Slavoj Žižek: differenze tra le versioni

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*Tuttavia, dovremmo anche resistere alla tentazione di trattare l'epidemia attuale come se rivestisse un significato più profondo: la punizione crudele ma giusta dell'umanità per lo sfruttamento implacabile delle altre forme di vita sulla Terra o cose del genere... Ma se cerchiamo un messaggio nascosto, restiamo premoderni: trattiamo il nostro universo come un interlocutore nella comunicazione. Anche se la nostra stessa sopravvivenza è a repentaglio, c'è qualcosa di rassicurante nel fatto che veniamo puniti — l'universo (o persino Qualcuno lassù) ci guarda... La cosa davvero difficile da accettare è il fatto che l'epidemia in corso sia il risultato di una contingenza naturale allo stato puro, che sia semplicemente avvenuta e non celi nessun signi-ficato riposto. Nel più ampio ordine delle cose, siamo una specie che non conta. (Capitolo 1 - ''Coronavirus'', p. 17)
 
*C'è un paradosso più grave: più il nostro mondo è connesso, più un disastro locale può scatenare una catastrofe globale. [...] È il nostro sviluppo tecnologico (i viaggi aerei) a rendere catastrofiche le conseguenze socioeconomiche di una piccola esplosione: un secolo fa sarebbe passata inosservata. Siamo più indipendenti dalla natura e al tempo stesso più vulnerabili di fronte ai suoi capricci. (Capitolo 2, ''Il virus dell'ideologia'', p. 20)
 
* [...] nuovi muri e altre quarantene non risolveranno il problema. Servono solidarietà e una risposta coordinata su scala globale, una nuova forma di quello che un tempo veniva chiamato comunismo. Altrimenti la Wuhan di oggi somiglierà a una città del nostro futuro. Molte distopie hanno già immaginato un futuro simile, nel quale restiamo a casa, lavoriamo al computer, comunichiamo tramite video-conferenze, facciamo ginnastica su una macchina in un angolo, ci masturbiamo occasionalmente su uno scher-mo che mostra sesso hardcore, ci facciamo consegnare i pasti a domicilio e così via. (Capitolo 2, ''Il virus dell'ideologia'', p. 20)
 
*Molti di noi ricordano le conclusioni del manifesto situazionista degli studenti di Strasburgo del 1966: «Vivere senza tempi morti, godere senza ostacoli». Se c'è una cosa che ci hanno insegnato Freud e Lacan, è che questa formula è una ricetta perfetta per un disastro: il bisogno di riempire ogni momento finisce per soffocarci nella monotonia. I tempi morti — i momenti di quella che i mistici chiamavano ''Gelassenheit'' — sono fondamentali per rivitalizzare la nostra esistenza. E si può forse sperare che una delle conseguenze impreviste delle quarantene da coronavirus nelle città cinesi sarà che alcune persone useranno i tempi morti per liberarsi dall'attività frenetica e pensale al (non) senso della loro situazione. (Capitolo 2, ''Il virus dell'ideologia'', pp. 21-22)
 
*Secondo lo storico [[Carlo Ginzburg]] la vergogna per il proprio paese, e non l'amore, è la vera dimostrazione di appartenenza. [...] Per gli abitanti di Wuhan però non è il momento di vergognarsi, ma di resistere. Gli unici cinesi che dovrebbero vergognarsi sono quelli che in pubblico hanno minimizzato l'epidemia, ma contemporanea-mente si sono protetti fino all'eccesso, comportandosi come i funzionari sovietici di [[Disastro di Černobyl'|Černobyl']] che, mentre dicevano in pubblico che non c'era pericolo, facevano scappare le loro famiglie. (Capitolo 2, ''Il virus dell'ideologia'', p. 22)
 
==Note==