nazione'', ''La Fiera Letteraria'', aprile 1973.</ref>
*Qui il paese è veramente bello, tale che fa intendere la Scuola [[Umbria|umbra]]: che linee d'orizzonte, che digradante vaporoso di monti in lontananza! Fui ad [[Assisi]]: è una gran bella cosa, paese, città e santuario, per chi intende la natura e l'arte nei loro accordi con la storia, con la fantasia con gli affetti degli uomini. Sono tentato di far due o tre poesie su Assisi e [[Francesco d'Assisi|San Francesco]].<ref group="fonte">Da una lettera a [[Giuseppe Chiarini]], Perugia, 26 luglio 1877; citato in ''La dolce stagione'', [[Luigi Russo]], Editrice Giuseppe Principato, Milano, 1940, p. 454.</ref>
*''Se già sotto l'ale | del nero cappello | nel [[vino|vin]] Cromuello {{NDR|[[Oliver Cromwell]]}} | cercava il signor,''<ref group="fonte">Qui il poeta fa riferimento ad un episodio narrato dal [[René de Chateaubriand|Chateaubriand]] in ''Quatre Stuarts''. Secondo lo scrittore francese, Cromwell, sorpreso a bere, avrebbe detto agli amici: «Credono che cerchiamo il Signore, ma noi cerchiamo solo un cavatappi» (Il cavatappi era caduto).</ref>''|| ne' colmi bicchieri | ricerco pur io | men fiero un iddio, | ricerco l'amor.'' (Da ''[[s:Levia Gravia/Libro II/Brindisi|Brindisi]]'' in ''Levia gravia'', XXV, vv. 1-8)
*Sette anni fu alla scuola e al convitto del [[Guarino Veronese|Guarino]]; e vi formò lo stile e il costume, quello caldo e abbondante, questo cordiale e sciolto. Ne fan testimonianza gli epigrammi (410, in due libri), per grandissima parte di argomento e sentimento italiani, scritti i più nella gioventù prima; la cui licenza, se bene sia da riferire al genere e al modello [...] e sia da credere che Giano ostenti in gara con lui sporcizia e villania, pure ci appar di soverchio candida la fede e l'attestazione di [[Vespasiano da Bisticci|Vespasiano]], per quanto s'intendeva de' suoi costumi, esser fama che Giovanni fosse vergine.<ref group="fonte">Da ''La gioventù di [[Ludovico Ariosto]] e la poesia latina in Ferrara''; in ''La {{sic|coltura}} estense e la gioventù dell'Ariosto'', Edizione Nazionale delle opere di Giosuè Carducci, volume tredicesimo, Nicola Zanichelli Editore, pp. 174-175.</ref>
*Stamane ho cacciato a sassate un [[organo a rullo|organetto]] che mi sonava sotto la finestra.<ref>Da ''Lettere'', volume 14°, Nicola Zanichelli Editore, Bologna, 1944 e segg., p. 204; citato in Salvatore Battaglia, ''Grande Dizionario della Lingua Italiana'', Unione Tipografico-Editrice Torinese, Torino, 1984, p. 78.</ref>