Slavoj Žižek: differenze tra le versioni

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*Secondo lo storico [[Carlo Ginzburg]] la [[vergogna]] per il proprio paese, e non l'amore, è la vera dimostrazione di appartenenza. [...] Per gli abitanti di Wuhan però non è il momento di vergognarsi, ma di resistere. Gli unici cinesi che dovrebbero vergognarsi sono quelli che in pubblico hanno minimizzato l'epidemia, ma contemporanea-mente si sono protetti fino all'eccesso, comportandosi come i funzionari sovietici di [[Disastro di Černobyl'|Černobyl']] che, mentre dicevano in pubblico che non c'era pericolo, facevano scappare le loro famiglie. (Capitolo 2 - ''Il virus dell'ideologia'', p. 22)
 
*[...] una nuova ondata di rifugiati orchestrata dalla Turchia può avere conseguenze catastrofiche in questo periodo di epidemia di coronavirus. Uno degli aspetti positivi dell'epidemia (a parte il fatto essenziale che ci ha resi consapevoli del bisogno della cooperazione globale) è che non è stata attribuita agli immigrati e ai rifugiati — il razzismo ha operato soprattutto nel modellare la percezione che la minaccia provenisse dall'Altro orientale. Ma se i due elementi si mescolano, se si stabilisce un'associazione tra i rifugiati e l'epidemia (e di sicuro ci saranno casi di coronavirus tra i rifugiati — si pensi solo alle condizioni di affollamento nei campi), sarà il trionfo dei razzisti populisti: saranno in grado di giustificare l'esclusione degli stranieri ricorrendo a ragioni sanitarie «scientifiche». (Capitolo 3 - ''Verso una tempesta perfetta in Europa'', p. 27)
 
*Per questa ragione, possiamo aspettarci che l'epidemia virale influenzerà le interazioni più elementari con le altre persone e con gli oggetti che ci circondano, compreso il nostro corpo: evitare di toccare le cose che potrebbero essere (invisibilmente) «sporche», non toccare le maniglie, non sedersi sulle tazze dei bagni pubblici o sulle panchine negli spazi pubblici, evitare di abbracciarsi e stringersi la mano... e persino prestare attenzione a controllare il corpo, i gesti spontanei: non toccarsi il naso o strofinarsi gli occhi — insomma, non trastullarsi con il proprio corpo. Allora a controllarci non saranno solo lo Stato o altri agenti, dovremo impa-rare, noi, a controllare e a disciplinare noi stessi! (Capitolo 4 - ''Benvenuti nel deserto virale'', p. 33)
 
*Un altro fenomeno singolare che si può osservare è il trionfale ritorno dell'animismo capitalista: i fenomeni sociali come i mercati o il capitale finanziario vengono trattati come fossero esseri viventi. Dai principali mezzi d'informazione, si ricava l'impressione che non dovremmo preoccuparci tanto delle centinaia di persone già morte (e delle altre centinaia che morranno) ma del fatto che «i mercati si sono agitati» — il coronavirus intralcia in misura crescente l'andamento fluido del mercato mondiale [...] Quanto detto non mostra forse con chiarezza il bisogno urgente di una riorganizzazione dell'economia globale che non sia più in balia dei meccanismi del mercato? E non ci riferiamo qui al comunismo di una volta, è naturale, ma a una qualche sorta di organizzazione globale che possa controllare e regolare l'economia, come pure limitare la sovranità degli Stati.nazione quando fosse necessario. (Capitolo 4 - ''Benvenuti nel deserto virale'', pp. 34-35)
 
*I parchi dei divertimenti come [[Disneyland]] si stanno trasformando in città fantasma - perfetto, non saprei immaginare un posto più stupido e noioso. (Capitolo 4 - ''Benvenuti nel deserto virale'', p. 35)
 
*Dipende tutto da questo «lessico più sfumato»: le disposizioni rese necessarie dall'epidemia non andreb-bero ricondotte automaticamente al consueto paradigma della sorveglianza e del controllo propugnato da pensatori come [[Foucault]]. Molto più dei provvedimenti adottati dalla Cina (e dall'Italia e da...) a preoccuparmi è la possibilità che tali misure vengano attuate in un modo inefficace a contenere l'epidemia, e che, in aggiunta, le autorità possano manipolare e tenere nascoste le vere informazioni. (Capitolo 5 - ''Monitorare e punire? Sì, grazie!'', pp. 40-41)
 
*La trappola è che, persino quando la normalità infine avrà ripreso il suo corso, non sarà la stessa a cui eravamo abituati fino allo scoppio dell'epidemia: non si potranno dare per scontate tutte quelle abitudini che scandivano la vita di ogni giorno, dovremo imparare a vivere una vita molto più fragile e sotto costante minaccia. Dovremo stravolgere completamente l'atteggiamento verso la vita, verso un'esistenza da condurre come esseri viventi tra altre forme di vita [...] (Capitolo 5 - ''Monitorare e punire? Sì, grazie!'', p. 42)
 
*[...] i [[virus]] non sono né vivi né morti nel senso comune della parola, sono una sorta di morti viventi — un virus è vivo grazie all'impulso a replicarsi, ma si tratta di una sorta di vita al livello zero, una caricatura biologica non tanto della pulsione di morte quanto della vita colta nella stupidità apicale della ripetizione e moltiplicazione. Eppure, i virus non rappresentano la forma elementare della vita da cui si sarebbero poi sviluppate forme più complesse; sono parassiti allo stato puro, si replicano infettando organismi più evoluti (quando un virus ci infetta, usa noi umani come mere fotocopiatrici). È in questa coincidenza di opposti — una natura elementare e parassitaria — che risiede il mistero dei virus: rappresentano un esempio di quello che Schelling chiamava «''der nie aufhebbare Rest''»: un resto mai superabile, il resto della forma di vita più bassa che si manifesta come prodotto del malfunzionamento di meccanismi di moltiplicazione superiori e continua a tormentarli (infettarli), un resto che non potrà mai essere reincorporato nel momento subordinato di uno stadio di vita superiore. (Capitolo 5 - ''Monitorare e punire? Sì, grazie!'', p. 43)
 
*Ecco qual è la lezione più scomoda che possiamo trarre dall'[[epidemia]] virale in corso: quando la natura ci attacca con i virus, in qualche modo ci rende la pariglia. E ci risponde con questo messaggio: quello che avete fatto a me, ora io lo faccio a voi. (Capitolo 5 - ''Monitorare e punire? Sì, grazie!'', p. 45)
 
==Note==