Paolo Rumiz: differenze tra le versioni

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*Chi conosce l'altopiano di Asiago, sa che lassù gran parte di quei giganti stroncati dal vento hanno esattamente un secolo di vita, perché è da un secolo esatto che il grande diserbante del conflitto {{NDR|[[Prima guerra mondiale]]}} ha smesso di raschiare la superficie del Pianeta. Alberi coetanei, se non gemelli, con le radici affondate in un cimitero e i rami rivolti al cielo a simbolo di rinascita. Ma, allo stesso modo, non c'è niente che evochi un macello di carne umana più di una foresta sterminata.<ref>Da ''[https://rep.repubblica.it/pwa/generale/2018/11/09/news/centenario_della_grande_guerra_a_paneveggio_musica_per_gli_alberi_caduti-211229047/ Centenario della Grande Guerra, a Paneveggio musica per gli alberi caduti dove si è combattuto]'', ''Rep.repubblica.it'', 9 novembre 2018</ref>
*Come mai questo Paese taglieggiato dalle camorre, desertificato dalla grande distribuzione, saccheggiato dalle banche, bastonato dalle tasse, espropriato degli spazi pubblici e delle certezze sindacali, come mai questa Italia derubata del futuro, che va in crisi per una nevicata, che si lascia togliere persino la libertà democratica delle preferenze elettorali, che vede i suoi figli sedati fin da piccoli dalle playstation e poi costretti, da grandi, a emigrare per sfamarsi, magari facendo i camerieri con una laurea in tasca, come mai un Paese simile, anziché fare la rivoluzione, diventa razzista?<ref>Da ''[https://rep.repubblica.it/pwa/commento/2018/02/26/news/la_paralisi_bianca_e_l_uomo_nero-189851753/ La paralisi bianca e l'uomo nero]'', ''Rep.repubblica.it'', 27 febbraio 2018.</ref>
*Isserò la mia [[Bandiera d'Italia|bandiera]] sul pennone più alto se i suoi colori saranno intesi per quello che sono: il profumo buono di una terra, la difesa del suo paesaggio e dei suoi borghi, il canto della sua lingua, la battaglia garibaldina per un Paese più giusto e onesto, il senso dello Stato e della società civile, la mobilitazione delle energie migliori che abbiamo costretto a emigrare. Allora la farò sventolare, ma accanto a quella blu di un’un'[[Unione europea|Unione stellata]], che ci ha garantito settant’annisettant'anni di pace, e che qualche pazzo vorrebbe smantellare. Perché l’Italial'Italia, come qualsiasi altro paese, da sola non va da nessuna parte.<ref>Da ''Così è cambiata la geografia della mia casa'', ''la Repubblica'', 5 aprile 2020, pp. 32-33.</ref>
*L'avvicinamento alla città {{NDR|[[Benevento]]}} è spettacolare, l'Appia molla il traffico e scende a sinistra per una strada chiusa oltre la linea ferroviaria. Vento che disegna onde lunghe sui campi di grano, un cavallo nero al galoppo, galli che chiamano e, lontano, l'ombra del Taburno che pare una dormiente. Villette con rose rampicanti, i resti di un mausoleo coronato da fiori secchi e un Cristo in abbandono. Ed è il magnifico ponte Leproso sul fiume Sabato, arcate borboniche sopra possenti conci romani. Siamo a Benevento, il grande bivio.<ref name=appia/>
*L'Italia, sappiatelo, finisce a Mestre. Solo che da lì non comincia l'efficienza mitteleuropea. Sul binario per Trieste cominciano i Balcani. A Mestre i rapidi diventano accelerati, i treni "corriere sostitutive", il percorso una spola fra stazioncine perse nel buio. (da ''È Oriente'')