Roberto Gervaso: differenze tra le versioni

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*[[Giulio Andreotti|GIULIO ANDREOTTI]]<br>Se è vero che il potere logora chi non ce l'ha, nessuno più di Andreotti scoppia di salute.<br>È nella stanza dei bottoni dal '47, quando [[Alcide De Gasperi|De Gasperi]] lo nominò sottosegretario alla Presidenza del consiglio. Non aveva che ventott'anni, anche se ne dimostrava qualcuno di più, come oggi, che ne ha cinquant'otto, ne dimostra qualcuno di meno.<br>Nessun politico sa più di lui ciò che vuole, quando lo vuole e, soprattutto, con chi lo vuole. Più realista di [[Otto von Bismarck|Bismarck]], più tempista di [[Charles Maurice de Talleyrand-Périgord|Talleyrand]], raramente sbaglia e, se sbaglia, sbaglia sempre a ragion veduta. (p. 19)
*[[Silvio Berlusconi|SILVIO BERLUSCONI]]<br>Milanese, quarant'anni, laureato in legge, cavaliere del lavoro, Silvio Berlusconi è un ''self-made man'', e del ''self-made man'' ha le astuzie, le ubbìe, gli slanci, le diffidenze. Non è partito dall'ago, ma quasi. E ora progetta e costruisce città.<br>''Causier'' icastico e sanguigno, è un lottatore nato, a suo agio in qualunque lizza. Anche la stampa di sinistra, non certo tenera con gl'imprenditori, lo tratta con rispetto, lo pizzica con garbo. Molti lo considerano «l'uomo nuovo» dell'imprenditoria italiana. Un famoso banchiere ha detto di lui: «Possiede l'umanità di Borghi, la fantasia di [[Enrico Mattei|Mattei]], la grinta di [[Mario Monti|Monti]]».<br>Certo, è uno che non si ferma mai, e mai fa fermare chi ha la ventura – o la sventura – di stargli accanto. Dove voglia arrivare lo ignoro. E, forse lo ignora anche lui. (p. 38)
*[[Enzo Biagi|ENZO BIAGI]]<br>Scrive come parla, e parla come scrive: senza fronzoli, orpelli, pennacchi. Va al sodo, e ci va diritto, infischiandosi di quegl'imbecilli per i quali facilità è sinonimo di superficialità. Riesce a esser sempre nella testa del lettore, senza propiziargli cascaggini e cefalee. La sua prosa, a volte un po' goliardica (il sangue [[Emilia|emiliano]] non è acqua), è come un bicchier di lambrusco, che bevi anche se non hai sete. E, dopo averlo bevuto, fai il bis, fino a vuotar la bottiglia.<br>L'hanno paragonato a [[Edmondo De Amicis|De Amicis]], e non è un paragone a vanvera. [...] Lavora come un negro, e senza negri. (p. 59)
*[[Francesco Cossiga|FRANCESCO COSSIGA]]<br>Chi l'ha definito "il gattopardo di Sassari" o "il Cardinal Cossiga" non ha capito niente. Niente, infatti, c'è in lui del soffice e sornione felino lampedusiano, né del prelatone, o prelatino, untuoso, insinuante, ambiguo, e anche un po' menagramo.<br>É stato un doroteo con [[Antonio Segni|Segni]], "pontiere" con [[Paolo Emilio Taviani|Taviani]], poi basista non so con chi. Eppure non ha nulla né del trasformista, né dell'opportunista. Potrò sbagliarmi, ma mi sembra che sia davvero quel che è, che non possegga, come tanti compagni di partito, un volto e cento maschere. (P. 103)
*[[Marco Pannella|MARCO PANNELLA]]<br>Chi è Pannella: un crociato o un rompiscatole, un martire o un dritto? Si parla di lui, e lui fa tanto parlare di sé. La sua battaglia per i diritti civili ha diviso l'Italia, scatenando un Niagara di polemiche. L'attaccano da tutte le parti – i comunisti addirittura lo schiaffeggiano – e lui attacca tutti porgendo, ma fino a un certo punto, l'altra guancia. Dicono che i suoi scioperi della fame non siano scioperi, ma agitazioni; diete, non digiuni. Lui si difende chiamando a testimoni medici e bilance: Chi ha ragione: Pannella o i suoi "detrattori"? (p. 234)