Alessandro Baricco: differenze tra le versioni

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*[[Maria]] col viso terreo, schiantata dal dolore (non era che un alito debolissimo, la Risurrezione), Giovanni un po' troppo in posa, e poi il ragazzetto che regge la scala ma, come tutti quelli che reggono una scala non bada a quel che fa ma si gira a guardare, e quel che guarda è ciò che tutti avrebbero guardato, non la Madonna, non Giovanni, non la croce: Maddalena.
*Nel momento in cui raccontava una cosa, lo era: una scrittura esatta oltre ogni ragionevolezza. L'epica dell'esattezza.
*Ogni [[dipinto|quadro]] è in definitiva una promessa non mantenuta, e ogni museo una intollerabile via crucis di promesse non mantenute. E davanti a un quadro è uno dei posti migliori in cui esperire il sentimento dell'impotenza. Stando cosi le cose, guardare i quadri è un'attività che conviene centellinare, per non farsi travolgere da quell'impasto di goduria e frustrazione a cui solo anime sottilmente perverse possono sopravvivere.
*Puoi spendere anni a vivere, ore a leggere libri, milioni a farti allenare dallo psicanalista: ma alla fine la palla è in rete che finisce. L'errore annulla qualsiasi passato nell'istante in cui arriva a bruciarti qualsiasi futuro. L'errore azzera il tempo, qualsiasi tempo. Vedi cosa riesce a spiegarti, il [[tennis]], senza dare nell'occhio: che quando sbagli, nel preciso istante in cui lo fai, sei eterno.
 
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*Era fatto così, lui. Un po' come il vecchio Danny: non aveva il senso della gara, non gli fregava niente sapere chi vinceva: era il resto che lo stupiva. Tutto il resto. (p. 38)
*"Lei è quello che ha inventato il jazz, vero?"<br>"Già. E tu sei quello che suona solo se ha l'Oceano sotto il culo, vero?"<br>"Già."<br>Si erano presentati. (p. 38)
*A me m'ha sempre colpito questa faccenda dei [[quadrodipinto|quadri]]. Stanno su per anni, poi senza che accada nulla, ma nulla dico, ''fran'', giù, cadono. Stanno lì attaccati al chiodo, nessuno gli fa niente, ma loro a un certo punto, ''fran'', cadono giù, come sassi. Nel silenzio più assoluto, con tutto immobile intorno, non una mosca che vola, e loro, ''fran''. Non c'è una ragione. Perché proprio in quell'istante? Non si sa. ''Fran''. Cos'è che succede a un chiodo per farlo decidere che non ne può più? C'ha un'anima, anche lui, poveretto? Prende delle decisioni? Ne ha discusso a lungo col quadro, erano incerti sul da farsi, ne parlavano tutte le sere, da anni, poi hanno deciso una data, un'ora, un minuto, un istante, è quello, ''fran''. O lo sapevano già dall'inizio, i due, era già tutto combinato, guarda io mollo tutto fra sette anni, per me va bene, okay allora intesi per il 13 maggio, okay, verso le sei, facciamo sei meno un quarto, d'accordo, allora buona notte, 'notte. Sette anni dopo, 13 maggio, sei meno un quarto: ''fran''. Non si capisce. È una di quelle cose che è meglio che non ci pensi, se no ci esci matto. Quando cade un quadro. Quando ti svegli, un mattino, e non la ami più. Quando apri il giornale e leggi è scoppiata la guerra. Quando vedi un treno e pensi io devo andarmene da qui. Quando ti guardi allo specchio e ti accorgi che sei vecchio. Quando, in mezzo all'Oceano, Novecento alzò lo sguardo dal piatto e mi disse: "A New York, fra tre giorni, io scenderò da questa nave".<br>Ci rimasi secco.<br>''Fran''. (pp. 44-45)
*"Devo vedere una cosa, laggiù," mi disse.<br>"Quale cosa?" Non voleva dirla, e si può anche capirlo perché quando alla fine la disse, quel che disse fu:<br>"Il mare".<br>"II mare?<br>"Il mare."<br>Pensa te. A tutto potevi pensare, ma non a quello. Non volevo crederci, sapeva di presa per il culo bell'e buona. Non volevo crederci. Era la cazzata del secolo.<br>"Sono trentadue anni che lo vedi, il mare, Novecento."<br>"Da qui. Io lo voglio vedere da là. Non è la stessa cosa." (pp. 45-46)
*[...] alla fine, d'improvviso, vedevi il [[mare]]. Non l'aveva mai visto prima, lui. Ne era rimasto fulminato. L'aveva salvato, a voler credere a quello che diceva. Diceva: "È come un urlo gigantesco che grida e grida, e quello che grida è: 'banda di cornuti, la vita è una cosa immensa, lo volete capire o no? Immensa'". (p. 47)
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*Questo è davvero l'orrore… Il fatto è che non ci sono più pensieri, da nessuna parte dentro di te, non c'è più un pensiero, ma solo sensazioni, capite? Sensazioni...
*La paura viene da fuori, questo io l'ho capito, tu sei lì e ti arriva addosso la paura, ci sei tu e c'è lei... è così... c'è lei e ci sono anch'io, e invece quel che succede a me è che d'improvviso io non ci sono più, c'è solo più lei... che però non è paura... io non so cosa sia...
*– Prima deve finire il suo [[dipinto|quadro-]] – aveva sentenziato Dira. -Non lo finirà mai- diceva madame Deveirà. -Non morirà mai, allora.
*Le donne, laggiù, tenevano un solo occhio scoperto, meravigliosamente dipinto con terre colorate. Si era sempre chiesto perché mai avrebbero dovuto nascondere l'altro. Una voce, nella sua testa, lo immobilizzò pronunciando una frase nitida ed esatta: -Perché nessun uomo potrebbe reggere il loro sguardo senza impazzire.
*Questo, mi ha insegnato il ventre del mare. Che chi ha visto la verità rimarrà per sempre ''inconsolabile''.