Papa Benedetto XVI: differenze tra le versioni

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*L'alternativa fondamentale, di fronte alla quale ci pone l'itinerario percorso dall'epoca moderna, è la seguente: al principio di tutte le cose c'è l'irrazionale, l'origine vera del mondo è l'irrazionale, oppure esso proviene dalla ragione creatrice? Credere significa abbracciare la seconda posizione: solo essa è «ragionevole», nel più profondo senso della parola, e degna dell'uomo.<br>Di fronte all'attuale crisi della ragione quest'essenziale natura ragionevole della fede deve tornare a risplendere con chiarezza. La fede salva la ragione, proprio perché l'abbraccia in tutta la sua ampiezza e profondità e la protegge contro i tentativi di ridurla semplicemente a ciò che può essere verificato sperimentalmente. Il mistero non si pone come nemico della ragione; al contrario, esso salva e difende l'intima razionalità dell'essere e dell'uomo. (p. 85)
*{{NDR|Il [[nazionalismo]]}} Non è affatto un peccato nuovo; è anzi soltanto la radicalizzazione in età moderna dell'antico tribalismo; dunque di un retaggio primordiale del genere umano. Il tribalismo pesa come un tragico destino sulle epoche arcaiche della storia; la sua traccia di sangue corre lungo i millenni. (pp. 96-97)
*L'[[Europa]] [...] non potrà – e neppure le sarà lecito – cessare di esportare le sue tecnologie e la sua razionalità. Ma se essa fa soltanto ciò, non può che distruggere le grandi tradizioni religiose e morali dell'umanità intera, distrugge le fondamenta dell'''humanum'' e sottomette gli altri continenti ad una presunta legge necessaria della storia, che finirà per distruggere anche l'Europa medesima. Ciò sarebbe eurocentrismo in senso negativo.<br>Insieme alla propria razionalità, il nostro continente deve comunicare anche la sua sorgente interiore e l'orizzonte di significato: la conoscenza del ''Logos'' come fondamento di tutte le cose, la visione di quella verità, che è insieme la misura del bene. Allora essa raccoglie in unità le grandi tradizioni del genere umano e le fa confluire in un dare e ricevere, nel quale tutto appartiene a tutti e nessuno è per l'altro un estraneo. (p. 115)
*Ciò che differenzia l'uomo da tutti gli altri esseri viventi è il fatto che egli non solo riconosce come suo limite il non-potere in senso fisico, bensì anche rispetta liberamente il non-esser-lecito in senso morale come effettivo confine altrettanto reale e obbligante. Egli è libero, ed è un uomo, non solo quando si piega alla legge della necessità naturale, ma anche quando riconosce la legge della libertà come sua sfera determinante. Allora egli può cercare di forzare o differire i confini di quanto è fisicamente necessario, senza mettere in pericolo se stesso né la creazione. (pp. 140-141)